Che il calcio sia difficile e pieno di emozioni nessuno lo mette in dubbio. A volte ti da a volte ti toglie.
Nessuno, o quasi, avrebbe pronosticato ad inizio stagione che la Roma non avrebbe vinto per oltre un mese e che avrebbe rischiato di cedere i pezzi forti del proprio repertorio, oltre che dire già a Gennaio, addio ad un sogno chiamato scudetto.
Invece tutto questo non solo è accaduto per davvero ma, ad oggi, non si è individuato un vero e proprio colpevole.
Si, perché alcuni parlano di Pallotta che non vuole più investire sulla Roma, altri di Monchi che non sa che pesci prendere, altri ancora danno le colpe all’inesperienza di mister Di Francesco.
In tutto ciò la Roma, per farla breve, è caduta in una crisi di dimensioni sempre più grosse e sarà davvero dura oltre che curioso sapere come ne uscirà.
La cessione di Emerson, la permanenza (non si sa per quanto ancora) di Dzeko, Nainggolan e Alisson protagonisti di una Roma che a Giugno, verosimilmente, verrà nuovamente smantellata e rifondata su due principali giocatori: De Rossi e Florenzi.
In tutto questo c’è da aggiungere, come un carico a briscola, la frattura che si sta creando tra tifo e società. Questa, credo, sia ancora più dura da sistemare, ancora più difficile di una sconfitta da riscattare o di un momento no.
Nessuno chiede di vendere la società a Pallotta, nessuno chiede Messi a Monchi, nessuno chiede un 4-3-3 zemaniano a Di Francesco. Si chiede solo chiarezza e programmazione. Due termine, questi, sempre meno vicini a questa società
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