Nelle ultime 3 partite lo score è impietoso: 2 gol fatti e 7 subiti; tra Bologna, Barcellona e Fiorentina, un pareggio e due sconfitte. La Roma rischia di dilapidare tutto il vantaggio che aveva costruito fino a 8 giornate dalla fine, quando il terzo posto sembrava quantomeno blindato. Invece le cose non sono andate come tutti speravano. Se al Camp Nou l’impresa era assai ardua (condita da errori individuali e arbitrali), è inaccettabile racimolare un punto tra Bologna e Fiorentina. Ma l’analisi deve essere più profonda di quanto possano apparentemente raccontare i freddi numeri.
SCELTE SBAGLIATE – Certo, i numeri contano. Eccome se contano. Ma ci sono anche gli errori del tecnico. Soprattutto contro la Fiorentina si è fatto un eccessivo turnover. Al netto delle assenze di Perotti e Under, nonchè del recupero di Nainggolan in extremis, inserire in formazione Jesus terzino sinistro, Gonalons regista e Defrel esterno offensivo non ha pagato. L’unica scelta azzeccata è quella di Bruno Peres terzino, che ha giocato una partita attenta e propositiva sulla falsa riga del Camp Nou. Non si possono regalare in campionato, il vero pane quotidiano della Roma, i titolari. Non possono stare contemporaneamente in panchina Florenzi, Kolarov e De Rossi. In questo contesto si deve mettere anche Pellegrini, uno che il gioco di Di Francesco lo conosce bene, al quale deve essere data l’opportunità di giocare con maggior continuità. Un eccessivo turnover, dicevamo, a ridosso di una partita importante come quella contro il Barcellona che, però, è ampiamente compromessa. Pensare di fare 3 gol ai blaugrana per passare il turno è legittimo ma appare molto difficile, se non impossibile. Ecco perchè bisognava schierare la formazione migliore contro i viola e cercare di raccogliere le forze residue in vista di martedì in Champions. Di Francesco spesso in questa stagione ha peccato di ingenuità. Lo abbiamo sempre detto: DiFra è un ottimo allenatore al quale manca l’esperienza giusta per gestire certi momenti. Sta facendo una sorta di “scuola guida” alla Roma. Sta lavorando per diventare “grande”. E ancora non lo è. Sono errori che alla lunga si pagano e che possono costare caro. Il derby sarà una partita fondamentale che va oltre la semplice rivalità cittadina: si decide la partecipazione alla Champions per la prossima stagione e non si può assolutamente sbagliare. Tuttavia dare le colpe solo al tecnico sarebbe eccessivo. Anzi, ingiusto. C’è di più.
LE SCELTE DI MERCATO – Torniamo al peccato originale, il mercato estivo e il mancato rafforzamento a gennaio. Jonathan Silva, tanto per citarne uno, non ha giocato nemmeno un minuto. Mancano ora 7 partite in campionato in cui potrebbe collezionare delle presenze e viene a decadere il suo obbligo di riscatto (che sarebbe scattata all’ottava presenza). Segno che Di Francesco non ha gradito (eufemismo) l’acquisto di Monchi in inverno. Poi c’è il grande equivoco tattico che porta il nome di Schick: non è un esterno offensivo, fatica a giocare con Dzeko (anche se si sono visti dei barlumi di miglioramento contro la Fiorentina) e, più in generale, non gioca mai per la squadra. Diventa un giallo nel giallo, ma anche qui c’è una spiegazione: doveva arrivare Mahrez, invece è arrivato il Ceco. Non proprio la stessa cosa. In più le alternative, cominciando da Gonalons, improponibile da regista al posto di De Rossi, continuando con Strootman, lontano parente di quello ammirato prima dell’infortunio, continuano con Defrel, pagato troppo per il suo rendimento in campo, finendo con El Shaarawy, poco incisivo e decisivo negli ultimi tempi, non sono all’altezza di una Roma che vuole puntare alla Champions. Figuriamoci allo scudetto come alcuni cantastorie declamavano in fanfara ad inizio stagione.
CONCLUSIONI – Le responsabilità, come sempre, vanno suddivise nelle tre componenti principali: società in primis, allenatore e giocatori, ma la sensazione è che la società e l’allenatore abbiano fin troppo tirato la corda da una parte e dall’altra. Monchi non ha regalato a Di Francesco una rosa per competere su tre fronti e il tecnico, con tutti i suoi errori, sta rischiando di pregiudicare una stagione che come minimo avrebbe meritato più di una sufficienza piena per quello fatto in Europa. La speranza è che, una volta dimenticata definitivamente la Champions, si ritorni a macinare punti in campionato. Il gioco, seppur confusionario, si è visto. La voglia c’è. Mancano i risultati e i gol. E, ovviamente, se non si segna non si vincono le partite.
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