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Delvecchio: “Non soffrivo i derby, i tifosi della Lazio mi temevano. Champions? Calendario difficile”

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AS ROMA NEWS DELVECCHIO DERBY – Marco Delvecchio, ex giocatore della Roma e campione d’Italia con i giallorossi nel 2001, racconta i suoi derby al Corriere dello Sport. Queste le sue dichiarazioni:

Beveva una pozione magica nella settimana più importante
“No. Semplicemente preparavo la partita con serenità. Ne conoscevo l’importanza, l’unicità, ma non la soffrivo”.

Forse perché non è romano
“Io sono romano”.

Sugli almanacchi continuo a leggere che è nato a Milano
“Si ma sono un milanese atipico. Mi sento più vicino ai romani nel carattere esuberante. Infatti quando sono arrivato alla Roma dall’Inter, ho chiesto subito di fermarmi. Dove lo trovi un altro posto così nel mondo?”. 

La Roma le ha fatto gli auguri per il compleanno qualche giorno fa. Non sente il desiderio di rientrare a Trigoria?
“Ho ancora rapporti ottimi con la Roma. Ma sto bene così. Poi è chiaro, se ci fosse la voglia di collaborare su qualcosa io ascolterei la proposta”.

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Domenica andrà allo stadio?
“No ma ci sarò la settimana dopo, per Roma-Verona”.

Tra i tanti derby quale ricorda con maggiore gusto?
“Il 3-1 con Zeman, nel 1999. Venivamo dalla stagione delle quattro sconfitte e avevamo pareggiato 3-3 all’andata. Segnai due gol io e uno Francesco. Quella vittoria fu liberatoria e cambiò anche la storia dei derby successivi. Ne avremmo vinti molti, dopo”. 

Lei ha segnato 9 gol alla Lazio ma spesso giocava tornante
“È vero. Nell’estate del 2000, Capello viene da me in ritiro e mi domanda: vuoi vincere lo scudetto? Io rispondo: certo. Allora mi fa, devi giocare all’ala e correre avanti e indietro”.

Accettò la sfida?
“Per forza. Altrimenti in un attacco con Batistuta, Totti e Montella quante partite avrei giocato? Per me era importante esserci”.

Fu uno dei segreti dello scudetto. E uno degli incubi della Lazio
“Devo essere sincero: dopo i primi 2-3 gol nei derby, si respirava nell’aria che avrei segnato ancora. Se lo aspettavano i tifosi della Roma, che venivano a Trigoria a regalarmi le magliette celebrative. Lo temevano i tifosi della Lazio”.

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E i difensori della Lazio? Ricordo Nesta con gli occhi terrorizzati a terra, prima di uno dei suoi gol
“Anche loro. C’era una bella aria di fatalismo che mi aiutava. Una congiunzione astrale, che devo dire. Una volta giocai il derby dopo quattro mesi di assenza per una fascite plantare. Avevo fatto solo un allenamento, la rifinitura: arriva la palla buona e gol”.

Chi può essere il Delvecchio della Roma?
“Spero Dovbyk. È stato molto criticato ma ha segnato al primo anno di Serie A gli stessi gol di Lautaro Martinez. Non mi sembra abbia fatto così male e io su un centravanti del genere imposterei la Roma del futuro. Tifo per lui, anche perché è mancino come me”.

Speranze di Champions?
“Onestamente poche. E molto passa da una vittoria domenica. Il calendario è molto difficile e alimenta i rimpianti per quello che poteva essere e non è stato, perché la Roma ha un organico di buonissimo livello”.

De Rossi, Juric, Ranieri. È stata una stagione tribolata
“Mi chiedo dove sarebbe ora la squadra se Ranieri fosse stato in panchina dalla prima giornata. Con tutto il rispetto, se mandi via De Rossi dopo poche partite non puoi chiamare Juric. Non era un profilo adatto alla Roma”.

Dal primo luglio a chi affiderebbe la panchina?
“A Ranieri”.

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Ranieri non ne ha alcuna voglia
“Lo so ma sarebbe la scelta migliore. In alternativa mi auguro che venga ingaggiato un allenatore che conosce il campionato italiano. Meglio non inventarsi cose strane, perché ho una certezza assoluta”.

Sarebbe?
“Se arrivano i ritocchi giusti che colmano le lacune nell’organico, la Roma sarà competitiva già dall’anno prossimo”.

Per cosa?
“Per lo scudetto”.

FOTO: Credits by Shutterstock.com

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