Francesca Brienza torna a parlare. Sulle pagine de “Il Tempo“, la compagna dell’ex tecnico della Roma Rudi Garcia si è soffermata su Francesco Totti, e su tutto quello che il numero 10 rappresenta per la stragrande maggioranza dei tifosi giallorossi. Ecco il suo articolo:
Dopo aver letto davvero tanti pareri, non ho intenzione di soffermarmi su chi ha ragione e chi ha torto in questa lunga quanto spiacevole diatriba che accompagna l’addio al calcio del Capitano Francesco Totti, anche perché, mentre noi accumuliamo commenti, lui non si è ancora pronunciato ufficialmente. Mi preme più che altro sottolineare un aspetto di cui forse pochi, tra i fautori del suo addio, hanno tenuto conto: Totti non è solo la leggenda, l’idolo o una parte indelebile della storia giallorossa, benché, come ho sentito dire da molti, «la Roma esisterà e andrà avanti anche senza di lui». No, non è mica così semplice. In realtà per la stragrande maggioranza dei romanisti Totti è molto di più, rappresenta un vero e proprio trofeo, quello che, materialmente, nella bacheca della Roma manca purtroppo da molto tempo. In tutti questi anni di carriera, non è forse stata la presenza di Francesco in squadra a colmare i vuoti lasciati da scudetti sfiorati, da Champions mancate, da coppe perse? Chi oggi si limita a rimarcare che per lui il tempo sul rettangolo verde è ormai agli sgoccioli, forse non ha memoria o conoscenza di tutti quei tifosi che ogni volta, nel bene e nel male, al primo posto o in fondo alla classifica, sono andati a comprare il biglietto della partita per salire ancora una volta sugli spalti e vederlo lì, chinato a sistemare gli scarpini e pronto a giocare.
La certezza di averlo in squadra in tante circostanze è stata consolazione per l’orgoglio ferito di ogni singolo romanista; Francesco è stato vittoria, traguardo, gioia incontenibile. Un vanto da esportare in tutto il mondo. Si può capire, allora, che con tutto questo sentimento in campo rinunciare a lui, ad una storia d’amore durata venticinque lunghi anni, non è cosa facile. Non si può ridurre questo turbinio emozionale ad un «arrivederci e grazie, ci rivedremo in altre vesti». Qui ci sono lacrime che scendono al contrario, sgorgano dal cuore e raggiungono gli occhi, inarrestabili, al pensiero che il suo nome in formazione non si urlerà più. Esagerazione? Guardate cosa succede ancora oggi a Napoli se, camminando in città, qualcuno urla anche solo per scherzo «ho visto Maradona!». In un attimo divampa il fuoco del sentimento, perché Maradona è Napoli così come Totti è Roma. Sì, Francesco Totti è la Roma. Questo, forse, a qualcuno dispiacerà, ma nessuno potrà mai cambiare lo stato delle cose. Perché tra testa e cuore vince sempre il cuore.
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