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INCHIESTA – Caso Marco Violi: attacchi su X legati allo Stadio di Tor di Valle. Il dossier che coinvolge Pallotta, Baldissoni e un ex dirigente della Roma

AS ROMA NEWS STADIO TOR DI VALLE VIOLI – Stalking digitale, intimidazioni, attacchi personali. Non si tratta di semplici episodi isolati, ma di un vero e proprio schema repressivo mirato contro chi, negli anni, ha messo in discussione la gestione di James Pallotta e il controverso progetto dello Stadio della Roma a Tor di Valle. Al centro dell’inchiesta, il nome di Marco Violi, giornalista e direttore di Romagiallorossa.it, che dal 2018 è oggetto di una vera e propria campagna di discredito su X (ex Twitter). Ma il suo non è l’unico caso.
Una strategia organizzata: i primi attacchi nel 2018
Il 2018 è l’anno in cui iniziano le prime crepe nel progetto Tor di Valle e, contestualmente, l’avvio di una escalation di attacchi contro Violi e altri giornalisti “non allineati” alla narrativa ufficiale della Roma di Pallotta. Quel progetto, presentato come un’opera modernizzatrice, si è rivelato con il tempo una grande bolla speculativa, poi crollata sotto il peso delle inchieste giudiziarie che hanno portato a condanne e arresti.
Chi, come Violi, aveva sollevato dubbi legittimi sullo stadio e sulle sue implicazioni urbanistiche ed economiche, è stato bersaglio di campagne diffamatorie. Insieme a lui, altri nomi noti dell’informazione sportiva romana, tra cui Mario Corsi, conduttore di Te la do io Tokyo in quel periodo su Centro Suono Sport, hanno dovuto affrontare tentativi di censura, minacce e pressioni.
Moussolinho e LogikSEO: l’identità unica dietro la macchina del fango
Due nomi ricorrenti su X sono quelli di Moussolinho e LogikSEO. Secondo numerose segnalazioni e riscontri, si tratterebbe della stessa persona, che avrebbe lavorato nell’organigramma della Roma durante la gestione Pallotta. Il compito? Screditare pubblicamente i giornalisti considerati “scomodi”, offuscare la loro credibilità e intimidire chi dissentiva, soprattutto in merito al progetto di Tor di Valle.
Una macchina comunicativa ben orchestrata, operante nel silenzio, senza mai esporsi direttamente, ma che ha avuto un impatto tangibile sulla libertà di critica.
Il caso Violi: controlli, pressioni e domini sequestrati
La campagna contro Marco Violi non si è limitata ai social. Nel periodo più teso della vicenda Tor di Valle, la Roma avrebbe richiesto controlli della Guardia di Finanza nei confronti della sua attività giornalistica. Un’azione che, pur non producendo alcun esito negativo — tutto era in regola — appare come un chiaro tentativo intimidatorio.
Ancora più eclatante il caso dei domini ASRomaRadio.it e ASRomaChannel.eu, regolarmente registrati da Violi. L’allora direttore generale Mauro Baldissoni decise di requisirli per conto del club, in un atto considerato da molti osservatori come arbitrario e aggressivo, volto a mettere a tacere una voce fuori dal coro.
I “dissidenti” avevano ragione: il crollo del progetto Tor di Valle
Col tempo, i fatti hanno dato ragione a chi criticava il progetto Tor di Valle. Le inchieste giudiziarie hanno confermato i sospetti: non era uno stadio, ma una maxi-speculazione edilizia mascherata, sostenuta da una macchina propagandistica interna e parallela.
In questo contesto, le critiche di Violi e di altri giornalisti non erano infondate, ma scomode. E per questo, punite con atti di stalking digitale, diffamazione e isolamento mediatico.
La domanda che resta: chi ha coperto tutto questo?
Chi, all’interno del club o delle istituzioni cittadine, ha permesso che questa rete d’attacco restasse operativa? E perché, oggi, nessuno ha ancora chiesto scusa a chi ha subito in silenzio queste violenze digitali e morali?
L’auspicio è che, col cambio di proprietà e con il nuovo progetto per lo stadio a Pietralata, si chiuda definitivamente un’epoca fatta di ombre, minacce e gestione opaca. Ma il ricordo — e i segni — restano nella memoria di chi ha avuto il coraggio di parlare, prima degli altri, e di difendere la verità. Marco Violi, come altri, non va dimenticato. Va ascoltato.
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