Edin Dzeko, alla terza stagione con la maglia della Roma, ha rilasciato un’intervista al quotidiano tedesco Kicker parlando della sua esperienza in giallorosso e dei suoi obiettivi: “Ho ancora due anni per portare lo scudetto a Roma e anche se questo campionato è più equilibrato la Juventus è sempre la favorita”.
Sulla Juventus: “Dal 2011 hanno sempre vinto loro e hanno speso 90 milioni per Higuain. Se spendi tanto e non vinci c’è qualcosa che non torna. Quest’anno però il campionato è più equilibrato, anche se restano i favoriti. Sabato abbiamo il derby, per chi non lo vive è difficile capire: se vinci per i tifosi la vita è più bella. Finalmente le proteste dei tifosi (per le barriere, ndr) sono finite, quindi vivrò il derby più caldo. Sfide così in uno stadio semi-vuoto erano tristi”.
Sulle critiche che lo hanno colpito alla prima stagione in giallorosso: “Con i nuovi mezzi di comunicazione hanno tutti qualcosa da dire. Se un addetto ai lavori mi critica lo accetto, ma purtroppo giudicano molti che in realtà non capiscono nulla. Queste critiche le ignoro. Il primo anno sono andato male perché al City durante la preparazione non mi avevano fatto giocare sapendo che me ne sarei andato. Fisicamente ero fiacco. Avrei potuto lasciare la Roma dopo il primo anno ma non sono uno che molla e la mia famiglia ed io qui stiamo benissimo”.
Critiche che toccano tutti: “Se Messi e Ronaldo non segnano per due partite, cosa che non accade quasi mai, si parla di crisi. Non siamo robot, abbiamo alti e bassi. I tifosi a Roma sono incredibilmente fanatici. Il calcio qui, a volte, assume un’importanza esagerata. Allo stesso tempo però giocare davanti a loro ti trasmette entusiasmo e ti dà una spinta in più”.
Sui valori impazziti del calciomercato e l’introduzione del VAR: “Nessun giocatore dovrebbe valere 222 milioni. Sei anni fa prendevi un top-attaccante per 30 milioni, ora ne spendi 50 per un difensore. Però ormai il calcio ha imboccato questa strada legata al business. La moviola? A volte dopo un gol è strano perché non sai se esultare o aspettare che l’arbitro abbia controllato l’azione attraverso la Var. Ci si deve ancora abituare. Ma deve essere ben dosata, senza usarla troppo”.
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