Mauro Baldissoni, direttore generale della Roma, ha rilasciato alcune dichiarazioni al sito ufficiale del club giallorosso in merito alle barriere in Curva Sud. Ecco le sue parole:
“Vale la pena ricordare che ogni nostra azione è rivolta ai tifosi. La Serie A organizza le partite con uno scopo: offrire un intrattenimento sportivo a chi viene a vedere il match. I tifosi costituiscono una parte essenziale del gioco. Fa parte dell’esperienza, che altrimenti non funzionerebbe. Senza il cuore dei tifosi, si perde l’essenza di tutto ciò che ci impegniamo a organizzare. Il gioco non è costituito solo dai giocatori in campo, ma anche dai tifosi. Sono l’altra faccia della stessa medaglia, parte dello stesso meccanismo. È come se si organizzasse un concerto e lo si guardasse in TV: la musica sarebbe la stessa, magari il sound sarà pure gradevole, ma mancherebbe la folla, per cui non avrebbe senso organizzare l’evento. È proprio questo il punto. Soprattutto nel caso della Roma, i tifosi della Curva Sud appartengono ancora di più alla sua storia del Club. La Roma è nota in tutto il mondo per la passione dei suoi tifosi, più che per i trofei vinti nel corso della storia. Senza dubbio, la Curva Sud era l’emblema del tifoso di calcio”.
“In Italia, dire Curva Sud è come indicare una folla chiassosa, intensa e appassionata, anche in contesti diversi da quello calcistico. Significa passione, rumore: è l’emblema di ciò che si cerca in un evento di intrattenimento. Se manca quella parte, manca l’essenza stessa del nostro lavoro. Senza di loro, si perde uno degli obiettivi delle nostre azioni. Stiamo lavorando sodo per trovare una soluzione. Non è facile perché dobbiamo affrontare problemi legati alla di sicurezza. Per cui quando qualcuno ci dice che agisce in nome della sicurezza delle persone, in realtà non possiamo affermare che non sia vero. Dobbiamo rispettare il loro scopo, anche se a volte non ci troviamo d’accordo con le decisioni prese. Bisogna lavorare sodo e dimostrare loro che la sicurezza può essere comunque garantita: senza installare barriere nello stadio. Più metti barriere e ostacoli, meno la gente si sente al sicuro. Si sente come messa in gabbia o in qualche modo limitata. Questo vale in generale, per tutte le barriere all’interno dello stadio, non solo per quelle della Curva”.
“È anche una battaglia culturale: insistiamo nel dire che alle persone va offerto l’ambiente migliore affinché possano godersi lo spettacolo per cui pagano. Se qualcuno non rispetta la legge, quella specifica persona deve pagare per gli illeciti che ha commesso. Sono i singoli individui a dover essere responsabili dei propri comportamenti. La questione della Curva Sud e del nuovo Stadio sono due argomenti separati. Abbiamo un filo diretto con le autorità in merito al nuovo stadio e alle idee legate alla sicurezza, inclusa la nostra volontà di non avere barriere tra spalti e campo. C’è un dialogo in corso per riuscire a realizzare una struttura in tal senso. Sono argomenti che viaggiano paralleli e una questione non influisce sull’altra”
“Insistiamo nel dire che ci piacerebbe fissare un obiettivo comune con le autorità per rimuovere le barriere già all’interno dell’attuale stadio e non solo nel nuovo. Lo possiamo fare assicurando che i comportamenti sbagliati vengano puniti, in modo da permettere agli altri spettatori di godere al meglio dello spettacolo e del divertimento che ci proponiamo di offrire. Divertirsi significa trovarsi in una situazione piacevole e di comfort totale: non essere coinvolti in assurde battaglie. Il concetto dovrebbe essere che se allo stadio non succede nulla di male o di problematico, allora è giunto il momento di rimuovere le barriere, perché sono inutili. Io credo che i tifosi stiano accettando il fatto che siamo nel 2016 e che le cose dovevano cambiare. Naturalmente tutti ricordano i tempi in cui gli stadi erano diversi e l’esperienza nelle curve era fatta anche di torce e fumogeni, ma adesso tutto questo è vietato in Europa. Le sanzioni della UEFA in merito sono molto alte e tutto ciò non è più possibile. Devo dire, però, che allo stadio Olimpico non si vedono più razzi o bombe carta. Detto questo, credo che per il resto andrebbe concessa la libertà di vivere al meglio gli stadi, perché i colori e il calore fanno parte di quel tipo di ambiente. È un qualcosa di necessario e combatterlo significherebbe combattere contro il calcio”
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