Di Francesco sta conquistando tutti. Ma attenzione: come erano ingiuste le critiche a priori, erano ridicole le prese di posizione di coloro che, ancora prima che iniziasse il suo lavoro, incensavano l’ex Sassuolo. Il campo, come sempre, dà le giuste risposte ed è la prova incontrovertibile di tutto. Analizziamo i numeri: 4 vittorie consecutive in campionato, nel mezzo la vittoria (sofferta) contro il Qarabag in Champions League. Una sola sconfitta, immeritata, contro l’Inter che in questo momento fa la differenza tra la squadra nerazzurra e i giallorossi. Difesa nettamente migliorata rispetto al recente passato: tra Verona, Benevento, Udinese e Milan un solo gol subito (al 90′ contro i friulani), 12 gol fatti. 15 punti in classifica in 6 partite, aspettando il recupero con la Sampdoria. Se ci aggiungiamo la sfida di Champions, andiamo a 14 gol fatti e 2 subiti. La grande forza della Roma è subire pochissimo, ritrovando delle certezze.
DIFESA GRANITICA – A Bergamo si è partiti con Bruno Peres, Manolas, Juan Jesus e Kolarov. Siamo arrivati al 1 ottobre con Bruno Peres, Manolas, Fazio e Kolarov. DiFra ha trovato l’assetto migliore con Fazio accanto a Manolas, arretrando leggermente la linea difensiva. L’argentino gioca quasi da stopper, agevolando l’azione da dietro; Manolas è quello più avanzato, che guida la difesa in quanto garantisce maggiore personalità (ma soprattutto velocità). L’assetto difensivo è straordinario se solo pensiamo che la Roma ha subito in 6 partite 4 gol (3 tutte insieme con l’Inter). In quattro partite la porta della Roma è rimasta inviolata. E’ inutile nascondercelo, Di Francesco ha modellato una squadra che, al contrario del suo credo calcistico sempre votato all’attacco, all’occorrenza bada al sodo e subisce poco. Con il Milan ha concesso un solo tiro pericoloso (quello di Bonucci) e alcune conclusioni dalla distanza che non hanno mai impensierito Alisson. A proposito del portiere brasiliano: il nazionale verdeoro non sta assolutamente facendo rimpiangere Szczesny. Oltre ad essere una sua vittoria, molto del merito va a Di Francesco che gli ha concesso fiducia sin dal primo giorno.
ATTACCO CHE NON FALLISCE – Se la difesa registra numeri notevoli, l’attacco, in un modo o nell’altro, va sempre in gol. Sono 14 le reti segnate dalla Roma e, dopo le prime due giornate dove i giallorossi erano andati a segno solamente una volta a partita, nelle restanti 4 gare la squadra di Eusebio ha realizzato almeno 2 gol (3 con Verona e Udinese, 4 con il Benevento, 2 con il Milan). Non sarà ancora una Roma che ruba l’occhio, ma porta a casa i risultati e, si sa, nel calcio i numeri e i punti sono quelli che contano.
VITTORIA CHE PESA – A San Siro è una vittoria pesante. C’erano molte insidie prima di questa gara: Montella in bilico e sotto esame, un arbitro non proprio favorevole ai giallorossi (Banti) e 60.000 spettatori che hanno sostenuto dall’inizio alla fine i rossoneri. Tutti gli ingredienti che potevano far pensare a una disfatta della Roma come molte volte è accaduto in passato. Il Milan, pur nella sua mediocrità generale, ha fatto quello che può in questo momento, mettendo (raramente) in difficoltà la Roma nel parte centrale del match. Poi la qualità nel palleggio dei giallorossi, Pellegrini su tutti e Nainggolan che è salito in cattedra, hanno permesso ai giallorossi di portare a casa una vittoria che pesa. Tre punti che ridimensionano il Milan che, senza dubbio, darà tutto nel derby contro l’Inter, ma soprattutto è la Roma a dare un segnale importante al campionato. La Roma c’è. Ora si può dire davvero. Aspettando il big match dell’Olimpico contro il Napoli. Lì si capirà se la Roma sarà solo da Champions o se potrà ambire a qualcosa di più.
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