Uno stadio intero invocava il nome di Totti e, per una volta, non era l’Olimpico. Era “La Scala del calcio”. Era San Siro. Era lo stadio di Milano. I tifosi rossoneri volevano festeggiare e rendere omaggio all’ultimo grande campione che ha prodotto il calcio italiano e, fidatevi, i rossoneri ne hanno visti di campioni con la C maiuscola: hanno vinto Champions League e scudetti sotto l’era Berlusconi, e per questo, sanno riconoscere i grandi dai piccoli.
Sicuramente il “grande” è Francesco Totti, relegato in panchina da uno “piccolo” come Spalletti. Non entriamo nella sfera dell’uomo, perchè nessuno, fino in fondo, conosce i due. Limitandoci a parlare di calcio, è evidente come Spalletti, il “piccolo”, tema e sia invidioso del “grande”, Totti. Lo Spalletti 2.0 è tornato a Roma con propositi bellicosi e due ossessioni: la prima, vincere; la seconda: vincere senza Totti, ammainando la sua bandiera, ingombrante dalle parti della Laurentina, per sempre. Non è riuscito nè nel primo intento, nè nel secondo. Spalletti non ha vinto niente e non ha ammainato la bandiera di Totti, che seppur non sventolando a Trigoria, lo fa metaforicamente in tutto il mondo.
Se in giro per il mondo dici “Spalletti”, nessuno ti risponderà “Roma”. Se per caso pronunci “Totti”, tutti risponderanno “Roma”. Totti e Roma sono indissolubili: Pallotta, Baldissoni, Baldini non riusciranno mai a distruggerlo. Totti resiste al tempo, come quelle querce secolari che affrontano intemperie, piogge torrenziali, tifoni, caldi secchi o torridi. La Leggenda di Totti non può essere messa in discussione. Nemmeno da uno “piccolo” come Spalletti. Nemmeno da nessun dirigente, usurpatore di sogni, come Baldissoni. Nemmeno da un radicalchic come Baldini, che odia Roma e i romani, ma con la Roma ci vive. Nemmeno da Pallotta, che lo ha definito senza giri di parole come un “Handicappato”.
Ve la ricordate la storia? “Quello che gli dice la testa non riesce a fare il corpo”. Da rabbrividire. Salvo poi vedere Totti che disintegra il Torino in 3 minuti. C’è del marcio in Danimarca? Forse c’è del marcio a Trigoria. C’è del marcio in Spalletti. In una serata dove c’era solo da festeggiare una vittoria che, molto probabilmente, sancirà il secondo posto, l’uomo venuto da Certaldo, passando dalla Russia, ha rovinato tutto. Si definisce pentito di essere tornato alla Roma? Più di qualcuno si schifa e vederlo ancora sulla panchina giallorossa. Ne siamo sicuri.
FOTO: Credits by Shutterstock.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA