NOTIZIE AS ROMA DI FRANCESCO DE SANCTIS – Alla Luiss Guido Carli in scena la presentazione della VI Edizione del Corso da Team Manager. Presenti all’evento Eusebio Di Francesco, allenatore della Roma, e Morgan De Sanctis. Introducono la prima lezione il Direttore Generale Luiss Giovanni Lo Storto, il Direttore AS Luiss, Paolo Del Bene, e Guglielmo Stendardo, atleta Luiss ed ex calciatore professionista tra le tante di Lazio e Atalanta. Presenta il giornalista di Rai Sport, Alessandro Antinelli.
Ore 19.00 – Termina l’evento.
Ore 18.50 – In chiusura Stendardo racconta un aneddoto che riguarda anche Di Francesco: “Quando eravamo a Perugia mi ha regalato diecimila euro per fare casa”.
Ore 18.48 – Quanto sono importanti lo studio e lo sport
all’Università?
Di Francesco: “Lo studio e la cultura aprono
la mente”.
Ore 18.45 – Il lavoro di Team Manager. De Sanctis: “Leadership necessaria ad ogni livelli. Sono responsabile dei magazzinieri, dei fisioterapisti e dei ragazzi che lavorano con me. Poi l’allenatore, il ds sono miei leader, mai bisogna oltrepassare le gerarchie. Bisogna sempre prendere decisioni mettendo al corrente chi sta sopra”.
Di Francesco: “Deve saper stare al suo posto, parlo da allenatore. A volte è capitato che abbiamo preso decisioni. Ma per fortuna non ho problemi da questo punto di vista”.
Ore 18.40 – A entrambi. Come vi relazionate a livello umano con i giocatori?
De Sanctis: Io ho parlato del regolamento. Gestire i ritardi, indumenti lasciati in giro, peso eccessivo, uso dei telefonini nei momenti sbagliati… Noi siamo fortunati ad avere ottimi esempi in squadra per i più giovani. Mettere i soldi delle multe in Roma Cares è un po’ una strategia, così sono più disposti ad accettare una sanzione. Se qualcuno prende più multe perde la stima dei compagni, questa è la multa più grande. A volte sono bravi ad autodisciplinarsi. Sono stato molto orgoglioso quando la mia società l’anno scorso ha preso la decisione di mettere fuori rosa Nainggolan per l’episodio di Capodanno. Quel segnale alla squadra ha dato molto di più di quello che istantaneamente sembrava avesse tolto.
Ore 18.35 – Ancora una domanda a Di Francesco. Come gestisce le
pressioni che arrivano dalla piazza?
Ho la fortuna di avere ottimi
addetti stampa che mi aiutano a capire le varie situazioni. La grande forza è
non ascoltare e non leggere. C’è un errore: io faccio un lavoro e la mia
responsabilità maggiore è nei confronti della società. Anche a Sassuolo era
così. Avevo grandi responsabilità come le ho a Roma. A volte si ingigantisce
tutto, si deve avere grande forza nel gestire l’ambiente e credere in ciò che si
fa.
Risponde anche De Sanctis.
Quando gioca in un posto come
Roma, dall’esterno arrivano feedback che se le cose vanno bene sono troppo
positivi, e se vanno male sono troppo negativi. Se si è bravi a isolarsi c’è più
armonia. Le infiltrazioni sono continue, ma l’obiettivo è isolarsi, leggendo un
po’ meno e ascoltando un po’ meno. Zaniolo fa quello che fa e il giorno dopo
alcuni giornalisti pubblicano quello che ha postato 5 anni fa. Si può cancellare
il profilo ma le cose restano. Per questo è importante isolarsi. Non tutti
remano nella stessa direzione, dobbiamo sforzarci.
Ore 18.25 – A Di Francesco. Ricordi e rapporti con i Team
Manager?
Ne ho avuti tanti. Dice bene De Sanctis, volte bisogna
stemperare. Il rapporto col Team Manager è fondamentale, si deve parlare tanto e
avere coesione. Quest’anno nel regolamento hanno messo 200 regole in più. È
importante saper entrare nella testa dei ragazzi.
De Sanctis su Gigi Riva.
Era come un confessionale, era
un riferimento per tutti. Questo ruolo nella Roma piano piano lo sta prendendo
Totti. Ha rappresentato la Roma da giocatore nel miglior modo possibile e ora
continua a mettere a disposizione la sua esperienza. Totti sta iniziando un
percorso nella Roma. Se hai fatto il calciatore ad alto livello fino ad una
certa età vuol dire che ti ci sei dedicato tanto e non hai preparato altro. Lui
ha il vantaggio di essere romanista dentro.
Ore 18.18 – Domanda a De Sanctis: Ha influenza nelle scelte di
mercato?
Il Team Manager raccoglie informazioni. Per la mia
sensibilità di ex calciatore so cosa vuol dire per qualcuno approcciarsi al
mercato e lo sa anche il mister. Quando un calciatore dice qualcosa tu le senti
e le comunichi, ballando su un equilibrio particolare. A volte da calciatore mi
dicevano che ero un uomo società e mi arrabbiavo, ma da un certo punto di vista
mi rendeva orgoglioso. Non si deve perdere la fiducia dei giocatori sennò nello
spogliatoio non ci puoi più stare. Un esempio: ho legato molto con De Rossi, per
questioni anagrafiche non è che frequenti tutti fuori dallo spogliatoio. Prima
uscivamo io e lui, adesso ci siamo imposti di non vederci più tanto perché
avendo ruoli diversi non è adeguato. Monchi mi ha detto subito “ricorda che non
sei più calciatore”.
Ancora a De Sanctis: Caso Kolarov, come lo avete
gestito?
Essendo un professionista di livello e di età avanzata, c’è
stato un confronto con il Team Manager. Poi si è confrontato con allenatore, con
ds e compagni. Il confronto più importante è con De Rossi e Totti. Alla Roma ti
spiegano come comportarti per avere meno pressioni possibili. Per questo è
importante conoscere la storia del club. Io non mi sarei mai permesso di dire
qualcosa a Kolarov di mia volontà. Lui è venuto per sfogarsi, è stato un momento
delicato. A volte devi capire come buttare acqua sul fuoco. A volte, nonostante
il regolamento, si deve usare il buon senso. Il calciatore all’inizio quando
vede il regolamento si spaventa ed è restio a firmarlo. A volte più che essere
rigido devi cercare di ammorbidire.
Ore 18.15 – Riprende la parola Di Francesco: “Vi faccio una predica: in questo posto a volte si esagera con i giudizi, bisogna dare tempo e non smettere di impegnarsi”.
Ore 18.07 – Cominciano le domande. La prima è per De
Sanctis: Come avresti gestito Totti nel momento del suo addio?
Il
ruolo di Team Manager non mi permette di dare giudizi che non siano gli stessi
della società. Quello che posso fare è dare il mio giudizio ai dirigenti prima
che una decisione venga presa. Per fortuna stavo a Montecarlo in quel momento.
Ho un rapporto meraviglioso sia con lui che con Spalletti. Essere stato fuori
era un bene. Il Team Manager che c’era si è tenuto a distanza da questa
situazione.
A Di Francesco: Come si gestisce un campione in ascesa come Zaniolo?
Dargli la 10 può influire sulla crescita?
Questo riguarda la
società, bisogna mantenere il ragazzo con i piedi per terra. La differenza la fa
l’equilibrio. Non si smette mai d’imparare, questo vogliamo far passare a
Zaniolo. Della maglia numero 10 non me ne frega niente, non conta sulla
crescita. E comunque va guadagnata e c’è ancora tanta strada.
De Sanctis risponde alla stessa domanda: “Al Team Manager arrivano informazioni. Capisce come cambia lui e come cambiano i componenti della squadra. Poi si fanno valutazioni, le fanno l’allenatore e la società. Vorrei parlare dei social. Quando scrivete qualcosa tracciate la vostra storia, quando andrete avanti qualcuno la guarderà. Sulla maglia da dare a Zaniolo non se n’è mai parlato. Però sono usciti dei post di 4-5 anni, quando lui aveva 14 anni, e questo deve farvi capire quanto è importante”.
Ore 18.06 – Consegnati premi e felpa dell’Ateneo a Di Francesco, De Sanctis e Stendardo.
Ore 17.55 – Inizia a parlare Di Francesco: “Ai calciatori dico che quando si invecchia si accorcia la lingua. L’allenatore è importante perché vuole che tutto vada nel migliore dei modi. L’attenzione del Team Manager è nella preparazione di una settimana, quotidianamente, anche nel giorno di riposo degli atleti. Questo rompi scatole di De Sanctis mi scrive anche a mezzanotte. Io l’ho fatto in maniera diversa, dovevo stare vicino ad allenatore e squadra. Non lo sentivo e dopo 3 mesi ho avvertito la società che sarei andato via. Non ho scelto subito di fare l’allenatore, è arrivato dopo. È stata una grande esperienza e conosco le difficoltà. De Sanctis vorrebbe fare l’allenatore ma non ci capisce niente (ride, ndc)”.
Continua Di Francesco: “La capacità del Team Manager è portare il sorriso nella squadra e al proprio allenatore e loro ci riescono anche se a volte mi fanno arrabbiare. A volte De Sanctis ha preso responsabilità per me, come io ho preso le sue. Ci sta anche Gombar, che farà questo lavoro a livello top. Gestire i calciatori in diritto e doveri non è facile”.
Ore 17.45 – Eusebio Di Francesco arriva all’ateneo romano. Morgan De Sanctis continua il suo intervento: “Compiti del Team Manager: deve essere sempre disponibile, il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via. Poi c’è la comunicazione. Da giocatore vestivo casual. Quando sono diventato Team Manager ho cambiato abbigliamento per far capire ai miei ex compagni che non ero più uno di loro. È importante sapere sempre cosa dire, quando dirla e a chi dirla. Il secondo argomento è l’organizzazione. Si deve organizzare tutto, trasferte, ritiri, biglietteria. Pensando alla biglietteria mi viene un po’ il prurito, ci vuole tanto lavoro. Un altro tema è quello burocratico. I rapporti con l’Uefa, la Figc o la Lega, è stato molto difficile, ho dovuto studiare. Nei momenti delicati, poter dare il giusto suggerimento ai protagonisti è importante. Racconto un episodio: Samp-Roma dell’anno scorso. Strootman è stato protagonista di un errore dell’arbitro. Avevo due opzioni, spiegare a Kevin che l’arbitro aveva sbagliato e far si che venisse espulso per la sua reazione incontrollata, o dire una mezza bugia a fin di bene. Ho scelto la seconda. Il quarto punto è l’educazione. Si deve conoscere la storia del club per poterla trasmettere. Dovete essere educatori, anche lavorando nei settori giovanili. Ho tre figlie femmine, pensavo di non dover mai gestire un figlio calciatore, invece mia figlia maggiore ha deciso di diventare portiere. Non volevo mai andarla a vedere, un giorno sono dovuto andare. Lei ha preso tre gol in maniera un po’ imbarazzante, come nei peggiori incubi. Un genitore ha iniziato a parlar male di lei, io pensavo di essere su Scherzi a Parte. O scappavo o provavo a educarlo. Ho scelto la seconda, gli ho detto che questo tipo di consigli avrebbero dovuto darli i dirigenti”.
Un appunto anche sullo statuto all’interno di un club: “Il regolamento interno deve essere rispettato, se così non fosse c’è la gestione delle multe. Nonostante hanno stipendi importanti, anche quando ai calciatori tocchi il portafoglio non la prendono bene. Noi mandiamo tutti i fondi al Roma Cares”.
Chiosa: “Non è vincente chi arriva primo, ma chi va oltre i propri limiti. È un concetto universale valido sia nel lavoro che nella vita.”
Ore 17.31 – Inizia l’intervento di Morgan De Sanctis: “È la seconda volta che sono qua. L’anno scorso sono andato via con un po’ di insoddisfazione, avrei voluto far capire meglio di cosa si tratta quando si parla di Team Manager. Vorrei che alla fine di questo discorso gli studenti siano convinti di aver fatto la scelta giusta. Due anni fa giocavo al Monaco ed ero il secondo portiere. L’anno prima a malincuore ho lasciato la Roma, c’erano due portieri forti e sono dovuto andare via”. L’ex numero uno giallorosso continua: “Alla fine della stagione 2016-17 mi ha chiamato Monchi, l’occasione è stata l’ultima partita di Totti. Pensavo mi chiedesse di tornare a giocare a Roma. Quando ci siamo visti, mi ha spiegato che non avrei dovuto giocare. È stato duro da accettare, ma poi mi ha spiegato che figura stesse cercando. Una figura che lo rappresentasse quando era assente. Un motivo di orgoglio per me, non ho avuto un attimo di esitazione, sia perché tornavo alla Roma sia perché me lo ha chiesto lui, in cui nutrivo grande fiducia. Così mi sono trovato a fare il Team Manager. Posso dire che la realtà ha superato l’immaginazione. Molti, quando sei calciatore, ti dicono che il dopo sarà duro. Mi sono trovare a fare la vita delle persone normali. Da calciatore sei impegnato 3-4 ore al giorno, poi curi la tua famiglia e i tuoi hobby e stai attento a non fare stupidaggini”.
Morgan De Sanctis spiega le le basi del lavoro del Team Manager mostrando anche delle slides: “Fare il team manager non è esclusiva di chi ha avuto uno spogliatoio di alto livello. A livello di nozioni ho dovuto imparare abbastanza. Non avevo tutte le conoscenze necessarie. Chi studia in questo corso avrà queste nozioni. La parola umiltà è fondamentale in questo lavoro. Il Team Manager è come un hamburger, viene compresso dall’alto al basso. Io ho dei referenti che sono i componenti della squadra e l’allenatore. Tutto quello che serve a loro passa a me e io lo giro alla società. Ci sono dei rischi in questo ruolo. Non si deve perdere credibilità e fiducia da parte di tutti. Ti scontri con le esigenze di più corpi e ti devi sforzare a portare queste persone sulla stessa lunghezza d’onda. Rischi di essere considerato una spia. Sei il rappresentante della società, devi curare gli interessi delle persone che a volte non coincidono con quelli della società. È un discorso delicato. Importanti sono i dirigenti, che devono legittimarti. Sei un portatore di decisioni. Non giudicate mai le decisioni rispetto a chi le riceve o le subisce, altrimenti non farete mai i suoi interessi. Non mi sono mai permesso di fare giudizi personali e mai succederà”.
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