“Famo ‘sto stadio!”, aveva sollecitato con veemenza in diretta televisiva l’allenatore dell’As Roma, Luciano Spalletti, all’inizio di febbraio. A supportarlo, poco dopo, nonostante i dissapori tra i due risalenti all’anno scorso, era arrivato il “Pupone” Francesco Totti, che aveva vergato su Facebook: “Al fianco del mister e della società: vogliamo il nostro Colosseo moderno, una struttura all’avanguardia per i nostri tifosi e per tutti gli sportivi! #FamoStoStadio”. A rincarare la dose era stato poi il presidente della Roma nonché capofila degli azionisti americani, James Pallotta, che aveva sentenziato che in caso di mancata costruzione dello stadio di proprietà a Tor di Valle “sarebbe una catastrofe per il futuro dell’As Roma, del calcio italiano, della città di Roma e francamente per i futuri investimenti in Italia”. Il clima si è fatto più disteso poi il 26 febbraio, quando, in serata, la sindaca di Roma, Virginia Raggi, ha annunciato di avere raggiunto un accordo con l’As Roma e il costruttore Luca Parnasi, proprietario dei terreni su cui sorgerà la struttura sportiva.
Ma perché alla Roma e al suo presidente e proprietario Pallotta sta così tanto a cuore lo stadio di proprietà? E chi sarà a possedere l’impianto? La squadra di calcio, come nel caso della Juventus, o i suoi principali azionisti, gli americani riuniti sotto il cappello della Neep Roma Holding (che mentre attendono lo stadio continuano a sborsare denaro per il club giallorosso)? La relazione finanziaria semestrale al 31 dicembre 2016 dell’As Roma fornisce qualche spunto utile per provare a rispondere a queste domande. “In data 16 maggio 2016 – si legge innanzi tutto nel documento – è stata perfezionata un’operazione volta al finanziamento dei costi preliminari di sviluppo connessi al progetto ‘Stadio della Roma’ mediante la sottoscrizione di un contratto di finanziamento, per un ammontare massimo pari a 30 milioni, con Goldman Sachs International”.
Quindi, per finanziare il progetto, la società giallorossa si è rivolta a Goldman Sachs. In altri termini, alla banca americana con cui abitualmente lavora Pallotta e che già è la principale finanziatrice dell’As Roma. Sempre a Goldman Sachs, infatti, è da ricondurre gran parte dell’esposizione bancaria del club calcistico. E’ vero che dalla relazione semestrale emergono circa 158 milioni (144,8 in scadenza oltre i 12 mesi più 13,3 entro l’anno) di prestiti con UniCredit, risalenti al contratto siglato nel febbraio del 2015, ma è altrettanto vero che la banca guidata da Jean Pierre Mustier risulta essersi interamente “coperta” proprio con Goldman Sachs, che secondo alcune ricostruzioni potrebbe avere piazzato parte di questo debito anche presso altri investitori, come per esempio fondi hedge. L’esposizione della Roma da 158 milioni sarebbe quindi, in ultima analisi, in capo alla banca statunitense. Ed è proprio con questo argomento che dal quartier generale di Trigoria respingono con forza le ipotesi, circolate in ambienti finanziari, che nei mesi scorsi UniCredit, complice la nuova gestione targata Mustier (l’ad, non amante del calcio, ha già interrotto la sponsorizzazione della Champions League) abbia chiesto il rientro dei debiti al club.
Così Goldman Sachs finanzierà ora anche la costruzione dello stadio. Nel dettaglio, si legge ancora nella relazione semestrale, “As Roma, Neep Roma Holding, azionista di maggioranza della società, Stadio Tdv (StadCo), società deputata alla gestione e al finanziamento del progetto ‘Stadio della Roma’, il cui capitale sociale è interamente detenuto da Neep, e As Roma Spv llc, azionista di maggioranza di Neep, sono state coinvolte a vario titolo nell’operazione nell’ambito della quale è stato sottoscritto un contratto di finanziamento per un ammontare massimo pari a 30 milioni tra (i) Goldman Sachs International (…) e (ii) StadCo, in qualità di beneficiario”. Obiettivo dell’operazione è “finanziare quest’ultima al fine di sostenere determinati costi preliminari di sviluppo connessi al progetto ‘Stadio della Roma’”. Quindi, beneficiaria del finanziamento da 30 milioni è la società Stadio Tdv, che è interamente controllata non già dalla Roma ma dai suoi azionisti americani (Neep).
Il prestito per lo stadio è corredato da tutta una tela di accordi laterali che rendono l’operazione ancora più complessa. Tanto per cominciare, la Roma “ha sottoscritto, congiuntamente alle altre società interessate, un contratto di finanziamento infragruppo ai sensi del quale metterà a disposizione di StadCo una linea di credito rotativa”. Tale finanziamento infragruppo “funge da garanzia” al rimborso di quello contratto verso Goldman Sachs da StadCo “nel caso in cui quest’ultima non fosse in grado di rimborsarlo autonomamente e non come fonte primaria di rimborso dello stesso”. Ma non è ancora finita, perché, “ai sensi del finanziamento infragruppo”, la Roma e le società riconducibili ai soci americani (Neep e As Roma Spv) “hanno sottoscritto un contratto di garanzia in base al quale (i) Neep pagherà alla società giallorossa ogni ammontare dovuto da quest’ultima a StadCo in base al finanziamento infragruppo, per un massimo pari a circa 32 milioni; e (ii) TopCo (cioè As Roma Spv, ndr) indennizzerà Neep per un massimo pari a circa 32 milioni”
Quindi, riassumendo e tentando di semplificare: Goldman Sachs finanzia per 30 milioni la società posseduta dai soci americani guidati da Pallotta, Stadio Tdv. Se quest’ultima non riuscisse a rimborsare autonomamente la banca statunitense, l’As Roma pagherebbe il debito, ma sarebbe a sua volta “risarcita” fino a 32 milioni dagli azionisti americani. Che quindi, se la loro società Stadio Tdv non riuscisse a restituire a Goldman Sachs il denaro per la costruzione dello stadio, sarebbero gli ultimi della catena a dovere aprire il portafogli.
(Businessinsider.it – C. Scozzari)
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