Bruno Peres

Bruno Peres, terzino della Roma, ha rilasciato un’intervista a Globoesporte parlando, tra le altre cose, anche della sfida di questa sera contro il Barcellona.

Sei a Roma da quasi due anni, ma non sei un volto sconosciuto al calcio europeo…
All’inizio, molte persone su di me avevano dei dubbi: chi è? Da dove viene?

Venivi dal Santos, dove hai giocato con Neymar per poco più di un anno…
È stata un’esperienza incredibile. L’ho toccato per vedere se era reale (ride, ndr).

La prima tappa in Italia fu Torino nel 2014, dove presto attirasti l’attenzione. La storia di un altro brasiliano con la Roma è iniziata lì…
Gli occhi dei club italiani hanno cominciato a girare su di me dopo una partita tra il Torino e la Juventus, il derby di Torino. Il Toro non vinceva contro la Juventus da 20 anni e da 12 non segnava nel derby. Prima di quella partita, ho detto a mia moglie che avrei fatto gol.

Il digiuno di vittorie è continuato, il Torino ha perso 2 a 1, ma il gol l’hai segnato. E non era affatto un gol semplice. Hai percorso settantotto metri in undici secondi, tirando a 97 chilometri all’ora…
Fu come un’esplosione. Questo gol fu molto importante. Tra i club che erano interessati a me, c’era la Roma. È sempre stato un club con una storia con molti brasiliani. Diciamo che nel nostro team c’è una colonia brasiliana.

Poco dopo diventasti l’erede di Cafu sul lato destro. Prima in prestito, poi sei stato acquistato. All’età di 28 anni, hai un contratto fino al 2021…
Ci confrontano, a causa dello stile di gioco, il fatto di andare molto all’attacco. Sempre quando posso, ricevo qualche consiglio da Cafu. È il ‘capo‘, no? È molto rispettato qui e dice sempre che devo continuare a lavorare e imparare sempre di più.

Ora hai bisogno di imparare a battere il Barcellona. Sarà difficile raggiungere le semifinali della Champions League dopo la sconfitta per 4-1 al Camp Nou la scorsa settimana. In Italia, la Roma dovrà fare 3 a 0 per avanzare. C’è possibilità?
Non è impossibile. È il Barcellona, è una squadra molto forte, è una delle migliori squadre del mondo. Ma ci sono undici giocatori. Può essere che Messi non stia bene, Suarez non stia bene, Iniesta. Sono stelle. E potrebbe essere che in questi novanta minuti cambiamo le nostre vite e cambiamo la storia di Roma



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