Federico Fazio

Federico Fazio è il protagonista di oggi della diretta social giallorossa. La Roma, dall’inizio della quarantena, ha lanciato la rubrica “Instagram Live” collegandosi con le case dei giocatori, pronti a rispondere alle domande dei tifosi e non solo.

Ricordi le emozioni del tuo esordio con la Roma?
“Sì, all’andata con il Porto, nei preliminari di Champions nel 2016. Non sono partito titolare, ma sono entrato nel secondo tempo. Eravamo uno in meno, ma è stato bello. La partita dopo è stato l’esordio all’Olimpico e abbiamo vinto 4-0 contro l’Udinese, è stato bello anche li”.

Il 20 ha un significato per te?
“No, quando arrivi in una squadra ci sono pochi numeri disponibili: tra chi non è andato via ancora e chi sta in rosa ce ne sono pochi. E’ un numero che mi piace il 20”.

Da zero a cento che altro numero ti piacerebbe?
“In Italia è diverso perché ci sono tanti numeri alti. In Premier e in Liga è diverso perché si va dall’uno al venticinque. Mi piace l’87”.

Domanda del fratello Mariano: chi vince sempre quando giochiamo a 21?
“Non giochiamo solo con lui, ma anche con il mio altro fratello. Il più piccolo è quello che vince di più”.

Ti piace Tivoli?
“Sono stato in tante parti vicino a Roma e in Italia. Mi piace molto girare e conoscere la terra dei miei nonni. Ho girato molto anche qui intorno ai castelli”.

Interviene anche Juan Jesus: mamma mia che capelli.
“Devo sistemarli (ride, ndr). Ho tagliato i capelli a mio padre e lui i miei”.

Con quale leggenda argentina ti sarebbe piaciuto giocare?
“Mi piaceva tanto Batistuta. Un altro idolo per me è Riquelme, sono tifoso del Boca e ho avuto la fortuna di giocare con lui nel 2008 alle Olimpiadi, è stato un sogno”.

Qual è stato l’attaccante più difficile da marcare?
“Non solo un attaccante, ho giocato una partita a Siviglia nel 2007 contro l’Arsenal. Perdemmo 3-0 pur avendo una grandissima squadra ma in quella partita loro praticamente hanno giocato senza punte ma hanno disputato un match incredibile, tutta la squadra ci mise in difficoltà”.

Il lancio per Dzeko sul gol al volo al Chelsea
“In allenamento si prova tutto, soprattutto ora che il calcio è molto tattico e studiato. Gioco da tanto con Edin e ormai lo conosco bene. Mi ricordo anche un altro lancio fatto a Negredo con il Siviglia. Stesso lancio, ma prese la traversa e di quello non si ricorda nessuno”.

Ti fanno i complimenti per la maglia. 
“E’ quella del primo derby, una delle più belle in assoluto”.

Che emozione è segnare in un derby?
“Nel momento in cui la palla entra tiri fuori tutte le emozioni che hai dentro e nei derby è tutto moltiplicato per cento”.

Il gol contro il Cagliari convalidato dopo il consulto del VAR?
“Era il primo anno del VAR, ricordo che contro di noi si fermava sempre… Io posso dirti che al 100%, pur non vedendosi bene, che non ho mai preso la palla con la mano, poi mi ricordo la lunga attesa e la gioia finale”.

Tra te, Perotti e Pastore chi fa l’asado meglio?
“Penso Perotti, soprattutto perché lo fa spesso. Io non lo faccio molto perché sono in appartamento”.

Messaggio da Perotti: “Certo che non mi scrivi mai per sapere come sto”
“Sembra una donna (ride, ndr)”

Sai cucinare?
“Si, mi piace molto. Non ho un piatto che faccio meglio, anche la pizza”.

Tornerai a Trapani?
“Mio nonno era di la. Ci sono stato lo scorso anno. Ho fatto un bel giro in Sicilia”

Cosa preferisci della cucina siciliana?
“Cous cous. Lo faceva mio nonno ed è quello che mi è rimasto di più come piatto caratteristico. Anche i cannoli sono buoni”.

Quando hai capito che saresti potuto diventare un calciatore di professione?
“L’anno dell’esordio in Argentina nel 2005. Già l’anno prima ti rendi conto di essere più vicino all’obiettivo. Poi a quell’età sei piccolo: fai l’esordio e magari neanche ti rendi conto. La stagione dopo sono andato al Siviglia”.

Sulla ripresa
“Speriamo di uscire tutti da questa situazione”.

C’è un errore che hai fatto in campo al quale ripensi?
“All’andata contro il Liverpool, è stata la peggiore. Abbiamo fatto una Champions grandissima e poteva essere diversa. Al ritorno abbiamo fatto una grande gara. Rimane un sapore un po’ dolce e un po’ amaro”.



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