NOTIZIE AS ROMA DI FRANCESCO – Eusebio Di Francesco, allenatore della Roma, parla alla vigilia della sfida di Champions League con il Real Madrid di Lopetegui al quotidiano spagnolo AS. Queste le sue dichiarazioni:
Poco più di un anno fa su Roma ha vinto il gruppo di Champions davanti a Chelsea e Atletico Madrid. Immaginava all’inizio di poter sfiorare la finale?
“E’ stato un grande girone e siamo arrivati dove siamo arrivati con grande merito. Speriamo di ripeterci”.
La rimonta contro il Barcellona ha segnato una pagina storica.
“Mi rendo conto di quello che abbiamo fatto ogni giorno, i tifosi me lo ricordano quando mi incontrano per strada. Alla fine della partita ero molo tranquillo”.
Non sentiva nessuna sensazione speciale?
“Provai una sensazione meravigliosa, ma l’ho vissuta con il mio solito equilibrio, che ho quasi sempre tranne nell’episodio di qualche settimana fa quando mi sono rotto la mano dando un pugno alla panchina (contro l’Atalanta, porta ancora la fasciatura, ndr)”.
Come ha motivato i giocatori dopo il 4-1 dell’andata al Camp Nou?
“Spiegando che in 90 minuti può succedere di tutto. Tutti credevano che avrei fatto turnover contro la Fiorentina nel match di campionato e mi hanno criticato, ma la rimonta è iniziata da lì. Ho incontrato, qualche tempo dopo, Chiellini e Barzagli che mi hanno detto che noi siamo stati un incentivo per la loro partita contro il Real Madrid e anche loro ci sono andati vicini…”.
Quando ha deciso di sorprendere Valverde con la difesa a 3?
“Oltre ai numeri, sono stati importanti la differenza dell’atteggiamento, la mentalità e l’aggressività in ogni zona del campo. Sapevo che con quel modulo avremmo potuto pressarli meglio”.
Aveva avvertito che la sua squadra veniva sottovaluta?
“Non leggo i giornali, ma era normale che ci considerassero la squadra “più facile”. La bellezza del calcio è che sa anche sorprendere”.
Ha qualche rimpianto sulla semifinale contro il Liverpool?
“Se arrivi lì, vuoi la finale. Non ci aiutò qualche decisione arbitrale, ma la mezz’ora nel match d’andata ci ha pregiudicato molto e questa è colpa nostra”.
Adesso qual è l’obiettivo in Champions?
“Sappiamo che tutti si aspettano una Roma con voglia, con una mentalità offensiva e proseguiamo su questa strada. Vedremo con che risultati”.
Quanto è cambiata la Roma?
“Abbiamo un anno di lavoro alle spalle insieme, ma speravo in un miglior avvio in campionato. Dobbiamo cercare la continuità nelle nostre prestazioni”.
Non c’è più Alisson…
“Sapevamo che avremmo potuto perderlo. Ci sono state offerte irrinunciabili per il club e lui aveva il desiderio di andare via”.
I tifosi non hanno preso bene le cessioni di Strootman e Nainggolan.
“Anche Kevin voleva un’esperienza nuova, è stata una sua decisione. Per Nainggolan abbiamo fatto differenti considerazioni. Ma voglio guardare avanti”.
E’ complicato gestire i nuovi acquisti?
“Per un verso sì, ma è stimolante avere giovani interessanti e giocatori esperti”.
Quanto può crescere Kluivert?
“Molto, diventerà importante per noi. E’ ancora un giocatore istintivo più che razionale, in questo deve migliorare”.
Dzeko si è laureto in Management dello Sport, lo stesso Sacchi…
“E’ un calciatore moderno, Edin ha tutto. A volte gli dico che si accontenta e quello non deve farlo, perché credo che è uno degli attaccanti che più ricorda Van Basten. Ora, inoltre, ha ancora più cultura e dovrò essere attento come parlo (ride, ndr)”.
Come ha vissuto Totti il suo primo anno da dirigente?
“E’ stato un anno di trasformazione, sta capendo a poco a poco quello cosa vuol fare da grande. Averlo intorno è prezioso, oltre la sua carta è un amico, un appoggio. Ho un gran rapporto con lui”.
Avere giocatori come De Rossi e Florenzi, esempi di romanismo, fa la differenza?
“Dico sempre che un calciatore o un allenatore deve innamorarsi della squadra nella quale lavora, ed loro aiutano a trasmettere quello sentimento di appartenenza”.
E’ speciale lavorare con Monchi?
“E’ al mio fianco e non davanti a me, come dice lui. Ha una conoscenza del calcio internazionale impressionante e si sta adattando a quello italiano. Qui si cerca più forza fisica e senso tattico, in Spagna più tecnica. La cosa ideale è un mix”.
Il Real non ha il direttore sportivo, crede che funzionerebbe questo modello in Italia?
“Non credo. Qui gli allenatori stono abituati ad avere un dirigente che si occupa del mercato”.
La Champions della Roma inizia contro il Real Madrid, senza Cristiano Ronaldo è una squadra più abbordabile?
“Continuano ad essere forti, lo dicono i numeri delle prime giornate. Hanno più qualità col pallone, meno errori, molti leader. Giocatori molto buoni che sono la base della nazionale spagnola”.
L’arrivo di Ronaldo come cambia la Serie A?
“E’ un valore aggiunto per il nostro campionato, che attira interesse. Per lo scudetto la Juve ha dimostrato di vincerlo senza di lui, non cambia molto. Ma il suo acquisto dà più forza in Europa”.
A chi darebbe il Pallone d’oro?
“Per la corsa che ha avuto, lo darei a Buffon. Non quest’anno, ma in generale lo meritava uno in carriera. Dopo, Messi continua ad essere un giocatore che cambia la partita da solo e vale lo stesso per Cristiano Ronaldo. Al portoghese magari non lo vedi ed improvvisamente è decisivo. E come difensore Sergio Ramos è il top”.
E se lo vincesse Modric?
“Lo meriterebbe per quanto fatto anche con la Crozia. Sarebbe un giusto riconoscimento per un giocatore di qualità”.
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