Daniele De Rossi

Daniele De Rossi, ai microfoni di Roma Tv ripercorre tutta l’annata giallorossa. A suo dire la stagione è iniziata proprio il giorno dell’addio di Totti al calcio. Il suo primo anno dietro la scrivania è stato positivo: la sua Roma ha raggiunto il terzo posto in campionato e un’inaspettata semifinale in Champions.

Il primo giorno di ritiro a Pinzolo.
Non ero presente, ma ci informavamo. Abbiamo saputo subito quale fosse l’impronta del mister, l’intensità che abbiamo ritrovato durante la stagione. Non era facile entrare e prendere una squadra che aveva fatto 87 punti, un record, alla prima esperienza e fare quello che ha fatto lui. Arrivando ai traguardi che abbiamo raggiunto. Una scelta che aveva fatto storcere la bocca a qualcuno, leggevo i giornali, si è rivelata una scelta vincente.

La tournée americana.
Ci andiamo volentieri, è parte del nostro lavoro. Incontri grandi squadra, città nuove da scoprire e vicinanza con dei tifosi che neanche sapevo di avere.

Kolarov.
Ha deciso la prima partita a Bergamo. E’ stato uno dei motivi per cui abbiamo fatto un piccolo salto di qualità nella mentalità. Complimenti a chi ha avuto questa intuizione. Per Alex ha storto la bocca mezza Roma, ma giocandoci insieme l’ho scoperto. Si sta mantendendo su livelli da campione, è di una spanna superiore a tutti. Anche a livello ambientale ha sopportato quello che a Roma è un fardello, aver giocato con la Lazio.

Su Dzeko.
L’anno scorso ha  fatto quasi 40 gol, quest’anno ne ha fatti meno ma certe partite le ha vinte praticamente da solo. Si è caricato la squadra sulle spalle, è stato un trascinatore per fisico e attitudine in campo. In questa foto dietro a lui c’è Spalletti, a cui io sono comunque legato. Ha fatto una grande stagione con noi. E’ stato un brusco risveglio con la Var, il primo. Meritavamo di vincerem e siamo stati sfortunati con gli episodi e l’ha vinta l’Inter.

Roma-Atletico Madrid.
Non è una delle partite che ci farà battere i cuori nei prossimi anni, ma è stata importantissima. Per la classifica del girone, abbiamo portato un punto grazie ad Alisson che ha continuato per tutto l’anno a tenerci a galla quando siamo stati balbettanti. In quel periodo c’era qualche mugugno, avevamo fatto un secondo tempo bruttissimo e rimanere a pari punti con loro ci ha fatto credere di potercela giocare fino alla fine del girone. Io dicevo ‘come si fa a spendere 10-12 milioni per un portiere?’, avevamo Szczesny. Si vedeva che fosse un fenomeno Alisson, si vedono di portieri che in partitella non si fanno segnare. In partita è diverso. Lui è un ragazzo serio, tiene alla Roma. Poi grazie anche a Savorani, ne parlano tutti molto bene e i risultati si vedono, migliorano tutti i portieri con lui.

Il ko interno col Napoli.
Tappa non felicissima della stagione. Abbiamo perso contro la squadra che gioca meglio, subendo un gol con un mio rimpallo. Abbiamo avuto un approccio diverso nel secondo tempo, aggredendoli. Quel secondo tempo ci ha segnato la vita, ci ha detto che se vai ad aggredire gli avversari metti in difficoltà anche quelli bravi come loro.

Chelsea-Roma.
Notte indimenticabile per un romanista. Come per Roma-Atletico, questa partita ci ha fatto capire che potevamo davvero andare avanti in Champions. Non l’abbiamo vinta, pur meritandolo. Abbiamo dato un antipasto all’Europa di quello che potevamo fare. Ha messo tutto su un piano diverso, si cominciava a vedere quello che sarebbe stato il nostro compagno di viaggio: la curva, dappertutto. Stagione importante sotto questo punto di vista.

Sul derby.
Partita sentita. Gli ultimi derby li avevamo persi, continua ad esserci una sostanziale differenza di qualità tra noi e loro. Noi siamo meglio. Sono partite comunque difficili da giocare, per tensione e attenzione. E’ stata la partita perfetta per quello che vuole il mister, li pressammo per tutto il secondo tempo. Chiudemmo la partita con le individualità, come Radja che l’ha messa all’angolino. E’ stato un mix tra allenatore e giocate singole.

La curva e i tifosi.
C’è stato un riavvicinamento netto, forte e facile da sentire. Noi siamo sempre stati qui, ma non possiamo fare più di tanto se non dargli un motivo per essere orgogliosi di noi. Non è vero che se non vinci i tifosi non ti vengono dietro. Noi non abbiamo vinto niente eppure abbiamo trovato non so quante migliaia di tifosi a far galleggiare l’autobus alla semifinale di Champions. La coreografia con la scritta ‘Roma’: è minimal ma c’è tutto, il campo e i colori che amiamo. Questa unione che si è ricreata ci fa ben sperare per il futuro.

Lo scatto di fine partita di Roma-Qarabag.
Bella immagine, c’erano giocatori che non ci sono più ora. Avremmo scoperto di lì a poco di esser primi nel girone. Passare primi non è da Roma, anche se dirlo fa male, ma ci siamo imposti vincendo il girone e trovando un ottavo più agevole.

Immagine Totti-Di Francesco in ritiro.
La stagione è iniziata in realtà il 28 maggio scorso. E’ iniziata una nuova vita, per Francesco ma anche per i romanisti. Non vederlo più in campo con la fascia è scioccante per i tifosi ma anche per noi. La prima stagione senza di lui in campo, è stata complicata. Sono contento che sia andata molto bene come risultati e atmosfera, perché non era facile togliere un simbolo così grande a tanta gente e riuscire a ricreare questo entusiasmo senza lui in campo a deliziarci. Lo vediamo in giacca e cravatta, che sta parlando con quello che è ancora un amico e un compagno di squadra, ma gli parla con un altro ruolo. All’inizio è stato difficile anche per lui, ora lo vedo a suo agio. Anche i giocatori lo riconoscono come una figura dirigenziale e non più come un compagno che fino al giorno prima faceva battute. E’ sempre il cazzarone di una volta e si sta ritagliando il ruolo che spero ricoprirà in futuro magari in veste ancora più importante.

Roma-Torino di Coppa Italia.
Una partitaccia, una delle più brutte della stagione anche se meritavamo di vincerla. Abbiamo sbagliato un rigore e avuto tante occasioni, mi fa più male delle altre sconfitte in casa che sono state troppe. Perché siamo usciti da una coppa a cui teniamo e a cui dovremmo tenere ancora di più. Sarebbe importante tornare a giocarci una finale e alzare un trofeo, quella è stata un’eliminazione cocente. Il guizzo di Patrik ci fece piacere, ma fu una brutta partita. Trovammo Schick che è stato un po’ a corrente alternata, ma è un ragazzino. E’ un talento incredibile, lo aspettiamo. Potenzialmente non ci rendiamo ancora conto di quello che può fare in futuro.

Juventus-Roma.
E’ venuta subito dopo. Se ne sono dette tante di inesattezze. Sono fortissimi, i più farti da 7 anni. Hanno un potenzia societaria ed economica che li rende quasi imbattibili, almeno per ora. Puntiamo a farlo. Potevamo tranquillamente pareggiarla quella partita, ma loro hanno questa concentrazione e attenzione da cui noi dobbiamo imparare. Forse è solo quella che ci manca. L’obiettivo è continuare a giocare come quest’anno, la prossima stagione ci conosceremo meglio e perderemo meno punti per strada. Vogliamo dargli fastidio fino alla fine del campionato, magari togliendogli lo scudetto dal petto.

Roma-Sampdoria.
Altra partitaccia. A gennaio periodo nero, abbiamo perso troppe partite in casa. Sono battute d’arresto che alla lunga pesano sulla classifica e soprattutto sul morale. Io ero infortunato e sono rimasto lucido. Abbiamo perso un po’ la trebisonda, eravamo un po’ nervosi e non eravamo più così sicuri di essere forti come pensavamo. Sono partite che mi fanno male, come quella con la Fiorentina e il Milan oltre a Inter e Napoli. Ti fanno allontanare dalla vetta. La qualificazione in Champions per noi dovrebbe essere scontata.

Verona-Roma.
Ci ha dato morale, in un periodo brutto. Ci ha fatto scoprire un campioncino come Under, è il mio cavallo. Mi piace molto come ragazzo, anche se avremo scambiato 10 parole in tutto l’anno, perché lui dice ‘ciao’ e ‘buonasera’, ‘buongiorno’ e ‘buon appetito’. Deve imparare l’italiano, ma gli leggi gli occhi. E’ umile, ha qualità eccelse. Il futuro è dalla sua parte, è un colpo incredibile di Monchi. Spero sarà il futuro della Roma, è incredibile. Il suo exploit fa pensare che sarà determinante per il futuro. E’ davvero un bravo ragazzo.

Napoli-Roma.
Questo abbraccio in foto dice tutto. La faccia di Insigne anche. Il Napoli sembrava il Barcellona il Real, ti stendeva con il gioco. Noi siamo stati il loro risveglio, il loro passo falso. Pareggiammo subito e fu molto importante, abbiamo fatto una partita incredibile come attenzione e qualità singole. Il nostro numero 9 poi ha deciso di far vedere che è più forte degli altri.

Roma-Shakhtar.
E’ stata bella, importante e sofferta. Loro sono molto forti, all’andata finì 2-1 per loro e sembrava difficile recuperarla con il loro modo di giocare. Invece abbiamo dimostrato di essere veramente forti. Il gol, la sofferenza finale, Dzeko che ci faceva salire, la nostra fase difensiva. La partita perfetta, l’1-0 è meno affascinante come risultato. Squadra attenta, perfetta e concentrata.

Barcellona-Roma.
Serata bellissima, lo è giocare in questi stadi con queste platee. E’ unico per un calciatore. Li avevamo studiati parecchio, il mister dopo il sorteggio ci aveva detto di pensare alla Champions. Poi in privato mi disse ‘guarda che sono battibili e hanno grosse carenze quest’anno’. Ce la siamo giocata, abbiamo fatto una partita tosta giocando bene. C’erano anche due rigori netti. Bravi noi a non piangere troppo a fine partita. Poi i gol ce li facemmo praticamente da soli, uno lo feci anche io cercando di fermare l’inserimento di Messi. L’ho messa nell’unico angolino dove Alisson non poteva arrivare e questo la dice lunga sulla bravura del nostro portiere e sulla sfortuna di quella serata.

Roma-Barcellona.
C’è il calcio, lo sport che amo. Manolas mi fa ridere, è un tipo particolare. E’ stato per il primo anno un grande compagno di squadra. Ero preoccupato dopo l’addio di Ruediger e lui è rimasto. Gliel’ho detto anche a lui. E’ sempre stato vittima dei suoi alti e bassi, quest’anno è stato esemplare. Fa casino, ma è un professionista serio. Uno dei difensori più forti del mondo. La forza di questa squadra è il gruppo, i giocatori che magari non sono stati protagonisti ma guardandoli in faccia capiamo quanto hanno voluto questo passaggio del turno, questo sogno. Guardare i video degli avversari è fondamentale. E’ un risvegliare la coscienza dei giocatori. Sapevamo che ci voleva un miracolo. Poi se la rigiochiamo tante volte magari non la vinciamo 3-0, ma come non perdiamo 4-1 lì.

Il gruppo dopo quella vittoria.
Siamo un gruppo di amici. E’ stato un post partita singolare, io ero chiuso all’antidoping. Così mi successe pure dopo la finale dei Mondiali. Meglio vincere e non festeggiare e vedere i compagni contenti che non vincere. Gli voglio davvero bene, è un gruppo perfetto. Ci sono pure i giovani, come Pellegrini e Antonucci, Silva. Sembrano meno importanti, ma fanno tutti parte del gruppo. Ogni tanto si prendono come bersaglio, Capradossi eccezionale. Un ragazzo d’oro. Chi ha giocato meno è stato decisivo. Non è un caso avere questa fratellanza.

La corona deposta per le vittime di Hilssborough a Liverpool.
Settimana toccante. Abbiamo affrontato questa partita quasi come fosse una finale, i tifosi erano impazziti. C’è stato questo doveroso saluto a queste vittime. Rispetto di una tifoseria che ancora piange cuginetti, nipotini. L’età delle vittime ci colpì molto, agghiacciante. Massimo rispetto per loro e per la mia società che è stata attenta a ricordarselo, io non l’avrei mai ricordato.

Salah.
Giocatore eccezionale, ragazzo eccezionale. Merita quello che sta ottenendo. Anche a Liverpool: se la giochiamo 10 volte non finisce così. Siamo contenti della nostra stagione, ma continuo a non dormirci la notte, perché potevamo fare qualcosa di più. Fa male. Posso avere paura che non mi ricapiti più. Loro hanno giocato sulle nostre incertezze e un giocatore su tutti ha fatto la differenza, è stato Momo. E’ un po’ come Under, parla poco ma sono umili e simpatici. Mi piacciono entrambi. Salah ha dimostrato di più, ma se dovessi scommettere su uno che ripercorrerà le orme di Salah sommetto su ‘Cengo’.

Roma-Liverpool.
La fine di un sogno. Ci siamo andati vicino, facendo una grande partita. Se avessimo fatto il 3-2 sul rigore con espulsione per loro. Chi lo sa come sarebbe finita. Andiamo avanti su quello che abbiamo creato. Eravamo abbacchiati, ma soprattutto a Radja c’è da dire ‘alza la testa e guarda i tifosi’. Da lì si riparte, da lì si pianta il seme della vittoria per il futuro. Spero che sia un futuro immediato, perché non mi resta tanto. Ma può essere la base per i prossimi 10 anni.

Lo stadio pieno.
Perdi l’andata a Barcellona e Liverpool con quei risultati e poi ritrovi lo stadio con quella ‘violenza’ nel tifare e spingerti. Questa forza, intensità. Col Barcellona fu clamoroso, dal riscaldamento. Non erano venuti per fare le foto a Messi ma erano consapevoli che potessimo farcela, loro più di noi. E’ stato un crescendo di intenti tra noi e loro, deve essere un amore così. Non deve essere mai intaccato dai risultati, certo noi dobbiamo anche meritarcelo. E’ tornato quell’amore folle che ho vissuto da bambino ed ero solo un tifoso.

Pallotta dopo Roma-Liverpool.
Si vede che voleva buttarsi in un’altra fontana. Ho visto in lui la voglia di vincere e creare qualcosa di grande e secondo me ci sta riuscendo. Poi quando viene sa tutto, sa chi ha fatto rumore al piano di sopra, come si montano le telecamere. Ha per lui poi anche gente che lavora tutti i giorni con noi. E’ gente che vuole vincere e sa il fatto suo. Lo vuole fare anche nel calcio. Ha dovuto capire nei primi anni cosa significasse Roma e il calcio in Italia, ora è entrato pienamente nel ruolo. Spero che continui a rinforzare questa squadra. Tutto il suo staff e quelli che ci sono stati in precedenza come Sabatini e Massara, meritano un riconoscimenti di aver fatto una Roma forte che può vincere qualcosa.

Monchi.
Non c’è mai stato qui un dirigente che ha vinto così tanto. Ci fa ben sperare, sappiamo che la strada la conosce. Lì era a casa sua, aveva tutto sotto controllo. Qui deve imparare, ma dalla voglia di vincere non è secondo a nessuno. E’ sempre presente per noi, è ambizioso e conosce di calcio. Ha tirato fuori dei giocatori dal cilindro, Under non lo conosceva nessuno. La prossima estate sarà un esame importante ma sa già cosa deve fare. Io lo devo ringraziare, perché se sono ancora qui alla Roma gran parte del merito è suo. Fu lui che si impose per farmi rimanere lo scorso anno e penso di avergli dato ragione.

Under decisivo.
Ha deciso partite delicatissime, come quella di Cagliari. Era dopo Roma-Liverpool, poi abbiamo perso Manolas. Poi il mister ha stupito tutti, con grande naturalezza, ha detto che avrebbe giocato Capradossi. Elio è stato l’emblema del lavoro e del gruppo, che anche se non giocherà continua ad allenarsi. Questa vittoria ci ha rimesso in Champions.

Roma-Juve.
E’ il consueto saluto con i tifosi nell’ultima in casa. Serata piacevole e divertente. Ho portato una figlia, poi un’altra e quest’anno anche l’ultima ‘bestia’. Dovevamo fare un punto per la Champions, ma penso a quello che c’è stato dopo. Le nostre famiglie in campo a salutare quella che è l’altra nostra famiglia, i tifosi. Tutti vorremmo vincere, soprattutto dopo aver visto cosa vorrebbe dire vincere qui. Io lo sapevo già. Alcuni però sono entrati dopo Roma-Liverpool con gli occhi lucidi dicendo ‘pensa se vinciamo qui’. Pensa se vinciamo l’anno prossimo, questo devono pensare i tifosi. Noi abbiamo bisogno di loro e loro hanno bisogno di noi come siamo stati nella seconda parte. Vedere i miei figli, soprattutto il maschio, con la maglia numero 16 mi ha emozionato. Poi mia moglie. Ha dimostrato di essere molto vicina a me, anche se del calcio non le interessa. Ma le interessa di noi e sono cose che non do per scontate. La amo moltissimo anche per questo.



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