Luciano Spalletti da Certaldo non è nè Mourinho, nè Conte. Il primo ha vinto tutto, comprese due Champions League con Porto ed Inter; l’ex Ct ha vinto 3 scudetti di fila con la Juventus, è primo in Premier League con il Chelsea, ha rivitalizzato la Nazionale italiana più scarsa degli ultimi 35 anni e nella bacheca gli manca solo la Champions. Ma siamo sicuri che presto arriverà.

Lucio (per gli amici) ha vinto due Coppe Italia con la Roma più una Supercoppa Italiana, sempre con i giallorossi, oltre a vincere il “difficilissimo” campionato russo con lo Zenit, condito da qualche portaombrelli di quelle parti là. Ciononostante si ostina comunque a scimmiottare con parole ad effetto Mourinho e Conte, a voler sentire il rumore delle spade dei nemici della Roma con un’arroganza senza fine.

Ormai le conferenze di Spalletti sono diventate dei veri show di cabaret degno del miglior Maurizio Battista. Anzi, a dire il vero Battista fa più ridere. Frecciate di qua, frecciatine velate, senza mai fare nomi o cognomi. Ieri l’ennesima stilettata: dopo aver vinto a fatica contro il Genoa grazie ad un autogol e ad un miracolo di Szczesny nel recupero, con tutta la sua prosopopea toscana, Spalletti si presenta in sala stampa a scrutare la platea e dire: “Dove sono i giornalisti romani? Dove sono quelli che vogliono mandare tutto all’aria? Oggi gli è andata un’alta volta male…”.

Roba da Made in Sud de noantri. Ma una cosa vogliamo chiedere a Spalletti: chi sono i nemici della Roma? Hanno una fisionomia? Hanno due occhi, un naso e una bocca oppure sono mostri con tre teste, cinque braccia e dieci gambe? Scherzi a parte, a chi si riferisce Luciano Spalletti da Certaldo? Faccia i nomi e i cognomi, li prenda per un orecchio e gli dica: “Te tu hai rotto i coglioni. Basta parlare male della Roma, Maremma Toscana!”.

Il discorso è un altro. A Trigoria soffrono di una sindrome di accerchiamento senza pari. Da quelle parti, col dg Baldissoni in testa, vorrebbero tutti “tappetini” da calpestare. E se qualche giornalista si azzarda a fare una domandina “innocente” come “Spalletti, lei accetterebbe di andare alla Juve?”, allora non è fuori luogo la risposta (“andrei ovunque, quindi anche alla Juve”) ma la domanda. Consiglio spassionato: fate una cernita ben precisa dei giornalisti che volete in conferenza stampa, quelli che dicono sempre e comunque “sissignore” (alias Baldissonette) e vi accorgerete che nelle conferenze stampa rimarranno in 2-3 perchè sperano, in un futuro prossimo, leccando di qua e di la, di avere un posto nella radio ufficiale della Roma. Quelli brutti, sporchi e cattivi rimarranno al palo. L’informazione sarà di regime e non ci saranno più domande “compromettenti”. Se è questo che volete, fatelo subito, ma soprattutto vogliamo chiedere a Spalletti: mister, faccia i nomi e i cognomi di chi vuole il male della Roma, altrimenti rimarranno fantasmi. Come quelli che vede solo lei…

Marco Violi



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