NOTIZIE AS ROMA MONCHI – Il primo gennaio su Sky Sport è andato in onda il ‘Codice Monchi’, una lunga intervista al direttore sportivo della Roma dove si è aperto a 360° sul suo metodo di lavoro e non solo. Oggi è stata resa nota una versione estesa della puntata, con nuove dichiarazioni:
Sul tempo.
In una squadra più grande hai meno tempo, è
così. Se sei il DS del Barcellona il tempo non esiste, se sei il DS della Roma
il tempo è piccolino. Per dire, avessimo bisogno di un portiere, provo a
prenderlo pensando che può diventare un portiere forte della Roma in due anni,
ho tempo perché abbiamo Olsen, Mirante e Fuzato. Caso diverso in cui ti servisse
un terzino destro, ti servirebbe uno che arriva e gioca.
Sulle scelte.
Per me l’allenatore deve decidere il
profilo, poi la direzione sportiva deve mettere a disposizione dei nomi. È
difficile che un allenatore conosca i nomi, salvo che siano giocatori che
giocano nel calcio italiano. È normale, perché fanno un mestiere diverso. Se
l’allenatore vuole un terzino destro di determinate caratteristiche, io dico i
profili che posso proporre. Normalmente ho avuto la fortuna di avere la fiducia
degli allenatori con cui ho lavorato. Difficilmente impongo qualcosa. Non mi
piace condividere tutto, a volte gli allenatori si fidano di me, ma provo sempre
a trovare una squadra condivisa.
Sull’uso dei dati.
Se cerchi un difensore centrale bravo
di testa, i dati ti aiutano. Per fare la prima scrematura il dato è
fondamentale, poi devi guardare il giocatore. Qui ho trovato più facilità, si
lavora tanto in forma analitica. Ma gli estremi non sono buoni, è meglio
mischiare.
Sul budget.
Ho sempre detto che lavoro con l’excel, non
dimentico mai i numeri. Oggi il budget è uno, domani può cambiare. A gennaio può
cambiare, perché magari arriva un’offerta di 200 milioni di euro per Lorenzo
Serafini (ufficio stampa, ndr) e se lo portano via. Il budget non è fisso,
bisogna sapere che c’è sempre qualche rischio. Lavoro molto vicino al direttore
finanziario e al direttore marketing.
Quanto può spendere la Roma nel mercato?
Non è quanto
può spendere, puoi comprare un giocatore da 20 milioni, ma conta anche lo
stipendio. È tutto insieme.
Su Malcom.
Immagino che il Barcellona lo volesse prima.
Non voglio pensare che una squadra che spende 42 milioni di euro lo faccia
perché lo vuole la Roma, non sarebbe molto professionale e al Barcellona sono
grandi professionisti.
Sulle cessioni.
Prima di arrivare qui, l’acquisto più
costoso che ho fatto è stato Vazquez, a 15 milioni. Se guardi i giocatori che ho
ceduto, il più costoso è stato Dani Alves per 42, qui ho venduto Salah per 50,
Radja per 40, Alisson, Rüdiger per 40… I costi dei giocatori si sono alzati, per
me è un po’ una follia.
Spegni il telefonino a Natale?
Mai. È il mio lavoro.
Racconto una storia: era Natale 2002-2003, ero andato a vedere Reinaldo Navia,
un giocatore cileno che giocava in Messico. Mi ricordo che era Capodanno, in
Spagna si mangia un chicco d’uva a mezzanotte per ogni rintocco. 5 minuti prima
ero al telefono con i dirigenti della squadra messicana. Poi non l’ho preso
perché non avevamo una lira (ride, ndr). Quelli che mi conoscono sanno che è
difficile avere una conversazione senza il telefono a fianco. Non dico che sono
il DS più bravo, sicuramente no, ma uno di quelli che lavorano di più
sicuramente. Da mio padre ho imparato che per diventare qualcuno, l’unica strada
è il lavoro.
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