AS ROMA NEWS IBANEZ – Roger Ibanez, difensore della Roma, ha rilasciato un’intervista a Sambafoot.com prima della finale di Europa League contro il Siviglia. Il brasiliano ha parlato della sua esperienza in giallorosso e di Mourinho.
Parlavi già italiano?
“No. Parlavo solo portoghese ed inglese di base, ma quando sono arrivato qui, nel primo mese, ho seguito dieci lezioni di italiano e poi l’ho imparato nello spogliatoio. Rafael Toloi all’Atalanta mi ha aiutato molto, ha tradotto alcune cose, altre le ho capite più o meno e da lì ho imparato l’italiano. Attualmente va abbastanza bene”.
Vari giocatori brasiliani sono stati alla Roma. Juan, Aldair, Toninho Cerezo, Cafu, Falcao… Hai parlato con qualcuno di loro?
“Juan, ho anche giocato contro di lui al Fluminense quando era al Flamengo e Aldair l’estate scorsa: ho trascorso qualche giorno in spiaggia, l’ho incontrato e abbiamo giocato insieme a footvolley. Una persona eccezionale. Mi ha abbracciato, ha chiesto tutto quello che doveva chiedere, gliel’ho chiesto anche io e qualunque cosa mi servisse potevo chiamarlo. È un ragazzo davvero eccezionale. Non c’è da stupirsi che sia un idolo della Roma e come persona è eccezionale”.
Ti ha dato qualche consiglio specifico?
“C’erano diversi argomenti (ride). Da uno scherzo a un argomento leggermente più serio, ma è stata una buona conversazione, ho imparato molto. È un ragazzo molto rilassato, che può essere preso come esempio e sono molto grato”.
Hai detto che allenarsi nel calcio italiano fa molto bene ai difensori. Com’è il tipo di lavoro svolto lì?
“Il calcio italiano ti fa imparare molto sul sistema difensivo, non solo a livello individuale ma come squadra, quindi ho imparato molto da quando sono arrivato qui. Avevo 18 o 19 anni, ero ancora un ragazzino, ma ho imparato molto sul movimento, sulla posizione, sulla posizione del corpo, la palla, sono molte cose che ti insegnano e impari in allenamento. Nella vita di tutti i giorni se riesci ad assimilare molto puoi anche imparare molto”.
Il tuo rapporto con Mourinho? Cos’ha di diverso?
“È un lavoro eccezionale. È una persona molto speciale. Sa come gestire ogni giocatore. Lavora molto mentalmente, parla con ogni giocatore nel modo che pensa sia il migliore possibile, dal giorno in cui si è presentato fino ad oggi è sempre la stessa persona. È molto competitivo, vuole sempre vincere, quindi non ha molto da dire su se stesso. Le sue espressioni a bordo campo dicono tutto”.
Quali sono le tue aspettative per la convocazione in nazionale?
“Credo che la nazionale venga da tutto quello che fai all’interno del club. Se rimani ad un livello alto, concentrato all’interno del club, è un risultato. Questo è quello che cerco di fare, di avere un focus totale qui alla Roma, di lavorare il più possibile, di essere il più preparato possibile in modo che, in caso di convocazione, sia pronto per esserci”.
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