Fabrizio Lucchesi, ex direttore generale della Roma ai tempi del terzo scudetto, è intervenuto ai microfoni di Centro Suono Sport per commentare le attuali problematiche del nostro calcio a fronte dell’emergenza Coronavirus:
“Sono romano d’adozione, i miei figli sono cresciuti qui e in questo periodo di quarantena, vivo a casa attendendo che questa emergenza finisca, il prima possibile”.
Il calcio riprenderà?
“La salute prima di tutto, nonostante sia un addetto ai lavori. Se devo commentare come manager, il calcio è un’impresa, che per l’economia nazionale è importante, la quinta azienda per fatturato del nostro paese, se c’è possibilità di ripartire in totale sicurezza è giusto farlo. E’ evidente che vivremo una fase nuova della nostra esistenza, come serviranno dei protocolli per andare al bar, è giusto pensare
Protocollo sanitario e responsabilità dei club in caso di nuovi contagi?
“Sono tematiche importanti, immagino siano questioni sui tavoli delle discussioni tra governo e Federazione. Il problema oggi è l’allenamento e le società di Serie A hanno le strutture per iniziare a svolgere allenamenti individuali. Ritengo giusta la pretesa del calcio sul tema allenamenti, soprattutto perchè si può assicurare, come negli sport individuali, il distanziamento tra un atleta e l’altro. I calciatori non vanno privilegiati ma neanche sfavoriti. Le chiusure a prescindere non le trovo giuste. Serve trovare una soluzione per ritornare ad allenarci con una certe sicurezza. Il discorso delle partite è di tutt’altra natura e andrà affrontato successivamente. Sulle responsabilità civili e penali? Nel caso civile si può ovviare con delle liberatorie, su quella penale ovviamente no, servono delle procedure di sicurezza rigorose e gli amministratori dei club devono assicurare questo piano sanitario, che il Governo deve accettare e autorizzare. La sensazione è che nessuno voglia prendersi ancora questa responsabilità”
Da dirigente navigato, la Roma sembrava in procinto di cambiare proprietà, la situazione finanziaria del club non è rosea, cosa accadrà?
“Credo che il processo di vendita si sia raffreddato perchè oggi chi vende è in condizione di debolezza, visto che tutto costa meno e chi compra vuole spendere meno, stiamo vivendo un momento di contrazione del sistema. Chi compra ha un altro problema: sta già vivendo la contrazione dei suoi fatturati. La Roma ha bisogno di una disponibilità liquida urgente, che Pallotta pare assicurerà con il completamento della ricapitalizzazione, ma la Roma perde 50 milioni l’anno, un deficit che sommato alla posizione debitoria arretrata con la necessità di investire sul mercato per accrescere la competitività, credo che spingerà la proprietà a portare a termine la cessione del club quando le acque internazionali si saranno un minimo placate. Da quello che so, Friedkin è ancora interessato ad andare avanti e credo che si cercherà l’intesa su un prezzo di base più basso, ma che metta d’accordo tutti. Posso aggiungere che Fienga è un ottimo manager, me ne parlano tutti molto bene, non ha un background calcistico, ma a livello manageriale e amministrativo mi dicono sia un ottimo dirigente”.
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