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Ettore Viola: “Alla Roma servirebbe un allenatore carismatico come Liedholm. Io sceglierei Fabregas”

AS ROMA NEWS ETTORE VIOLA FABREGAS – Ettore Viola ha parlato della Roma. L’ex dirigente nonché figlio dello storico presidente giallorosso Dino Viola, ai microfoni di Centro Suono Sport si è soffermato in particolare sulla scelta del nuovo allenatore.
Chi vedrebbe bene sulla panchina giallorossa?
“Ci vorrebbe un allenatore carismatico, tipo Liedholm, uno capace di fare quel che vuole lui. E, sinceramente, al momento, ne vedo pochi. Io vorrei, comunque, un tecnico di prima fascia, a cui lasciare spazio per creare un progetto. E vorrei che venisse sistemata l’organizzazione societaria, con dirigenti capaci di cercare giocatori seguendo la volontà dell’allenatore e di non buttare via soldi”.
Come faceva suo padre a prendere sempre i migliori allenatori del momento?
“Mio padre conosceva tutto il calcio, essendoci sempre stato dentro, ancor prima di diventare presidente. Era un uomo molto concreto e deciso: niente chiacchiere o pettegolezzi, nessuna incertezza. E, poi, è sempre stato molto corretto”.
Chi avrebbe tra gli allenatori di oggi?
“Credo Fabregas, per lo stile di gioco, la scelta dei giocatori più funzionali, il rapporto con i tifosi”.
Una scelta alla Eriksson?
“Il paragone ci può stare. Fabregas è anche giovane, penso che abbia più o meno la stessa età che aveva Eriksson quando arrivò a Roma”.
Prima era più semplice attirare grandi allenatori perché la Roma aveva più fascino?
“Assolutamente sì. Mio padre riuscì a costruire in pochi anni una squadra bella e vincente, scegliendo bravi allenatori e giocatori forti e funzionali al gioco che si voleva fare. Inoltre, era in grado di avere un rapporto leale e sincero con tutti”.
Quanto pesava la volontà popolare sulle scelte dirigenziali?
“Molto poco. Per esempio, mio padre voleva Giordano e Manfredonia. Riuscì a prendere solo Manfredonia, che ad un certo gruppo di tifosi non piaceva. A lui, fondamentalmente, piaceva provare a vincere ed era consapevole del fatto che lasciarsi influenzare da giornalisti e tifosi poteva essere controproducente. Basti ricordare che tutti, a Roma, alla riapertura delle frontiere ai calciatori stranieri nel 1980, volevano Zico e Viola prese Falcao. Direi che, visti i risultati, ha avuto ragione”.
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