Quando il tifo acceca. Quando la ragione non va oltre i propri colori. Legittimo, quando si è innamorati di una squadra di calcio come la Roma, ma occorrerebbe anche obiettività. Quella che manca a molti tifosi della Roma. La questione stadio sta facendo parlare tutti, a sproposito, ma soprattutto di questioni che nemmeno si conoscono fino in fondo. Come ad esempio che lo stadio non sarà di proprietà della Roma, bensì di James Pallotta. E’ noto a tutti, ma tutti negano e cercano giustificazioni. Anzi, la Roma dovrà anche pagare l’affitto al bostoniano se vorrà giocarci, con un usufrutto di 30 anni. Chiaro no? Evidentemente non per tutti. Addirittura bisognerebbe fare la variante al Piano Regolatore Generale per far entrare tre torri, una destinata a Unicredit per saldare il debito di Parnasi. Potete negare questo? Aspettiamo smentite.
In una città che per anni ha fatto opere scellerate, con le precedenti giunte di destra e di sinistra, ci si era abituati fin troppo bene. Ricordate quando Pallotta partecipò alla famosa cena del Pd con Renzi? Un preludio al sì dello stadio della Roma, con la delibera sulla pubblica utilità concessa a tempi di record da Marino. Ma i tempi del “bivaccare” sono finiti: i romani, quelli veri, chiedevano la legalità e legalità hanno ottenuto. Si erano mangiati Roma e il Movimento 5 Stelle sta cercando di ricostruire pezzo dopo pezzo la città.
Con i pentastellati al comando della Capitale si è detto un “no” storico alle Olimpiadi del mattone. Un netto diniego ai vari Caltagirone e Malagò che avevano i loro interessi e avrebbero fatto sprofondare una città che già di suo ha 15 miliardi di euro di debito. Un punto di svolta che non è andato giù ai potenti di questa città. Se i vari giornali di regime e anti Raggi stanno portando avanti una campagna denigratoria senza fine nei confronti della sindaca e di Grillo, ora l’attenzione dei romanisti che non riescono a vedere oltre il proprio naso, si sposta su Paolo Berdini, assessore all’Urbanistca del Comune di Roma. Berdini ha la colpa di voler solamente uno stadio e non un’intera cittadella su cui costruire ben altro. Come il business park, ad esempio, che non c’entra assolutamente nulla con il calcio e con lo sport.
Berdini viene definito laziale solamente perchè sta cercando di riportare la legalità e l’onestà in una città dove tutti erano abituati a fare tutto. Una città senza regole, dove l’obiettivo non era la collettività e il bene comune, ma il guadagno di qualcuno (anzi, di molti). Così come sta accadendo per lo stadio della Roma. L’utile è e sarà di una sola persona, non di tutti i tifosi romanisti. Illusi. Ma vai a spiegarglielo cosa vuol dire fare le cose secondo le regole quando per una vita si sono fatti sempre gli interessi dei soliti noti. Questa non vuole essere una difesa ad oltranza di nessuno, ma una difesa della legalità e dell’onestà. Lo stadio non è della Roma. E non lo sarà mai. La Stadio TdV Spa ha sede a Milano ed è di proprietà di James Pallotta. Sì, avete capito bene, proprio quella società che realizzerà lo stadio della Roma. Ma di cosa ci sorprendiamo se per anni tutti sono stati abilitati a fare di tutto a Roma? E’ come chiedere a Cassano di rispettare le regole di uno spogliatoio… Questa città, e questi cittadini, così come sono, si meritano altre amministrazioni. Quelle che hanno creato il disastro economico e la decadenza della capitale del mondo. Con buonapace di Pallotta, che evidentemente di tutto questo gli importa poco.
Marco Violi
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