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Graziani: “Con la mia cattiveria Dzeko segnerebbe 45 gol”
Francesco ‘Ciccio’ Graziani, ex attaccante della Roma, ha rilasciato alcune dichiarazioni a Teleradiostereo parlando del momento dei giallorossi.
I pranzi pre-partita vi caricavano?
Erano bei pranzi e belle cene a Trigoria. Si mangiava benissimo, qualcuno si ingrassava pure…
Il tuo rapporto con Boniek?
Un ragazzo d’oro, intelligente, furbo, educato e sapeva giocare benissimo. A Roma sapeva fare ogni ruolo, una guida straordinaria. Fuori dal campo abbiamo sempre scherzato e riso, ha la battuta pronta. Come fai a trovare un difetto ad una persona così?
Che impressione ti fa la Roma?
Questa Roma per certi versi mi entusiasma, per altri mi fa paura. Ha troppi alti e bassi. A volte la vedi giocare come a Napoli, con cattiveria e determinazione, poi la vedi col Milan e sembra una squadra diversa, svogliata. Questi alti e bassi stanno determinando una situazione difficile per la Roma. La logica della squadra deve essere quella della determinazione, abbiamo perso punti con squadre assurde e nettamente inferiori. Quelle partite le avremmo vinte solo con la cattiveria.
Qual è il segreto per affrontare lo Shakhtar?
Lavorare bene questi giorni, stare uniti e parlare della partita tra compagni sui movimenti. Parlare di calcio, fare gruppo. E’ un’occasione unica, è una partita alla portata e l’Olimpico può fare la differenza, ci sarà grande partecipazione. Bisogna portare a casa il risultato, ci si guarda in faccia. E’ una prerogativa importante per una squadra.
Tu davi sempre il fritto.
A volte non basta, ma può fare la differenza in certe situazioni. Bisogna portarsi sempre questo.
Dzeko a volte è sembrato distratto.
Il vero Dzeko è un punto interrogativo, a volte mi entusiasma, altre volte sembra ti stia facendo un favore. Se avesse la mia cattiveria farebbe 45 gol a campionato, serve cattiveria calcistica, voglia di essere protagonista. Con quel fisico dà l’impressione che sia troppo buono.
Meriti e demeriti di Di Francesco?
Ha tanti meriti, ha riportato entusiasmo, vuole emergere ed è giovane. Ma non dipende sempre da lui. In una squadra l’allenatore conta massimo il 30% e lui ce l’ha messo tutto. In alcune scelte ha responsabilità, ma in campo ci vanno i calciatori. Sta facendo bene il suo lavoro.
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