AS ROMA NEWS ANCELOTTI DI BARTOLOMEI – Carlo Ancelotti ha rilasciato un’intervista a Il Tempo per ricordare Agostino Di Bartolomei a 30 anni dalla sua morte. Queste le parole del tecnico del Real Madrid: “Agostino lo ricordo sempre con molto affetto. Credo sia giusto ricordarlo per questo anniversario, ma in generale in tutti gli anniversari”.
Che cosa rappresenta Di Bartolomei?
“Agostino è stata una figura importante per la Roma, per il calcio italiano, ma soprattutto a livello personale per ognuno di noi”.
Quale fu la prima reazione quando ha saputo della sua scomparsa?
“E’ stata una notizia molto triste, ero a Milano in quel periodo. E’ stata in parte una sorpresa, perché ho parlato con lui un paio di mesi prima, stava lavorando a qualcosa sulla statistica sul calcio e ci eravamo visti. Mi sembrava il solito Agostino molto tranquillo, molto serio, molto sereno. E’ stato un fulmine a ciel sereno. Credo che nessuno se lo aspettasse. Anche perché lui essendo molto taciturno non esprimeva il suo malessere. Aveva altre attività, aveva una scuola calcio in Irpinia, non so se ha sofferto il fatto di essere uscito in maniera così decisa dal suo mondo, che era il mondo del calcio”.
Che rapporto c’era tra di voi?
“Agostino aiutava molto i nuovi arrivati, era un capitano vero. Aiutava i nuovi, non solo i giovani, con l’ambientamento. Era abituato a invitarci a casa sua a cena. In questo era molto sensibile, si comportava veramente da capitano. Un esempio sul campo e anche fuori dal campo”.
Che giocatore è stato?
“Un centrocampista molto intelligente, non veloce, ma tatticamente molto bravo, con un cambio di gioco fantastico. Tant’è che Liedholm nell’anno dello scudetto l’aveva fatto giocare difensore proprio per la sua intelligenza, per la sua capacità di fare passaggi sempre al momento giusto, nel posto giusto, al tempo giusto”.
Quello dello scudetto era un gruppo speciale?
“Abbiamo passato tanto tempo insieme perché a Liedholm piacevano molto i ritiri. Con Agostino abbiamo passato tanto tempo insieme a parlare, a scherzare, a giocare a carte. Non c’era la solitudine del telefono. Eravamo una famiglia”.
Al momento dell’addio di Agostino lei divenne capitano…
“Anche lì è stata abbastanza sorprendente la sua uscita. Siamo rimasti in contatto, anche se è stata un’uscita un po’ anomala. E’ stato ceduto perché probabilmente la società pensava che con Eriksson lui non fosse più adatto”.
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