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Candela: “I comportamenti di Mourinho erano eccessivi. La Conference? Vincerla era il minimo”

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AS ROMA NEWS CANDELA MOURINHO – Vincent Candela ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Teleradiostereo 92.7 durante la trasmissione Te la do io Tokyo. L’ex terzino giallorosso ha parlato di Roma-Inter, Lorenzo Pellegrini e non solo.

Hai fatto tante Roma-Inter. Come la vedi?
“Mi viene in mente il 5-4 di 26 anni fa. Bellissima partita, ma sul 4-4 potevamo coprirci di più. Questo è un momento particolare, sarà un Roma-Inter speciale. Non parlo di riscatto, perché non mi piace parlare in questi termini, in caso di vittoria potrebbero cambiare un po’ di cose dal punto mentale, quindi l’allenatore deve essere pronto, vediamo la squadra che metterà in campo. Sarà molto difficile perché l’Inter risponde sempre presente nelle partite importanti”. 

Sulla tua fascia ora c’è Angeliño. Cosa pensi di lui?
“Ho sentito molte volte dire che ha un piede educato, ma non serve solo quello, serve anche la testa. È un giocatore che quando prende rischi e va in avanti mi piace, però dovrebbe farlo un po’ di più. E poi, oltre a spingere, dovrebbe aiutare anche dietro. Neanche per lui è un momento facile, ma l’allenatore lo fa giocare e cerca riscatto. Anche i compagni lo devono aiutare, perché se davanti c’è solo il centravanti è difficile pure per il terzino. Ci vogliono un po’ più di soluzioni davanti, altrimenti solo con la prima punta che fa gol e gli altri no, diventa difficile anche per un terzino con il piede educato che fa i cross. È un problema di fondo”. 

Come si fa a fare un contratto di tre anni a un allenatore e poi mandarlo via dopo quattro partite?
“Il motivo è la fragilità della società, l’ho detto quando è successo. Ognuno può fare le sue scelte, però ci sono i momenti e i modi di farle e con De Rossi hanno sbagliato il momento, il modo e anche a chi lo hanno fatto. Magari Juric ha più esperienza, però le prospettive di Daniele secondo me sono di diventare un grande allenatore. Per cui la fragilità e le paure, che poi arrivano anche ai giocatori, secondo me vengono sempre dal manico. Al di là del fatto che sia mio amico o che ami Roma, era un percorso importante per lui e per la squadra. Così invece c’è stata solo la fragilità di non capire il calcio”.

Da quant’è che non vedi giocare bene la Roma?
“Da un bel po’, ma perché tatticamente anche con Mourinho, è vero abbiamo vinto la Conference, però era il minimo con quella squadra, secondo me era giusto vincerla, con Mourinho abbiamo avuto un po’ di difficoltà a giocare bene e quindi è passato un bel po’, perché Fonseca non mi piaceva. Dobbiamo tornare al quarto di finale di Di Francesco contro il Barcellona”. 

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Ha criticato Mourinho per il gioco, però con lui siamo arrivati in due finali europee consecutive.
“Io non l’ho criticato perché giocava male, ma per il comportamento dopo il Milan-Roma 2-2, che sono andati a festeggiare sotto la curva per 10 minuti, solo questo. Era difficile, è andata bene, un 2-2 a Milano, però non è un comportamento giusto per dare l’esempio ai nostri giocatori, io così avevo detto all’epoca. Che giochi male a me non me ne frega niente, l’importante è che vinca, io sono molto pragmatico. Quindi io non ho criticato il gioco di Mourinho, ma il comportamento che a volte era un po’ eccessivo. Pure quando dai a uno del traditore…. alla mia epoca non si faceva così”. 

Però la Roma perdeva 2-0 a Milano e pareggiò, ci stava festeggiare, visti i risultati fatti lì nel corso della storia. Tu dopo la partita avevi detto: “Che cosa festeggia la Roma dopo aver giocato in quella maniera? Quindi avevi parlato pure del gioco.
“Sì, ok si va sotto la curva a ringraziare i tifosi, ma poi uno si guarda dentro e dice “ora torniamo”. Io parlo dei giocatori e dello staff, non dei tifosi, che per un 2-2 è giusto che festeggino, ci mancherebbe. Ma l’allenatore e i giocatori devono andare lì, alzare le mani, salutare i tifosi, ringraziare e andare dentro. Secondo me per chi stava in campo quello non è stato il comportamento giusto. La vedevo così allora e lo penso ancora”. 

Che idea ti sei fatto dei fischi a Pellegrini? Come si esce da un momento del genere?
“A me dispiace perché è la cosa più difficile quando il tuo tifo ti fischia prima della partita. Quando perdi all’Olimpico è anche giusto, fa parte della nostra passione, è giusto in quel caso che il pubblico fischi. Però prima, o appena sbaglia un passaggio mi dispiace, perché è difficile anche per un grande campione quando ti fischiano i tuoi tifosi. Mi dispiace perché Pellegrini sta lì e dà sempre il massimo. Secondo me a volte ha giocato non nel suo ruolo e dove non era sua responsabilità. Pellegrini è un giocatore importante ma non può essere quello che ti risolve tutte le partite. La responsabilità del capitano a fine partita ci sta, ma prima della partita, i fischi appena viene fatto il suo nome, mi dispiacciono”. 

Il gol a Bari te lo ricordi?
“E come no, ho fatto pochi gol, ma bellissimi, a Bari c’erano 25mila tifosi della Roma”. 

E quello scambio per il gol di Totti nella vittoria a Madrid?
“Sì, dicono che ha fatto gol Totti (ride, ndr), la prima vittoria della Roma lì. Però io avevo portato la palla per 50 metri, però ho fatto gol il capitano e ci mancherebbe, è il mio capitano, però diciamo che ho fatto un bel pezzo prima”.

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FOTO: Credits by Shutterstock.com

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