Edin Dzeko, attaccante della Roma

Edin Dzeko, attaccante della Roma, ha rilasciato un’intervista a Sky Sport per la prossima puntata della trasmissione ‘I Signori del Calcio”, che andrà in onda domani sera alle 23. Queste le sue parole

Come si vive una vittoria contro la Juve in un grande stadio, in mezzo ai tifosi?
Non avevamo molto tifo a inizio stagione. Ovviamente uno stadio così grande come l’Olimpico è più bello quando è pieno. L’abbiamo visto contro la Juve e vorrei che ogni partita fosse così, perché per noi giocatori in campo è molto più facile quando i tifosi ci sostengono fino in fondo.

Francesco Totti è entrato a due minuti dalla fine e poi è tornato negli spogliatoi. Non è venuto a festeggiare. Lo capisci? O avresti fatto diversamente?
Siamo persone diverse e Totti è una leggenda della Roma. Questa è l’unica cosa che si può dire su di lui. Come giocatore è una leggenda in tutto il mondo, come persona l’ho conosciuto ed è un ragazzo davvero gentile. È Francesco Totti, quello che gli succede in campo è sempre vissuto con grande emozione.

Hai superato Totti come gol in una sola stagione. Hai anche superato te stesso. Hai cambiato qualcosa dalla scorsa stagione? Immaginavi di segnare così tanto?
Ogni attaccante vuole segnare il maggior numero di gol possibili. La mia prima stagione non è stata molto buona, ma abbiamo già parlato abbastanza della mia prima stagione. Me la ricordano tutti e io voglio solo concentrarmi sul futuro, come ho fatto quest’anno. Ovviamente aver segnato così tanti gol è un risultato fantastico per me. Tutti questi gol non sarebbero stati possibili senza la squadra e tutti i giocatori che mi hanno dato così tanti assist perfetti.

Quanto è stato importante Spalletti?
E’ stato molto importante. Lui vuole giocare un calcio offensivo e mi ha insegnato cose nuove, come attaccare sempre lo spazio, perché in Italia è più difficile, i difensori giocano più stretto e stanno più indietro che in Germania o in Inghilterra. Qui si difende meglio. Quindi se vai incontro alla palla e non verso la porta è difficile segnare. Ovviamente è stata una persona fondamentale per il mio successo.

Hai conosciuto anche Mario Balotelli? Cosa pensi di lui come persona e come giocatore?
Mario è un bravo ragazzo. Ci sono state così tante cose negative riguardo a Mario sui giornali. Io lo conosco meglio dei giornali. Abbiamo giocato insieme tre anni. È un ragazzo gentile, una brava persona. Penso che avrebbe potuto ottenere di più dalla sua carriera. Non molti giocatori hanno il suo talento. Però, come ho detto, in alcune situazioni poteva essere più furbo e non lasciare che la gente attorno a lui gli rovinassero la vita e la carriera. Se fosse stato un po’ più furbo in alcune situazioni avrebbe potuto fare molto meglio in carriera.

C’è un allenatore con cui ti piacerebbe lavorare nella tua carriera futura?
Una volta ho detto che mi piacerebbe giocare per Mourinho. Lo chiamavano “Special One” in Inghilterra. È speciale, ha vinto così tanti trofei con squadre diverse. Ho sentito molto di lui da altri giocatori che hanno giocato per lui e tutti dicono cose belle di lui.

Un giorno parlerai con tua figlia Una della tua infanzia.
Penso che la mia infanzia sia stata difficile a causa della guerra in Bosnia. Ovviamente non vorrei che nessuno, soprattutto non Una, debba vedere una cosa del genere. Quando crescerà le parlerò di molte cose, anche della guerra. Penso che un’infanzia difficile mi abbia reso l’uomo che sono oggi, molto più forte.

Ci vuoi raccontare cosa ricordi del suono delle sirene?
Non è una bella sensazione. Quando le senti sai che qualcosa sta arrivando. La tempesta sta arrivando. Mi ricordo che è successo così tante volte in quei quattro anni. Sono fortunato che ero così piccolo per pensarci o per capire tutto così bene, come per i miei genitori. Quando succedeva, e succedeva spesso, dovevamo correre in cantina e nasconderci finché non ci dicevano che potevamo risalire. Ovviamente non è l’infanzia che voglio per i miei figli, non solo per loro, ma per tutti. Penso che è successo per ragioni futili, così tante persone sono morte senza ragione.

Hai provato a dimenticare, con il tempo? O pensi che dimenticare sia un errore?
È difficile dimenticare una cosa del genere, penso che nessuno possa dimenticarla. Rimane dentro di te per tutta la vita, perché non è stato facile vivere così. Soprattutto quando siamo bambini vogliamo sempre uscire a giocare con gli altri bambini. E da bambino non puoi capire che non puoi uscire all’aria aperta. È successo spesso che mia madre e mio padre non mi lasciassero uscire e io piangevo in casa senza capire il perché. Era pericoloso, saremmo potuti morire da un momento all’altro, come tantissimi bambini o adulti che sono morti senza ragione. È qualcosa che non puoi dimenticare, cerchi di vivere senza pensarci e pensi solo al futuro. E io ci provo.

Hai in programma di avere un altro figlio?
Sì, mia moglie è già incinta di sei mesi, e sarà un maschietto. Sei il primo a saperlo. Davvero.

Sei amico di Ruediger, cosa pensi di quello che ha detto Lulic su Rudiger dopo il derby?
Conosco Lulic meglio di chiunque. Non penso sia razzista. Perché ha detto quelle cose? Devo essere onesto, non l’ho mai chiamato per chiederglielo. Forse era arrabbiato perché aveva perso la partita, anche se ovviamente ha sbagliato a dire quelle cose. Gli altri soffrono per queste dichiarazioni. Come dicevo prima, lo conosco bene e so che non è razzista, ma a volte bisogna mantenere la lucidità anche dopo le partite quando perdi, non si possono dire certe cose.

Oggi chi è secondo te l’attaccante più forte?
Secondo me il numero 9 più forte, tolti Messi e Ronaldo che sono speciali, è Ibra. Negli ultimi dieci anni è stato il numero 9 più forte.



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