AS ROMA NEWS EMPOLI CORSI – Fabrizio Corsi, presidente dell’Empoli, ha rilasciato un’intervista a Rete Sport parlando della sfida contro la Roma di domani. Queste le sue dichiarazioni:
Da oltre 30 anni è presidente dell’Empoli, ha ancora voglia di fare tanto nel calcio?
“Sì dal 91′, a volte capita di avere un po’ di scoramento, quando i risultati non arrivano. Da tanto tempo abbiamo creato un’azienda che ha una sua piccola importanza, è diventato il calcio il mio interesse principale, anche se a volte la stanchezza si sente”
Ha attraversato tre decenni…
“Sì all’inizio partimmo dalla Serie C, noi si andava avanti valorizzando i giocatori giovani, è una tradizione nel DNA di questo club, anche da prima che arrivassi. Nel 96′ siamo arrivati in Serie B, con Spalletti e Baldini, in quella squadra c’erano Birindelli, Martusciello, insomma tanti ragazzi che hanno fatto serie A ad alti livelli. Ci sarebbe da scrivere qualche libro”
Il segreto dell’Empoli?
“La passione, ma anche una filosofia di fare calcio a cui si allineano tutti gli allenatori: dare importanza ai giovani. I nostri tifosi sanno che quando un giocatore viene richiesto dalle big devono partire. Ora abbiamo ceduto Bajrami che ci ha dato tanto, forse in ritardo di un anno, quando restano troppo in genere fanno peggio. Gino Pozzo, mi ha sempre detto che i giocatori devono stare 2 o 3 anni al massimo e bisogna rinnovare”
Vicario, se n’è parlato anche in chiave Roma. Che prospetto è? Può essere un giocatore da Roma?
“Non lo so, non mi metto ad enfatizzare il calciatore, perché ci pensa da solo. Nelle classifiche di rendimento fatte con dati statistici aggiornate ogni domenica, Vicario in Europa è quello che ha fatto più parate nei massimi campionati nel 2022. Ora i metodi di valutazione partono anche da questi dati. Vedremo cosa accadrà, l’importante è che continui a far bene. Ha fatto più di 60 partite, è stato un crescendo. Non fece bene all’esordio, ma reagì subito dalla seconda”
Vicario, Parisi, Baldanzi e così via, se si presenta qualcuno con argomenti convincenti lei è disponibile a trattare?
“Sì. Devo dire che con Giampaolo facemmo una marea di punti fino a gennaio, c’erano Paredes, Zielinski etc. e a forza di parlare bene dei nostri talenti, facemmo malissimo il girone di ritorno. Bisogna stare attenti quando se ne parla. Mi inorgoglisce che i nostri ragazzi piacciano in giro, ma è meglio parlare di altre cose”
Roma-Empoli, che partita si aspetta?
“Al di là del valore della squadra, quello che può preoccuparci è che troveremo una Roma arrabbiata, dopo due sconfitte. Troveremo un Olimpico pieno, uno stadio in cui molti dei nostri ragazzi non c’hanno ancora giocato per 90 minuti pieni. Falsini recentemente ha giocato contro la Lazio e ha fatto molto bene. Baldanzi come lui ha bisogno di fare una quarantina di partita per completarsi, soprattutto sul piano fisico. L’effetto Olimpico va superato per alcuni giovani, poi abbiamo sempre un lumicino di speranza di poter fare risultato, guardando anche all’ultimo periodo di buoni risultati contro le big come Inter e Lazio. La speranza è fare una grande prestazione”
C’è un filo che unisce Spalletti, Sarri e adesso Zanetti come altri?
“Il lavoro è decisivo per noi, parlo del lavoro sul campo, perchè con tanti ragazzi giovani bisogna lavorare tanto sul campo. Addestramento tecnico-tattico ma anche attività fisica. Abbiamo bisogno di fare dei percorsi di crescita, si fa con un lavoro specifico. Sappiamo benissimo su quali parametri i nostri giovani devono crescere. Un programma di lavoro minimo semestrale, per arrivare ad almeno 18 mesi. Ci sono tante piazze dove i risultati sono decisivi e quindi diventa più difficile lanciare e completare dei ragazzi inizialmente non pronti al 100%. Un allenatore che viene da noi sa che deve fare un percorso di questo genere. Abbiamo bisogno di tecnici che sposino questa linea”
Perchè il nostro calcio sta finendo sempre più in mano a personaggi che non hanno la sua esperienza, passione e competenza calcistica?
“Non lo so, difficile rispondere. Ci sono molte proprietà straniere, che mi sembrano distanti dalla realtà del campo, dalla preparazione della partita, dal lavoro settimanale. Mi accorgo nel mio piccolo di fare errori e cerco di evitare di ripeterli. Ho un modo di fare applicabile ad una realtà di provincia come Empoli, dove si è creata una cultura sportiva che coinvolge tutto l’ambiente, la stampa e i tifosi, affinchè si abbiano reazioni meno negative rispetto ad esempio ad una prestazione non buona di un ragazzo. Non posso dire che c’è un unico modello: da noi ritengo sia giusto fare così. Seguo molto il settore giovanile, mi accorgo che lì ci sono situazioni da sistemare periodicamente, ma è una mia idea. Penso all’Empoli di oggi ma anche all’Empoli di domani. Ma è un modo di fare calcio difficile da applicare in tutte le piazze”
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