AS ROMA NEWS FABIO JUNIOR – Fabio Junior si racconta e torna su qualche polemica legata ai suoi anni alla Roma, pur provando a evitarle. L’attaccante brasiliano arrivato in Italia nel 1999 ha ripercorso l’esperienza giallorossa, partita con grandissime aspettative poi però non rispettate sul campo.
L’ex ‘uragano blu’, arrivato dal Cruzeiro per ben 30 miliardi di lire, ha parlato in una lunga intervista a ‘Grand Hotel Calciomercato’: “Mi aveva chiamato così Alberto Rodrigues, il telecronista che seguiva la nostra squadra in Brasile. Per ogni gol che facevo, per ogni dribbling o assist che realizzavo, aveva coniato questa espressione. Ho conservato ogni ritaglio di giornale in cui si parlava di me così, anche quando sono arrivato a Roma. So benissimo che avrei potuto fare molto di più. Ero considerato una rivelazione in uno dei campionati più difficili del mondo”. I paragoni con Ronaldo erano all’ordine del giorno: “Ma i confronti non sono mai buoni. Io prendevo le distanze, ma mi rendevo conto che fosse inevitabile. Ho sempre tifato per Ronaldo, che per me è stato unico: ho avuto l’onore di giocare in Nazionale con lui, era un fenomeno davvero. Però anche i miei numeri erano importanti: pochissimi giocatori lasciano una città di tremila abitanti e una squadra di periferia, il Democrata, per spostarsi in uno tre grandi club del suo stato come il Cruzeiro”.
E poi è arrivata l’Italia: “Per me, un sogno. E giocare per i colori di una delle società più importanti del mondo, un privilegio. Mi sento io stesso un tifoso della Roma”.
Ma qualcosa non ha funzionato: “Con il tempo sono arrivato a una risposta: avrei dovuto avere più pazienza. Forse ero troppo giovane, e poi volevo giocare sempre: ho preso spesso decisioni affrettate e so che a Roma avrei potuto fare di più. La mia carriera dice che le soddisfazioni sono state molte di più rispetto alle delusioni: ho realizzato il sogno di tutti i giovani che vogliono diventare calciatori; ho vestito la maglia della mia Nazionale e non c’è onore più grande nello sport; ho cercato di vivere ogni singolo momento come fosse l’ultimo. Ma non considero Roma un fallimento. Avrei potuto fare di più: in alcuni casi non me lo hanno lasciato fare, in molti mi è stato proprio impedito per motivi che conosco solo io”.
In Europa, Fabio Junior è stato anche indagato e squalificato all’interno di un’indagine sui passaporti falsi: “È stata una brutta ferita, ho subìto un processo senza il mio consenso. E forse anche per questo non sono rimasto in Europa”. Poi torna sulla Roma:“La squadra in cui ero inserito era fantastica: c’erano Cafu, Aldair, Zago, Candela, Paulo Sergio, Montella, Delvecchio, Di Francesco, Di Biagio. E poi Totti. Come posso scegliere uno a cui fossi più legato?”. E sugli allenatori, Zeman e Capello:“Del primo ho un profondo affetto e rispetto. Mi ha sempre trattato molto bene, aiutandomi ad adattarmi al calcio italiano. Con il secondo, pur avendo grande stima professionale, non è andata bene: quando è arrivato, i miei problemi con la società sono aumentati”. Fino all’addio nel 2000, dopo solo un anno e mezzo. Ora il brasiliano fa il commentatore per il Gruppo Globo, con un obiettivo: “Spero di poter continuare fino ad arrivare a raccontare i prossimi Mondiali. Non scherzo, ho accettato con lo stesso entusiasmo con cui accettai la Roma”.
Ma Fabio Junior non ha rimpianti: “Se tornassi indietro, rifarei tutto. E lo direi a ogni giovane giocatore che me lo dovesse chiedere. È un peccato vedere tanti calciatori forti che lasciano il Brasile per l’Europa, perché vuol dire che non sappiamo tenere i nostri talenti. Forse, alcuni partono troppo presto, come capitato a me: fossi stato più preparato, avrei affrontato meglio questo viaggio straordinario. Ma lo ripeto, la Roma ha comunque un tifoso in più: quando finirà questa pandemia, mi piacerebbe poter venire in Italia e vedere una partita all’Olimpico. Comunque sia, è stato tutto bellissimo”.
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