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Caressa sulle proprietà americane: “Devono rispettare la storia dei club. La Roma? Un errore esonerare De Rossi”
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AS ROMA NEWS FRIEDKIN CARESSA – Fabio Caressa torna a parlare del ruolo delle proprietà americane nel calcio italiano e, in particolare, della gestione della Roma da parte della famiglia Friedkin. Ospite sulla CBS, il giornalista ha analizzato il modello di business statunitense applicato ai club di Serie A, lanciando un chiaro messaggio ai proprietari giallorossi, da poco anche al comando dell’Everton.
“Il calcio non è la NBA, la storia va rispettata”
Secondo Caressa, la mentalità imprenditoriale americana è molto diversa da quella europea, ma deve trovare un equilibrio con la tradizione dei club: “Le proprietà americane devono tener conto della storia e delle eredità delle squadre”, ha affermato. “Il loro modo di fare business è più vicino alla NBA che al calcio. In Italia, però, siamo molto legati sentimentalmente ai club. Abbiamo fallito sotto l’aspetto economico e forse il loro modello può essere quello giusto, ma devono rispettare la storia”.
Un discorso che, inevitabilmente, si intreccia con la gestione della Roma, un club con una grande identità e un legame profondo con i propri tifosi.
“Esonerare De Rossi è stato un errore enorme”
L’analisi di Caressa si concentra poi su una delle decisioni più discusse della gestione Friedkin: “Esonerare De Rossi è stato il più grande errore che potessero fare. Fa parte dell’eredità storica della Roma e sostituirlo con Juric non è stata una scelta vincente. Ranieri, invece, rappresenta perfettamente la tradizione e il DNA del club”.
Un punto su cui i Friedkin dovrebbero riflettere, secondo il giornalista, per evitare di perdere il contatto con l’anima della squadra e della tifoseria.
“Le proprietà americane in Italia non lavorano insieme”
Infine, Caressa ha posto l’accento su un altro problema strutturale: la mancanza di unità tra i vari gruppi statunitensi che possiedono club italiani. “Le proprietà americane devono collaborare di più. Quando vanno alle riunioni della Lega non lavorano insieme e questo è un gran peccato”.
Un’occasione mancata per dare maggiore forza e stabilità ai loro progetti nel calcio italiano, che resta ancora molto distante dai modelli organizzativi americani.
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