L’allenatore del Sassuolo, Eusebio Di Francesco, è stato il protagonista della nuova puntata del programma ‘Mister Condò’ su Sky Sport parlando anche del suo passato alla Roma. Queste le sue dichiarazioni:

Cosa significa essere Francesco Totti a Roma e giocare accanto a lui?
Giocare accanto a lui fu qualcosa di straordinario. Non per decantare solo le sue qualità, ma era alle prime armi. È stato formato da Zeman dal punto di vista calcistico, lui aveva grande qualità ma poca concretezza, poca verticalità. Sapevo dove poteva mettere la palla e dove potevo andare io, la qualità di un giocatore come lui non è dettata solo dalla sua bravura, ma anche da chi si muove. Chi fa risaltare la qualità di un passaggio è il movimento di un altro compagno, poi lui è come pochi, al di là dei gol ha una qualità di fare assist ai compagni che gli dà gioia e soddisfazione. Si vede

Che compagno era Batistuta?
All’inizio poteva anche rimanere antipatico, faceva sentire la sua grandissima personalità. Nella sala massaggi arrivò e disse di essere qui per vincere, poi lo fece veramente. In allenamento menava dall’inizio alla fine, poi si scherzava ma era determinato. Tra lui e Capello erano le due figure che hanno dato forza ai successi della Roma

Com’è passare da Zeman a Capello?
In ritiro meglio, si correva meno (ride, ndr). A volte racconto che io e Tommasi raccoglievamo le multe dei ritardi, lui arrivò con un minuto di ritardo. Gli dissi che c’era la multa, lui disse che faceva le regole e gli altri dovevano rispettarle

Che gusto ti è rimasto dello scudetto a Roma, nonostante sole 5 presenze?
Invece mi sono sentito protagonista, vivendo determinati contesti nelle difficoltà i calciatori si appoggiano agli uomini. Ci sono stati diversi uomini fondamentali, io in questo senso mi sono sentito protagonista. Eravamo tutti importanti e mi piace trasmettere questo

Perché andasti via?
Per non sentirmi un peso, non avevo grande considerazione da parte del mister ma volevo giocare. Ho fatto questo sport per scendere in campo, per la passione e continuerò a farlo

Come nasce l’esperienza da team manager della Roma?
Sono stati convincenti Francesco Totti e Vito Scala. Loro mi hanno convinto insieme a Rosella Sensi. Volevano un uomo di fiducia e di spessore che facesse da tramite con la società

E Spalletti come visse questo tuo ruolo?
La prima cosa che mi chiese furono due schemi che facevo con Zeman. Gli dissi che non ero lì per fare l’allenatore, ma era un rapporto schietto e simpatico

Come mai finì dopo un anno?
In realtà dopo tre mesi e mezzo, io avevo preso un impegno per un anno ma sentivo che non era il mio ruolo. Era più un ruolo dirigenziale totale che mi sarebbe piaciuto avere, avrei voluto più libertà. Sentendomi chiuso, mi ritengo una persona autonoma e rispettosa, questo mi ha fatto chiudere prima questa esperienza



FOTO: Credits by Shutterstock.com

© RIPRODUZIONE RISERVATA

🚨SEGUICI IN DIRETTA🚨