Europa League
De Rossi: “Non ho fatto nulla, il merito è dei giocatori che sono forti e che altri allenatori sognano. Il rinnovo? Fai il bravo…”
AS ROMA NEWS BRIGHTON DE ROSSI – Daniele De Rossi, allenatore della Roma, ha rilasciato alcune dichiarazioni dopo al vittoria dei giallorossi per 4-0 contro il Brighton in Europa League. Queste le sue parole:
DE ROSSI A SKY SPORT
Come si fa a cambiare la Roma in così pochi giorni?
“Penso che ogni squadra ha delle fasi calanti. Non ho fatto chissà cosa. Si è solo incanalato tutto nel migliore dei modi. Sono felicissimo ma penso che loro siano forti e stanno vincendo le partite che devono vincere. Abbiamo giocatori che altri allenatori sognano. Una squadra forte vince le partita. Non faccio nulla di speciale, cerco di farli andare forti in allenamento perché nel calcio bisogna correre tanto. Li tratto da esseri umani e loro rispondono sul campo”
E’ stata una serata entusiasmante?
“Sono contento, non minimizzo nulla. Ho visto tante cose che mi sono piaciute ma altre sono da migliorare. Nel secondo tempo bisognava risalire un po’ meglio. Sono felice della prestazione e dell’attenzione che hanno messo. Anche ieri gli ho rotto le scatole, la preparazione è stata più lunga rispetto alle altre partite perché il Brighton è una squadra diversa dalle altre con un allenatore diverso dagli altri”.
La proprietà oggi chiamerà per il rinnovo?
“Fai il bravo. Questi discorsi non c’entrano niente. So che adesso cominciate. E’ l’ultimo dei miei pensieri. Sono contentissimo, faccio il lavoro che mi piace in un posto che mi piace. Ora giochiamo contro un’altra squadra con un altro allenatore speciale. Tra una settimana andiamo lì ma se pensiamo di aver vinto è un problema”.
Dove pensavi di poter fare male al Brighton?
“Avevo detto che la partita l’avremmo potuta vincere sulla nostra sinistra. C’è un divario fisico importante tra Spinazzola e Buonanotte o lo stesso Enciso. La condizione di Spinazzola ultimamente mi faceva pensare a questo. Anche la ricerca della profondità era importante perché loro giocano uomo contro uomo”.
Li avete presi uomo contro uomo. Come ha fatto in così poco tempo a trasformare una squadra passiva in una coraggiosa?
“Queste partite le prepari rispettando l’avversario. Le squadre di Roberto pensano con la palla in mezzo ai piedi e devi scegliere se aspettarli sulla linea di porta o togliergli il tempo di pensare. Il risultato magari è anche troppo ampio. il nostro portiere è stato bravo. La prestazione la giudichiamo così perché i giocatori sono tanti quasi perfetti. Dybala e Lukaku non so quante volte corrono così senza palla e hanno corso come animali. Senza questa attitudine in queste partite rischi di prendere delle imbarcate”.
DE ROSSI IN CONFERENZA STAMPA
Cosa pensa mister Alberto De Rossi di questa partita?
“Non hai la fortuna di conoscere mio padre, lavora nel mio stesso posto che è piccolo ma in l’avrò visto due volte in cinquanta giorni. Quando passa vicino al campo, sgattaiola via. Ci siamo incontrati al bar e quando mi ha visto mi ha detto ‘Non sapevo che fossi qui anche tu, vado via’. Non mi parla mai di calcio quando giocavo così come ora. Perché ha fiducia ma anche per non mettermi in confusione. Ogni tanto lo chiamo io, parliamo non di tattica ma di gestione risorse umane. Da lui ho ereditato la passione, tante idee calcistiche e magari sapermi relazionare con la gente. Lui è schivo, sicuramente è molto felice, è tornato allo stadio perché quando giocavo non veniva quasi più, mi fa piacere che stia vivendo con me questi 50 giorni anche se da lontano”.
Voleva avere di più la palla con Spinazzola largo contro un giocatore che non è un marcatore?
“Quando giochi contro squadre bravi con la palla devi fargliela avere il meno possibile. Ma anche i miei giocatori sono forti, giocare uomo a uomo era un braccio di ferro che poteva girare dalla nostra parte. A coraggio si risponde con coraggio, non serve neanche dire altro su De Zerbi. Nella ripresa poi loro ci hanno fatto giocare meno. Speravo che i miei giocatori avrebbero fatto quello che hanno fatto. Il risultato è troppo largo, ma abbiamo meritato la vittoria e abbiamo fatto una grande partita”.
Ha messo quasi un quadrilatero per bloccare la loro costruzione tre più due, pensando che le caratteristiche dei difensori della Roma li avrebbero disinnescati. L’aveva pensata così senza palla?
“Sì, ma il risultato poi condiziona i giudizi della partita. I tiri sono stai simili, 17 a 14, per fare la partita perfetta dovevamo concedergliene meno, ma abbiamo un portiere che para e fa parte della squadra. Cercavamo di mandarli dove siamo più forti, poi se le indirizzi da una parte certe squadre la portano dall’altra, come quella di De Zerbi. Bisognava accettare il duello uomo a uomo, giocare e andare in verticale con i nostri giocatori che inventano”.
Cosa ha dato a Paredes? Sembra un altro giocatore, è tornato quello che ha stregato gli argentini.
“Quella palla non era uno schema. Sapevamo che avremmo avuto tanta pressione e poco tempo per ragionare, ma che avremmo trovato dei duelli e nell’uomo contro uomo siamo forti. Lui è molto forte, campione del mondo, ha giocato con Juve e PSG. Corre in allenamento, va forte, lo stimolo, ho una confidenza tale che posso permettermi di parlargli in modo più diretto, magari prenderlo in giro davanti a tutti, anche in sala video con dei montaggi su qualche sua lacuna difensiva. Sono molto contento di lui, non capisco perché siate così stupiti, è giocatore di livello mondiale. Parlare solo di lui però sarebbe sbagliato, hanno fatto tutti una partita eccezionale”.
Celik ha fatto benissimo, questa prestazione è figlia del suo martellamento psicologico?
“Non puoi prendere un giocatore scarso e dirgli che è forte forte forte. Se uno è una sega è una sega. Lui è forte, ha fatto bene non perché lo martello dicendogli che è forte e lo martello psicologicamente. Si allena a duemila, quando non giocava e gli preferivo chiunque, aveva il sorriso e non perché è scemo. Lui è venuto a parlarmi, gli sarebbe piaciuto giocare di più, sapeva di poter dare tanto, ma io gli ho detto che non ce l’avevo con lui e che facevo le mie scelte. Lui non ha mai abbassato il livello in allenamento. Gli levavi il gps e scottava. Poi magari un altro magari la prende diversamente se non gioca, ha più muso, lo capisco, anche io non ero felice se non giocavo una partita. Poi la nazionale, il ct Montella, gli ha detto che contava su di lui e anche questo ha fatto la differenza. L’importante è che vai forte in allenamento, se fai questo lo fai anche in partita”.
Si è chiesto dove potevate essere con lei dall’inizio della stagione?
“La battuta del mio collaboratore era per la frustrazione di fare bene ma c’è ancora tanto da fare. Lo stesso ottavo vinto oggi non ha completato il lavoro. Se noi pensiamo di essere perfetti andiamo lì e ci ribaltano. Dobbiamo andare lì con le orecchie basse. Non faccio classifiche o penso al passato, non sarebbe corretto. Io ho preso la barca il 16 gennaio e ho detto certe cose di questa squadra perché penso sia una buona squadra e deve fare più punti possibile. Conosco il calcio e la città, tutto può girare in un secondo. Non possiamo che andare avanti, umilmente, la presunzione fa andare cervello e gambe più piano. Non possiamo permettercelo, tra pochi giorni affrontiamo un’altra grande squadra, non c’è tempo per fare scalette e proiezioni”.
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