Eusebio Di Francesco, allenatore della Roma, è stato ospite di Fabio Fazio a ‘Che tempo che fa’ su Rai Uno. Queste le sue dichiarazioni:
Molto colpito dal fatto che tu sia qui. Fazio, però, lo vedi tutti i giorni. Sai che io ero forte?
Sì, ma il Comandante. Io a te penso in altre occasioni (ride, ndr). Di bravi a giocare ne ho sentiti tanti, in questo momento però conosco tanti “allenatori”…
Quant’è fastidioso che ci siano tante persone che ti danno “consigli”?
Non mi infastidisce perché fa parte del calcio, è la sua bellezza il fatto che tutti vogliano sentirsi importanti. Soprattutto quando si vince, quando si perde non ho mai sentito nessuno. Però ci sono anche ottimi consiglieri.
Era un anno difficile, il primo senza Totti. Avete fatto la ‘Romantada’, ora vi aspetta un’altra impresa…
Abbiamo fatto qualcosa di straordinario. Voglio lanciare un messaggio: io ci credo, questa squadra ha fatto 2 gare importanti in Europa, arrivando in semifinale, cosa difficilissima. Il mio pensiero è quello di non accontentarsi mai e credere in questa rimonta.
La tua conferenza postpartita è stata esemplare.
Volevo sottolineare il pessimismo che regna nel nostro mondo e nella vita. Io invece sono ottimista, anche se si passa per errori, che sono stati fatti inevitabilmente. La realtà è che uno sport, anche se per me è una professione e bisogna stare attenti ad altre dinamiche.
Ci sono stati scontri fuori dallo stadio e Sean Cox è in coma. Pallotta è andato contro gli ultras, li ha paragonati alla mafia. Tu che ne pensi?
Condivido pienamente, io sono contrario alla violenza. Una minoranza – perché questo va detto – di questi personaggi, che non hanno nulla a che fare il tifo, può andare a rovinare l’immagine di una tifoseria bellissima. Io prima di essere l’allenatore sono stato giocatore e ho conosciuto la tifoseria giallorossa, che è vero ti fischia, ma è sempre lì a sostenerti.
Torniamo alla serata col Barcellona, una notte magica sia in campo che fuori.
Sinceramente non avevo visto queste immagini. Questa è la forza: guardare sempre avanti e non andare dietro all’esaltazione e poi alla disperazione se le cose vanno meno bene.
Realizzare i sogni è un po’ la tua caratteristica. Già col Sassuolo avevi centrato la Europa League…
Io credo che quello che mi spinge a fare questo lavoro, che è la mia passione, è trasmettere gioia a queste persone. Io preferisco farmi da parte per lasciare spazio agli altri, che siano loro a godersi questi momenti. E’ un po’ il senso della mia vita.
Volevi fare il ciclista?
Sì, mia madre è trentina e ho iniziato a farlo. Tifavo per Moser, mi piaceva molto il ciclismo. Ci ho provato, poi però per fortuna ha prevalso il calcio.
Hai avuto una carriera importante da calciatore. Il tuo nome viene dal calciatore Eusebio…
E’ vero, mio padre era un grande fan. All’inizio dovevo chiamarmi Luca, invece mi chiamo Eusebio Luca all’anagrafe. Con il mio codice ho evitato alcuni problemi con gli omonimi. Ma non è il caso di parlarne qui.
Hai avuto Zeman come allenatore. Per te è un mentore ed un maestro in tutto, tranne che nella preparazione atletica…
Perché l’ho fatta e ne sento ancora addosso le fatiche. Ha una grandissima cultura del lavoro, eccedeva alle volte a fare i 1000 o i 3000 metri. E’ un lavoro duro che ormai non si fa quasi più. Lui mi fa ancora ridere quando viene a cena, la sua pacatezza e il suo modo di parlare mi fa ridere, la sua ironia.
Sei un allenatore “cool”.
Dillo tu, io non lo dico (ride, ndr).
Chi vorresti come allenatore della Nazionale?
Penso che Ancelotti e Mancini siano dei profili giusti. Non credo che Ancelotti abbia detto definitivamente di no. Con Costacurta lì in federazione potrebbe succedere sempre qualcosa.
Tuo figlio gioca nel Bologna. Cosa succede quando giocate contro?
Mi nasconde la formazione, è un furbetto (ride, ndr).
Come vedi il duello scudetto tra Juve e Napoli? La Juventus deve ancora venire da voi…
Penso che dopo oggi i bianconeri siano favoriti, anche se devono ancora venire da noi. Vogliamo essere determinanti ma per noi stessi, non per gli altri.
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