Roberto De Zerbi

AS ROMA NEWS BRIGHTON DE ZERBI – Roberto De Zerbi, allenatore del Brighton, ha parlato in conferenza stampa alla vigilia del match di Europa League contro la Roma. Queste le sue dichiarazioni:

Quello che manca agli allenatori è un po’ il coraggio. Secondo lei De Rossi è un allenatore coraggioso?
“Io parlavo sempre della mentalità, della tradizione in Italia. Poi se parliamo di questo campionato credo sia molto diverso rispetto a 10 anni fa. Quest’anno per esempio l’Atalanta con Gasperini, Italiano con la Fiorentina o anche Vivarini del Catanzaro hanno preso una direzione diversa. Io penso che Daniele sia nato per far l’allenatore. Uno o due anni fa io avevo indicato Daniele come uno dei possibili grandi allenatori. Ha personalità, ha carisma e capacità di relazionarsi con i giocatori. Sta cambiando una squadra che già era forte e gli ha dato la sua impronta. Sta facendo grandi risultati, credo che sia sulla strada per essere un grande allenatore. Non saprei se gioca a 3 o 4”. 

De Rossi l’ha definita un genio. Lei si sente un visionario, qualcuno che sa qualcosa in più? 
“No, non mi sento né un genio né più bravo degli altri. Sicuramente non mi spaventa il lavoro e il coraggio di fare qualcosa che magari altri non fanno. Non penso di essere nato meglio di altri, lo dico sempre, però se devo fare qualcosa di diverso in cui credo vado senza pensare ai risvolti, agli effetti negativi o a cose che possono bloccare questa cosa nuova. Io Daniele De Rossi lo rispetto innanzitutto come persona, non è un caso che le nostre famiglie siano amiche. La Roma è forte con Daniele e lo era con Mourinho. Noi non abbiamo esperienza ma siamo venuti qua per giocarcela, e sappiamo cosa abbiamo fatto in un anno e mezzo. Noi giochiamo perché nel nostro club abbiamo fatto qualcosa di impensabile fino a qualche anno fa”. 

In questi stadi i tifosi buttano la palla dentro. Teme l’ambiente e quanto le da fastidio vivere questo appuntamento senza i migliori?
“Lo vedremo domani se lo stadio ci farà intimidire. Abbiamo giocato all’Old Trafford, con l’AEK Atene che ha uno stadio molto caldo. Conosco l’Olimpico, vediamo domani. È un bell’esame, ma ci deve dare una spinta giocare in uno stadio così. Io questi ragazzi li sento più vicini a me dopo questo percorso. Vivono il calcio come me, io sono fiducioso, poi il campo parlerà. Sugli infortuni o ci mettiamo a piangere e diciamo la lista degli infortunati oppure si prende come opportunità perchè puntiamo a competere anche con gli infortuni. Nessuno ci dà la garanzia che con Mitoma, Joao Pedro e altri passiamo il turno di sicuro. Possiamo giocarcela e siamo in grado di competere”. 

Quali sono le sue emozioni di portare il Brighton in Italia? Sua figlia quale squadra tiferà?
“No, mia figlia non tifa Roma. Daniele ha detto che le nostre figlie sono amiche e qualche volta vanno a vederla insieme. Poi quando ci sono amici si tifa sempre, io per esempio tifavo la sua squadra contro il Feyenoord per poterlo ritrovare. È un grande orgoglio tornare in Italia, io vivo sempre al massimo le mie esperienze: ho fatto questo a Foggia, a Benevento a Sassuolo. Questa squadra mi dà orgoglio, possiamo pure perdere 3-0 ma bisogna capire che tipo di livello ha il Brighton. Poi dopo ogni partita andata male questa squadra è sempre risorta con fame e cattiveria. Tornare in Italia con questo club è motivo di grande orgoglio”. 

Può essere l’Europa League quella cosa per ridare la scintilla ad una squadra un po’ in discesa?
“Noi abbiamo scelto di giocare tutte le competizioni al massimo. La partita di domani non è più importante di quella di domenica scorsa. Non siamo abituati a giocare così tante partite, infatti sono aumentati gli infortuni. Non abbiamo una rosa per tutte le competizioni. Il Leicester dopo l’Europa è retrocesso, il Friburgo è arrivato decimo, Siviglia e Villareal sono in basso in classifica, il Lens ora si sta riprendendo dopo essere stato eliminato. Le difficoltà sono normali per una squadra che non è abituata a competere per tutte queste partite di fila. Prima che iniziasse l’Europa League abbiamo vinto 4 partite su 5. Poi è diventato più complicato”. 

Prima partita sulla doppia sfida. Questo cambierà qualcosa? 
“È la prima volta per il Brighton ma con lo Shaktar abbiamo vinto i playoff di Champions League contro il Genk. La partita è su 180 minuti, dobbiamo essere bravi a non perdere l’attenzione sapendo di dover trovare l’equilibrio tra essere noi stessi e considerare che dopo la partita di domani ci saranno altri 90 minuti”. 

È così complicato pensare di trovarla in Serie A in breve tempo? Se si è un discorso economico o la Premier è il posto giusto per lei?
“Non è vero che non ci penso, è la mia patria quindi è normale farlo, ma io faccio quello che mi piace. Adesso sto qui e ho la fortuna di avere una squadra che mi dà soddisfazioni e mi permette di giocare queste  partite. Anche quando perdiamo trovo qualcosa di bello. Più avanti probabilmente potrei tornare in Italia. La scelta di andare allo Shaktar è legata al fatto che volevo crearmi una mia strada anche fuori dall’Italia”.



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