NOTIZIE AS ROMA DI FRANCESCO – Eusebio Di Francesco, allenatore della Roma, ha rilasciato un’intervista a ‘El Pais‘ parlando anche della sfida di questa sera di Champions League contro il Real Madrid.
Dica la verità: pensava realmente di poter rimontare il Barcellona nella semifinale dello scorso anno?
All’andata non meritavamo di perdere 4-1 e la preparazione della partita è stata improntata nel dimostrare ai ragazzi le occasioni che avevamo avuto. Eravamo in buone condizioni sia mentali che fisiche. Siamo stati più aggressivi e quando è arrivato il primo gol, ci abbiamo creduto. Nella partita di campionato prima del match contro il Barcellona ho cambiato diversi titolari e sono stato molto criticato.
Il Barcellona vi ha sottovalutato?
Questo dovete domandarlo a loro. Io, ovviamente, non li ho sottovalutati.
È stata più dura l’eliminazione con il Liverpool?
Una volta che arrivi in semifinale non ti accontenti. Però, sfortunatamente, nella partita di andata abbiamo commesso troppi errori. La verità è che al ritorno pensavo veramente si potesse rimontare. Però ci sono stati alcuni episodi…
L’arbitraggio è stato molto criticato in quelle due sfide. Che ne pensa dell’assenza del Var in Champions League?
Io non ero favorevole al Var, però se c’è nelle competizioni nazionali, ci sono ancora più motivi per averlo in Champions League, dove c’è bisogno di maggiore trasparenza. Bisogna uniformarsi.
Come si prepara una partita contro il Real Madrid?
Il Real Madrid è la squadra con maggior qualità in Europa. Significa che commettono pochissimi errori, come in generale nel calcio spagnolo: capacità di tenere il pallone con facilità e sbagliare poco. C’è un modo di lavorare insieme che li fa sentire anche più forti di come sono.
E questo come si affronta?
Proveremo a non snaturare la nostra mentalità. Andremo a giocare, rimanendo aggressivi e facendo la nostra partita. Sempre sapendo che col Real è più facile che la facciano loro. Però non staremo lì solo ad aspettare che ci diano uno schiaffo, perché altrimenti ce lo daranno. Proveremo a darne noi piuttosto.
E come vede questo Real Madrid rispetto all’anno scorso?
Lavorano di più come una squadra, in modo più compatto. Cercano maggiormente la pressione di squadra. Hanno una grande mentalità, sanno quando addormentare il gioco, anche se forse un po’ meno rispetto a quando c’era Zidane. Ora sono molto più continui nella proposta di gioco.
Sono peggiorati senza Cristiano Ronaldo?
Cristiano ha risolto molto partite in passato, però la squadra non sta risentendo della sua assenza. Hanno giocatori di una qualità enorme, sei titolari della nazionale. Sono come la Juventus degli anni passati, che aveva la base della Nazionale. E in più hanno un calciatore con una sicurezza impressionante: Sergio Ramos. Ha una qualità impressionante, cambia gioco da una parte all’altra in modo incredibile. Lo ha fatto anche l’altro giorno con la Spagna, modificando l’equilibrio di tutta la squadra, anche quando hanno una pressione più forte. E ti assicuro che non tutti i difensori sono capaci di farlo.
Quali sono i calciatori più difficili da limitare?
Benzema è un attaccante fantastico. Non gioca solo dentro l’area, apre gli spazi, ti permette di giocare. Però io vado matto per Asensio. Credo che sia il futuro del calcio spagnolo insieme a Saul. Sa giocare in più posizioni e questo è un gran vantaggio.
L’anno scorso avete giocato contro il Barcellona, quest’anno contro il Real. Qual è la differenza maggior nell’affrontarli?
La differenza è che con il Barcellona erano due gare da dentro o fuori, questo è un girone e cambia leggermente la prospettiva. Il Barcellona ha organizzazione di gioco e un talento straordinario come Messi che ti può far male in qualsiasi momento. Ma il Madrid ora gioca più il Barcellona ed il Barcellona come il Real Madrid di prima.
Entrambe hanno mantenuto l’egemonia del calcio europeo per anni. Perché il calcio italiano non riesce ad uscire dalla sua fase crepuscolare?
Abbiamo investito meno. E quelli che l’hanno fatto, come la Juve, hanno vinto tutto. Ora c’è più competitività: sono arrivati giocatori più importanti e quest’anno il campionato avrà più qualità. Il fatto che Cristiano sia venuto fa bene a tutti.
E il declino ha colpito la nazionale?
Il fatto che giochino meno italiani nelle nostre squadre è un fattore chiave. Ma nasce da una cultura generale nel Paese in cui i giovani non hanno il tempo di crescere e di sbagliare. Per migliorare devi fare errori e qui si va molto di fretta. La personalità non si compra ma si acquisisce giocando con continuità, vivendo delusioni e facendo errori.
Parlando di comprare giocatori, il metodo Monchi ha grandi vantaggi. Però questo via vai di calciatori ogni estate, non può essere un problema?
Può essere positivo o negativo. Dà nuova aria e nuovi stimoli, e poi ci sono quelli che assimilano prima o quelli che assimilano dopo i concetti di gioco. Ci sono vantaggi e svantaggi. Però io già lo sapevo quando ci siamo conosciuti. Lui è il direttore ed è giusto che io creda in lui perché lui ha creduto molto in me. Lavoriamo insieme, non uno davanti all’altro. Condividiamo successi e fallimenti.
Totti fa parte di questa squadra. Come è stata la transizione dal campo all’ufficio?
È come se non avesse mai smesso di giocare. Conosce lo spogliatoio meglio di me e degli altri. E’ un vantaggio averlo e lo sento molto vicino, può sempre consigliarci. Potrebbe avere un grande futuro come team manager, ma dipende da lui. Io, ad esempio, ho iniziato come manager e sono diventato un allenatore.
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