NOTIZIE AS ROMA – Monchi, direttore sportivo della Roma, ha rilasciato un’intervista al canale tematico giallorosso ripercorrendo le tappe fondamentali in Champions League della squadra di Di Francesco.
Sul sorteggio dei gironi di Champions della scorsa stagione.
Il primo pensiero dopo il sorteggio non è stato bellissimo, ho pensato fossimo stati sfortunati. Avevamo trovato due tra le squadre più forti, il Chelsea e l’Atletico Madrid. Si diceva che il primo e secondo posto fossero già assegnati.
La partita con l’Atletico.
La mia prima importante come ds della Roma. E’ stata una bella serata, loro forse sono stati superiori ma abbiamo fatto una bella partita. Alisson è stato formidabile. Un bel pareggio per cominciare che si è rivelato importante.
La partita con il Qarabag.
Finita la partita a Qarabag ho parlato con il mister. Io ho un po’ d’esperienza in Europa e gli ho detto che ogni vittoria è buona perché tante cose influiscono. Arrivare a Qarabag e vincere non era facile per nessuno.
Il pareggio di Londra.
Di tutto il percorso che abbiamo fatto in Champions, questa partita è stato l’inizio di tutto. La Roma ha mostrato una crescita di mentalità importante. Arrivi a Londra contro il Chelsea e dopo 30 minuti sei sotto 2-0 è normale perdere anche 4-0. La squadra ha creduto in se stessa e ha fatto una grande rimonta.
Il 3-0 al Chelsea.
Un risultato così ti ci fa credere. E’ l’inizio di quello che abbiamo fatto dopo.
Il ritorno con l’Atletico.
In 30 minuti la Roma ha avuto tante occasioni, ha fatto un buon pressing prendendo palla nella loro metà campo. Nel secondo tempo hanno segnato alla prima volta che sono arrivati dal nostro portiere. Dopo la partita ero contento per l’atteggiamento, ma una sensazione brutta perché era un momento importante per alzare la mano e dire “siamo qui”.
La vittoria in casa con il Qarabag.
Perotti ha fatto il gol che ha chiuso il cerchio. Ha segnato il gol che ci ha portato qui (Roma-Genoa 3-2 ndr) e qui segna il gol che ci fa andare avanti. Lo ha meritato, il gol col Genoa è stato uno dei più importanti degli ultimi anni. Col Qarabag abbiamo fatto un po’ di fatica, essere obbligati a vincere a volte ti dà pressione, ma è stato giusto.
L’andata con lo Shakhtar.
E’ una squadra alla pari della Roma. Il nome non è blasonato, ma hanno un grande allenatore e un’ottima squadra. Hanno vinto con il Napoli e con il City nella fase a gironi, qualcosa avevano dentro. E’ vero che era un turno al 50% e dopo è stato così. Nel primo tempo all’andata abbiamo giocato molto bene, poi al rientro qualcosa è mancato. Non so se un po’ di serenità o convinzione che la strada era già aperta, ma in Europa non te lo puoi permettere. E’ stata la cosa peggiore fatta quest’anno, abbiamo avuto una mancanza di mentalità vincente, quello che ho voluto portare a Roma.
Il ritorno con lo Shakhtar.
Il ritorno è stata una partita equilibrata sia a livello difensivo che offensivo. Una partita che abbiamo giocato con testa. Una bella partita, loro in contropiede erano forti, mi è piaciuto l’atteggiamento e la mentalità della squadra in campo.
Il Barcellona.
Il primo pensiero è stato di paura. Poi abbiamo iniziato a crederci. Ho analizzato subito tecnicamente la situazione. Il nostro vantaggio è che fisicamente eravamo più forti di loro, sicuro al 100% perché conosco bene il Barcellona. A livello tattico sono bravissimi, ma fisicamente con giocatori coma Fazio, Dzeko, Manolas, Nainggolan e De Rossi, e se siamo capaci a portare la partita sul piano fisico abbiamo delle possibilità. Il ritorno a Roma è stato così così, ma avevo un po’ di fiducia. Ho sempre pensato che dovevamo vincere questa sfida al Camp Nou. Se provo a ricordare dopo la partita nello spogliatoio cosa è successo, dico che eravamo più convinti che prima della partita. Sembra una follia ma è la verità: risultato bugiardo, l’arbitro non ci ha aiutato e abbiamo mancato qualche occasione. Parlando con Di Francesco, abbiamo detto che avremmo fatto qualcosa d’importante al ritorno.
Il ritorno con il Barcellona.
Eravamo convinti davvero dopo l’andata. Questo è stato il messaggio uscito da squadra, società, allenatore e che è arrivato ai tifosi. Loro sono arrivati convinti di farcela, ma poi in campo si sono ritrovati 11 matti alla ricerca della vittoria e non è facile. Era impossibile non segnare il terzo gol, sarei sceso io in campo a segnarlo. Lo poteva fare Manolas, così come i tifosi o Pallotta. Era impossibile non farlo. Arrivare tra le 4 più importanti d’Europa vincendo con il Barcellona nel modo che abbiamo vinto è un segno importantissimo.
L’andata con il Liverpool.
Una partita strana anche per loro. L’atteggiamento iniziale è stato buono, i primi 25 minuti abbiamo controllato la partita, eravamo sicuri di noi stessi. Dopo la prima occasione da gol loro con Mané la squadra si è spaventata. Per 30 minuti siamo spariti dalla partita. Dobbiamo capire per continuare la nostra crescita. Sono convinto che l’anno prossimo se ci troveremo in una situazione simile la risposta della squadra sarà diversa. Eravamo delusi, abbiamo provato dolore. Eravamo fiduciosi, ma in Europa se non sei sempre al 100% paghi.
Il ritorno con il Liverpool.
Ci credevamo ed eravamo convinti, ma la differenza con la partita con il Barcellona è stata che non era la prima volta. Noi eravamo convinti, ma loro sapevamo che lo avevamo già fatto e sono arrivati qua con un atteggiamento diverso dal Barcellona.
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