Marco Domenichini, vice di Luciano Spalletti, ha rilasciato un’intervista al Match Program del club giallorosso. Queste le sue dichiarazioni:
Venti anni insieme, un vero e proprio sodalizio. Marco Domenichini, vice allenatore di Luciano Spalletti, ha seguito il tecnico di Certaldo anche in questa seconda esperienza romana. “Sì, spesso parlando con mia moglie le dico che sono stato più con Luciano che con lei! Mia moglie infatti anche questa volta è rimasta a casa; passo più tempo con lui che con la mia famiglia. Però mi piace tutto questo, mi dà soddisfazione e mi permette di stare in una realtà importante”.
Come nasce la vostra collaborazione?
“La nostra collaborazione nasce da un episodio negativo, io allenavo la Primavera dell’Empoli e non mi riconfermarono la panchina. Luciano, allenava la prima squadra e mi chiese di fare il suo collaboratore. Da una cosa negativa è girata in positivo. Per me è stata una grandissima e bellissima opportunità, perché poter collaborare con Luciano mi ha permesso di arrivare così a venti anni di lavoro in società che non avrei conosciuto. Lo ringrazio. E mi auguro ancora tanti altri anni insieme”.
In cosa consiste di preciso il suo ruolo? Quali compiti svolge il vice allenatore di Spalletti?
“Io, insieme agli altri collaboratori di Luciano, non abbiamo compiti particolari; le indicazioni ce le dà Luciano di volta in volta. Ci diamo da fare per ottimizzare il lavoro, per far sì che gli allenamenti e tutto quello che ne gira intorno possa essere fatto nella maniera giusta e possa scorrere al meglio”.
Fare un’esperienza in Russia non capita a tutti. Quanto hanno influito sul vostro metodo di lavoro quei cinque anni?
“L’esperienza in Russia è stata bellissima. Un periodo intenso, e non facile in certe circostanze. Però ci ha dato molto; siamo riusciti ad integrarci in una situazione che non è la normalità e che difficilmente si potranno riproporre. Abbiamo avuto una occasione importante”.
Avete cambiato qualche metodologia di lavoro dopo i cinque anni in Russia?
“Ogni posto ha le sue usanze, la sua cultura, e l’allenatore si deve adeguare alle situazioni che vive. Sono esperienze che entrano nel tuo bagaglio, le puoi anche riproporre modificandole in base al posto dove ti trovi in quel momento”.
Qual è la soddisfazione più grande che si è tolto in carriera?
“Ce ne sono state tante: le coppe vinte qui a Roma, i campionati in Russia. Forse la soddisfazione più grande è aver cercato di fare sempre il massimo, dovunque siamo andati, e di aver raccolto anche parecchi consensi”.
C’è un giocatore, tra quelli che ha allenato, che è cresciuto di più?
“Totti. Ancora oggi allenarlo e poi vederlo giocare ti riempie di gioia. Oltre a Francesco Totti sono legato in modo particolare a Di Natale, l’ho avuto nel settore giovanile dell’Empoli e poi Luciano lo ha portato con se ad Udine. È un giocatore di grande livello, che forse avrebbe potuto fare di più di quello che ha fatto”.
Spalletti a parte, chi sono i migliori allenatori dal punto di vista tattico in Italia?
“In Italia abbiamo una scuola importante, tatticamente tutti gli allenatori che sono in Serie A sono molto preparati. Da Allegri a Sarri, sono tecnici che fanno giocare la squadra bene, con un sistema, con dei concetti ben definiti. La scuola di Coverciano ha sempre tirato fuori dei grandi allenatori, molto preparati. Nel mondo infatti gli allenatori italiani sono molto richiesti e apprezzati”.
C’è un tecnico nel panorama mondiale che la incuriosisce, che vorrebbe studiarlo più da vicino?
“Noi siamo qui al campo 24 ore su 24; tutte le novità e le situazioni particolari che propongono gli allenatori le studiamo, le valutiamo. Stiamo attenti a tutto, per poter carpire qualcosa e poterlo poi riproporre alla squadra”.
Com’era il Domenichini giocatore?
“Ero un giocatore normale, con ottime qualità fisiche, meno dal punto di vista tecnico. Ho fatto una carriera media molto probabilmente perché meritavo una carriera media. Però ho fatto il giocatore di calcio ed era quello che volevo fin da bambino, e sono pienamente soddisfatto”.
Ha mai pensato di tentare la carriera da primo allenatore?
“No non ci ho pensato e non mi interessa, mi riempie in pieno quello che sto facendo oggi. Ognuno di noi ha le sue caratteristiche e io penso di avere quelle necessarie per fare quello che mi impegna oggi. Mi piacerebbe in futuro tornare al settore giovanile, mi piace… vedremo”.
In cosa ha visto cresciuta la squadra in questa prima metà di campionato?
“È cresciuta nella consapevolezza di essere una squadra forte, una squadra che quando va in campo può imporre il proprio gioco ed è consapevole di poter fare sempre il risultato. È migliorata molto e bisogna dar merito ai giocatori, perché negli allenamenti seguono Luciano in modo molto attento e alla lunga se si lavora bene si riescono a raggiungere gli obiettivi”.
Qual è il giocatore di questa squadra che secondo lei è migliorato di più in questi mesi?
“Secondo me Emerson. L’anno scorso faceva intravedere di essere un calciatore di potenzialità, ma gli mancava l’autorevolezza nello stare in campo. Ora che la ha acquisita penso in futuro potrà avere grandi successi e importanti risultati”.
Nelle ultime 6 partite di campionato, Szczesny non ha subito gol in 4 occasioni. È diventata la fase difensiva il punto di forza della Roma?
“La fase difensiva è importante ma il merito, quando non si prende gol, non è solo di chi gioca in difesa, ma di tutta la squadra che si muove nella maniera corretta e che permette poche occasioni agli avversari”.
Domenica all’Olimpico arriva il Cagliari. Quali insidie nasconde una partita questa sfida?
“Il Cagliari all’andata ci ha creato moltissimi problemi, nonostante fossimo in vantaggio. È una squadra che corre, che non molla mai, ora viene da un risultato ottimo. Le insidie ci sono. Noi, per poter far risultato, dovremmo prepararla bene, e fare sempre il massimo. È un impegno importante e difficile”.
Quali sono le loro pedine più pericolose?
“Hanno Borriello, un giocatore che voi conoscete bene, che sembra abbia una seconda giovinezza. La squadra nel complesso è buona, è ripartita, bisognerà fare una prestazione al massimo. Noi siamo in un buon momento, ma le partite vanno affrontate al massimo”.
Due partite giocate, due vittorie in trasferta. Cosa si aspetta da questo 2017?
“Mi aspetto che si possa ripetere quello che è successo da quando Luciano è qui. Un percorso ottimo, positivo. Poterlo ripetere vuol dire lottare per degli obiettivi importanti”.
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