Marco Cassetti

Marco Cassetti, ex terzino della Roma, ha rilasciato un’intervista a Teleradiostereo parlando del momento dei giallorossi e ricordando la sua esperienza nella Capitale: “La Roma era per me un punto di arrivo, non un trampolino. Nella squadra dove ero io il gruppo ha fatto la differenza sopperendo alle lacune tecniche. Avevamo sviluppato delle trame di gioco molto belle. Giocavamo benissimo, eravamo la squadra più bella insieme all’Arsenal, ma entrambe non vincemmo niente. Potevamo fare qualcosa di più, è una ferita ancora aperta. Quello che si crea nello spogliatoio si trasferisce anche in campo, quando c’ero io era una grande famiglia. Taddei era molto bravo, si fermava spesso dopo l’allenamento, poi in campo magari andava più sul pratico”.

Sul presente giallorosso: “La Roma attuale ha avuto difficoltà a inizio anno, ora sta uscendo quello che vuole il mister dai ragazzi. L’interpretazione della partita, le trame che ha avuto difficoltà a far vedere la squadra all’inizio. Il buco che c’è stato a un certo punto è difficile da spiegare, è curioso. Colpa del ko con la Juve? Potrebbe essere, soprattutto per aver avuto l’occasione alla fine. Ora si sta riprendendo”.

Sulla disfatta di Manchester all’Old Trafford: “Il quarto gol ha ammazzato la partita, ogni volta che si affacciavano facevano gol. Noi inoltre non avevamo tanti giocatori, giocò Wilhelmsson sulla fascia con Vucinic fuori ruolo. Non fu neanche tanto colpa di Doni. Sul 3-0 però ancora ci credevamo e ce lo dicevamo in campo, con un gol avremmo riaperto il discorso. All’andata trovammo un grande Van Der Sar, tirammo tantissimo in porta”.

Su Spalletti: “L’ho incontrato qualche tempo fa, ma quando mi vede mi bacia come fossi un suo giocatore. Lo Spalletti bis qui a Roma, sentendo le conferenze, mi sembrava una voce fuori dal coro che stava soffrendo troppo, il problema grosso era la gestione di Totti. C’erano vecchie ruggini che sono uscite fuori e non le ha più trattenute. Qualcosina l’abbiamo avvertita anche noi, ma non ci toccava. Facevamo scudo insieme. Se le ruggini c’erano solo con Totti? Sì, forse qualcun altro ma poca roba (ride, ndr)”.

La gestione Ranieri: “L’anno di Ranieri in molte partite siamo stati fortunati, come a Firenze. Nel derby della doppietta di Vucinic io feci il fallo su Kolarov, che fece la sua solita finta e io ci cascai. Poi sostituì Totti e De Rossi per dare una scossa. Il più forte nell’uno contro uno? Cimirotic del Lecce”.

Su Alisson: “Mi ha stupito. E’ l’acquisto migliore che abbia fatto la Roma negli ultimi anni. Non pensavo potesse essere così fondamentale. Mi colpisce la tranquillità che ha e trasmette alla squadra. Sembra arrivi con un tempo di gioco in anticipo, fa sembrare facili le cose difficili. Sarebbe fondamentale trattenerlo, ha portato tantissimi punti. Se ci fosse la possibilità di sacrificare qualcun altro ci penserei bene. Poi sembra un ragazzo molto educato. Io avrei il sostituto che costa comunque tanto: Oblak mi piace molto”.

Sulle abitudini discusse di Nainggolan fuori dal campo: “Ognuno ha una sua coscienza. Magari se non facesse quello che fa non sarebbe neanche Nainggolan, poi subentra a livello psicologico un’autoconvinzione di stare bene così visto il rendimento. Magari andrebbe bene evitare qualche social. Lui alla fine è una persona genuina. Nella mia Roma c’era gente esuberante, anche se non così. Tutti a modo proprio si divertivano. Il più simpatico? Mexes, era meraviglioso”.

Sul rapporto con la stampa: “La prima cosa che ti dicevano era di non ascoltare le radio, ma quando andavi a Trigoria la radio era sempre accesa, la curiosità dei giocatori è comunque tanta. Il calciatore magari vuole sentire accentuate le sue convinzioni, anche se sa come ha giocato e cosa non è andato. A Roma è quasi impossibile estraniarsi. Tutti i giornali e i quotidiani nella stanza della fisioterapia c’erano sempre, tutti i giorni. Anche Tonetto gli dava un’occhiata, nonostante quello che diceva. Tonetto poi era quello che risolveva tutti i problemi in ritiro, anche a livello tecnologico”.



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