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Coronavirus, Prof. Di Perri: “Il quadro è migliore di quello di marzo-aprile, ma il virus sta guadagnando terreno”

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NOTIZIE DI PERRI CORONAVIRUS – Il Prof. Giovanni Di Perri, Responsabile Malattie Infettive dell’Amedeo di Savoia di Torino, è intervenuto ai microfoni di Centro Suono Sport nella trasmissione “Crossover“. Queste le sue parole: 

Qual è attualmente il quadro epidemiologico in Italia?

“Il quadro statico è migliore di quello di marzo e aprile: il numero di pazienti gravi è molto più basso però la tendenza è all’aumento. La tendenza è più lenta perché l’età media è più bassa. I soggetti sotto i 40 anni (il 35% circa) si ammala più lentamente e in forme più lievi rispetto al 10% over80 che è a rischio”. Il virus sta iniziando a colpire le fasce d’età più vulnerabili e questo comporta la necessità di un’assistenza ospedaliera importante e una nuova regolamentazione da parte del Governo. Speriamo che il numero di contagi possa essere contenuto in tempo per evitare di rivivere la situazione di marzo, questo dipende molto anche dal comportamento di tutti i cittadini”.

Stiamo vivendo la seconda ondata?

“La seconda ondata è in corso perché il virus sta guadagnando terreno. L’elevato numero di positivi è influenzato anche dalle nuove capacità di tracciamento. A marzo si tamponavano solamente una parte dei sintomatici, oggi invece c’è un’attività di tracciamento dei contatti migliore. Molti dei nuovi positivi sono asintomatici. La trasmissibilità del virus potrebbe rappresentare un problema soprattutto per i soggetti più vulnerabili”.

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Si è abbassata troppo la guardia in estate?

“In Italia c’erano davvero pochi casi, anche rispetto agli altri Paesi. Abbiamo avuto un repentino aumento di positivi con il rientro dalle vacanze. Si viveva in un altro modo perché il virus non era in circolo in maniera importante. Dobbiamo recuperare le attenzioni della scorsa primavera, non si può fare altrimenti per contenere la situazione. La preoccupazione principale riguarda le fasce over 60, quelle più vulnerabili”.

Quando arriverà un vaccino?

“La distribuzione allargata potrebbe avvenire tra la fine dell’anno e l’inizio del 2021. Stanno continuando i test sui vaccini, se la lettura intermedia dovesse dare buoni risultati la sperimentazione verrebbe interrotta per procedere alla distribuzione. Le industrie che stanno testando il vaccino hanno già iniziato a produrlo e questo ridurrebbe chiaramente i tempi”.

Il numero dei tamponi fotografa la reale diffusione del virus nel nostro Paese, o ci sono numeri sommersi?

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C’è sempre una sottostima, però se adesso siamo a 5% di positività media ai tamponi effettuati, al 24 marzo ad esempio eravamo al 25%, ovvero 1 su 4. Ci sono più casi di quelli che vediamo, non li scoviamo certo tutti, ma parliamo di un numero che si avvicina alla realtà.

Spesso si parla di un virus meno virulento rispetto al passato. È vero?

Abbiamo sperato che il virus potesse essere meno virulento ma non è successo. I malati che vedo oggi sono gli stessi di marzo, ma ora abbiamo più scaltrezza nelle cure e la sensazione di gestirli meglio, all’epoca era una malattia del tutto nuova. Gli studi di genetica di sequenziamento non depongono per una modifica del virus. Le modifiche di solito derivano da fattori selezionanti. Un virus che uccide tanto come l’ebola è più facile che scompaia presto, se il virus mutasse in meglio sarebbe per rimanere più a lungo col genere umano che lo porterebbe e trasmetterebbe per più tempo. Questo virus non ha bisogno di mutare perché a 4 persone su 5 non fa nulla, ma quel quinto della popolazione va incontro a problemi gravi e al rischio decesso.

Per quanto riguarda invece le terapie utilizzate per trattare i pazienti?

L’infezione iniziale poi si trasforma in malattia infiammatoria con trombosi, ovvero una coagulazione del sangue all’interno del nostro sistema circolatorio. Utilizziamo anti coagulante, antinfiammatori. Da questo punto di vista, rispetto all’inizio della pandemia, abbiamo dei vantaggi.

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FOTO: Credits by Shutterstock.com

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