Marco Amelia

ULTIME NOTIZIE AS ROMA AMELIA MOURINHO – Marco Amelia ha ricordato lo scudetto della Roma del 2001, che all’epoca era il terzo portiere: “Eravamo un gruppo vero di persone mentalizzate, affamate, vincenti. Il più simpatico? Direi Francesco Totti, ma anche Candela e Delvecchio erano uno spasso. Passarci anche solo dieci minuti era una meraviglia. Siamo stati squadra dall’inizio alla fine, e nei momenti di difficoltà è contato tantissimo”.

A ‘granhotelcalciomercato.com‘, Amelia racconta i suoi compagni: Batistuta tirava delle cannonate anche in allenamento. Spesso in una palla a metà io mi buttavo sui piedi, in attacco, e generalmente mi ritrovavo con lui che si presentava davanti a me con una forza incredibile… anche Balbo a 35 anni faceva la differenza. Da romano, nato e cresciuto nel settore giovanile della Roma, è stata una stagione entusiasmante, mi viene la pelle d’oca ancora oggi, a vent’anni di distanza. Ma le emozioni forti le tengo per quando rivedrò i miei ex compagni”. 

Nel 2001 lo scudetto non era ancora ‘contagiato’ dai social: “A quel tempo si viveva di più lo spogliatoio, era più semplice fare gruppo e restare compatti. Oggi il mondo è cambiato, i ragazzi vivono con gli occhi sugli smartphone, c’è meno condivisione nei momenti chiave del gruppo, è più complicato creare quel clima di unione e coesione. Da allenatore me ne sto accorgendo in prima persona, chi deve gestire un gruppo squadra oggi ha un problema in più da dover affrontare”.

L’allenatore del Livorno torna anche sulle voci che lo vorrebbero nello staff della Roma insieme a Mourinho: “Il rapporto con il mister è sempre stato cordiale e diretto, fin dai tempi in cui allenava in A. Ci siamo sentiti quando la notizia è stata ufficializzata, gli ho dato il benvenuto a Roma e inviato il classico “in bocca al lupo”, sicuramente sarà una bella sfida. Per quanto riguarda me, mi è stato fatto notare che il mio nome veniva accostato alla Roma sui giornali. Era insieme a quello di altri ex giallorossi, tra le varie ipotesi per lo staff: ci sta, fa parte del gioco, se non fosse che – essendo romano e cresciuto nel vivaio giallorosso – sul mio telefono sono arrivati più di 1.000 messaggi tra amici, parenti, addetti ai lavori. Ma questo episodio non ha cambiato minimamente il lavoro impostato da settimane con il mio agente Umberto Riva, ovvero monitorare le varie opportunità e proseguire ad allenare in Italia, ma anche all’estero, perché no…”



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