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Dybala: “La sconfitta nella finale di Budapest mi ha distrutto, sarebbe stata una vittoria storica”

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AS ROMA NEWS DYBALA – A tutto Paulo Dybala. L’attaccante della Roma si apre durante la nuova puntata del podcast condotto dalla sua futura moglie Oriana Sabatini. L’argentino ha toccato numerose tematiche legato al mondo del calcio e si è soffermato anche sulla dolorosa sconfitta rimediata nella finale di Europa League contro il Siviglia.

La finale del Mondiale?
“Quando la Francia segnò il 3-3 mi venne quasi da piangere, mancava davvero poco alla fine della partita. In quelle occasioni se vai ai rigori perdi. Siamo andati sempre in vantaggio, ma la Francia è stata in grado di rimontare”. 

I calciatori pensano alla possibilità di perdere quando vanno sul dischetto a calciare i rigori?
“Dipende da come è andata la partita. In quell’occasione sembrava che tutto stesse andando nel verso sbagliato, tutto ciò era successo per poi farci perdere ai rigori. Sennò la partita sarebbe finita 3-2 per noi e la Francia non avrebbe pareggiato. Io sono entrato in campo dopo il 3-3, quando la partita era ormai terminata, e mi veniva quasi da piangere. Non c’era tempo però né per piangere né per pensare. Le emozioni vengono messe da parte, mi sono solamente concentrato sul rigore”.

Come fai a non sentirti appagato dopo aver vinto il Mondiale, il trofeo più importante del calcio?
“Per un calciatore è il massimo vincere il Mondiale, ma il mio obiettivo è vincere altri trofei, continuare a segnare e a giocare. Il Mondiale è il massimo, ma io voglio anche altre cose. Dopo il Mondiale con l’Argentina, avevo un’altra finale molto importante da giocare con la Roma. L’abbiamo persa e questa cosa mi ha distrutto emotivamente. Ero completamente a pezzi. Non ce la facevo più, volevo solamente tornare a casa e non uscire più. La sconfitta mi ha colpito molto duramente. Per noi, in quel momento, sarebbe stato qualcosa di storico, come vincere la Coppa del Mondo. Per la gente di Roma sarebbe stato qualcosa di unico in tutta la loro storia. E io ero lì da un anno. E tutti mi chiedevano: ma come hai fatto a sentire questa sconfitta così tanto? Io non lo so. Il tempo passato insieme al gruppo squadra, il vivere la città, il conoscere la gente, lo spogliatoio… Mi ha ucciso il fatto di aver perso quella finale. Così ho risposto alla tua domanda precedente… Non c’è paragone tra la finale del Mondiale e quella di Europa League, ma perdere contro il Siviglia mi ha distrutto”. 

Continui a dare importanza a ciò che fai a prescindere dalla grandezza della competizione. 
“Dopo aver vinto il Mondiale potrei pensare  ‘Allora non gioco più, ho vinto la coppa più importante’. Ma non è così, l’Europa League era importante per me”. 

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Hai uno stile di vita molto sano, ma a volte il corpo ti dice ‘oggi mi fa male la gamba’. Come fai a non arrabbiarti quando ti succede?
“Durante la mia carriera ho sempre provato a trovare la soluzione per limitare i problemi fisici. Mi piacerebbe non avere mai infortuni, faccio tutto il possibile per evitarli. E’ normale a volte arrabbiarsi o essere frustrati quando accade, ma l’unica cosa che si può fare è andare avanti, recuperare e continuare a lavorare. Non sono uno che si allena, mangia e dorme solamente, seguo costantemente una routine di lavoro e mi prendo cura del mio corpo. A volte ci sono dei fattori che non puoi controllare. Tutto ciò che faccio è ciò che il corpo mi permette di fare. Se non mi prendessi cura del corpo magari avrei 10 infortuni e non solamente uno. Grazie al lavoro che faccio limito i problemi fisici”.

I tuoi idoli? 
“Guardavo Ronaldinho, Riquelme… Messi era diventato il mio giocatore preferito, ora ci gioco insieme in nazionale ed è una sensazione strana averlo al mio fianco. Successe la stessa cosa anche con Cristiano Ronaldo. Da vederli solamente da lontano a giocarci insieme è un qualcosa di folle”.

Stai già pensando al tuo futuro post carriera calcistica?
“L’ideale sarebbe iniziare a prepararsi alcuni anni prima della fine della carriera, anche se è difficile dire quando smetterò di giocare. Sarebbe bello sapere già cosa fare, magari avere già un’azienda, un progetto, e soprattutto quando farlo. In caso contrario non saprei, conosco molti ex giocatori che hanno provato migliaia di cose perché non sapevano cosa fare”.

FOTO: Credits by Shutterstock.com

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