Monchi

Il direttore sportivo della Roma, Ramon Monchi, questa mattina partecipa alla presentazione del libro di Daniel Pinilla “El método Monchi”. Nella Sala Nuvola del Roma Convention Center, il diesse giallorosso verrà intervistato dal giornalista Paolo Condò.

Il segreto del Siviglia è Monchi. La prima squadra a eliminare il Barcellona di Guardiola. 
Il gol del Barcellona lo segnò Ibrahimovic, ma vincemmo in casa 2 a 1. Nella partita di ritorno perdemmo 1 a 0, ma passammo e poi vincemmo in finale contro l’Atletico Madrid.

A che punto era nel 2010 il “Metodo Monchi”? 
Il mio percorso ha un inizio ed una fine. Io ho giocato come portiere al Siviglia per tanti anni, ho studiato come avvocato ma un giorno è arrivato il mio presidente e mi ha chiesto di fare il direttore sportivo. Mai avrei pensato di diventare diesse. Era un momento difficile per la squadra che era in Serie B, molto vicina al fallimento. Il mio metodo ha due punti importanti: il lavoro, che è da sempre la strada per il successo, e il rapporto diretto con i giocatori e l’allenatore. Questa è la mia forza. Sono sicuro che ci sono tanti ds che sono più bravi a scovare i giocatori, ma io sono più forte nel rapporto diretto con lo spogliatoio. Nella struttura societaria, il ds è sopra tutti ma credo debba essere allo stesso livello di giocatori, allenatore e magazziniere. Se il direttore sportivo capisce quali sono i problemi, è più facile trovare le soluzioni.

E’ dalle critiche che si impara… 
Sì, bisogna continuare a lavorare per trovare il successo. Dopo aver vinto la prima Europa League a Eindhoven, che era il successo più importante degli ultimi 58 anni, tornammo a Siviglia e tutti erano contenti. Ricordo che parlai col presidente dissi: ‘Sa che abbiamo un problema?’ Lui non ci credeva e avrà pensato ‘questo è matto’. Ma io dissi che il motivo era che adesso avremmo dovuto concentrarci sul campionato.

C’è differenza tra un club che ha i suoi osservatori e un club che lavora con i mediatori e i procuratori… 
Le scelte le fanno i club, per me è stato sempre i fondamentale guardare i giocatori dal vivo. Per questo bisogna avere tanti osservatori. A Siviglia ne avevamo 16, per ora a Roma siamo 10 ma li vogliamo aumentare. La prima cosa che ho voluto fare qui a Roma e stata aumentare la rete degli osservatori. La Roma ha sempre lavorato bene sul mercato e stiamo lavorando per seguire una direzione sportiva più vicina alla mia idea.

Il mancato acquisto di van Persie?
Mi fanno sempre la domanda sull’acquisto non andato a buon fine. Siamo nel 2004, quando van Persie giocava al Feyenoord, avevamo fatto lo scouting sul giocatore. Cercavamo un esterno alto, avevamo parlato con l’allenatore e abbiamo mandato un mio collaboratore per gli ultimi rapporti. L’appuntamento era alle 20.30, alle 20.25 mi ha chiamato il suo avvocato dicendoci il numero della stanza, la 830. Passano le 20.30 e non arrivavano, e il telefono era spento. Alla fine abbiamo saputo che dopo la chiamata, Wenger aveva chiamato il suo procuratore e gli ha detto di lasciar stare il Siviglia e andare da lui all’Arsenal.

La cessione di Salah è stata dolorosa ma l’ho capita perfettamente, ma non ho capito quella di Paredes… 
Sono d’accordo con te, ma qualche volta il direttore sportivo deve fare quello che la società ha bisogno. Non sempre è la decisione più normale. Se un club ha bisogno di vendere un giocatore, non sempre arriva l’offerta per il giocatore che si vorrebbe cedere. Leandro sta facendo un percorso importante, ma non dobbiamo sempre guardare la decisione di una parte, ma di entrambe le parti. Leandro Paredes voleva giocare sempre, ma a Roma in quella posizione avrebbe avuto molta concorrenza.

La Roma rispetto ad altre squadre è una società che ha un grande settore giovanile… Un direttore sportivo come si relaziona con questa caratteristica molto forte del suo nuovo club?
Quando sono arrivato a Roma, avevo un primo obiettivo: capire la Roma. È sbagliato non conoscere la storia, la filosofia e i tifosi della nuova squadra. Ho avuto la fortuna di avere vicino a me persone che dal primo giorno mi hanno parlato dell’ambiente. Quella è stata la cosa più importante e oggi sono contento di lavorare nella Roma. È la prima volta che lavoro in una squadra diversa e non era facile. Avevo paura, il primo mese è stato difficile.

Lei aveva anche altre offerte… Come mai la Roma?
Non lo so. Qui potevo trovare un ambiente simile a quello di Siviglia. Dopo questi mesi posso dire che finora non ho sbagliato. Lavoro con la stessa autonomia e serenità. È bello aver ricevuto alcune offerte, magari con un nome più importante della Roma. Ma avevo dato la mia parola al club giallorosso ed ero convinto che Roma fosse il posto più interessante e adatto alla mia filosofia di lavoro. È stato un primo mese difficile. Il Monchi professionista è molto felice, anche del rapporto con dirigenti, staff, giocatori e stampa. Ma al Monchi uomo manca la famiglia che è a Siviglia. Sono tanto legato ai miei cari, la mia relazione con la famiglia è stata la cosa più importante per il mio percorso lavorativo. Sono ancora fuori dal mio contesto, ma presto potrebbero raggiungermi. Sono felice, ho trovato un posto difficile ma carino. Quando lavoro con persone al mio fianco, do tutto.

Com’è il rapporto con Totti? 
Il rapporto è buono. Sono arrivato nel momento più complicato, ma lui mi ha reso facile l’arrivo a Roma. La mia prima conferenza stampa è stata con la notizia del ritiro di Francesco. Prima ho parlato con lui. Oggi stiamo lavorando insieme, ho bisogno di lui e credo che lui sia contento lavorare con me perché ha iniziato un nuovo percorso, diverso da quello del calciatore. Insieme possiamo fare cose importanti per il bene della Roma.

Tornando sul mercato… Ha detto che Schick non era esattamente il profilo di giocatore che le aveva chiesto il tecnico, ma è stata un’opportunità… 
Ho dato la stessa spiegazione a loro. Il direttore deve essere vicino alla società e all’allenatore. Devo guardare il presente e il futuro. Faccio un esempio: se avessimo tre terzini destri, comunque prenderei un Dani Alves di vent’anni se ne avessi l’opportunità. Questo è il lavoro che deve fare il direttore sportivo. Nessun allenatore dice no ad un buon giocatore. Poi l’allenatore deve trovare il posto adatto a quel giocatore.

Un suo commento sulla Champions della Roma…
Dopo Verona risponderò alla domanda. Se vincessimo contro il Chievo, sarei ancora più felice della vittoria contro il Qarabag. Sarà uno step importante per la crescita della società. Quello che abbiamo fatto nella fase a gironi di Champions è bellissimo, ma non possiamo fermarci qui. Dobbiamo continuare per arrivare a quello che i tifosi chiedono. Credo che i tifosi della Roma siano contenti per gli ottavi, ma credono che aspettino qualcos’altro. E dobbiamo vincere domenica. Per me può essere il momento più importante del campionato la prova del nove dopo un obiettivo raggiunto.

LE DOMANDE DEI GIORNALISTI

Avrebbe preferito avere Totti da giocatore o da dirigente? 
Lo vorrebbero tutti i direttori sportivi del mondo da giocatore. Sono fortunato di lavorare con lui.

In che momento ha scelto Di Francesco?
Testimone Baldissoni: la prima volta che abbiamo parlato con Eusebio eravamo entrambi convinti che lui fosse il tecnico giusto per la Roma.

Quale dei rinnovi è stato il più difficile? Quanto manca per il contratto di Florenzi?
Nessuno è stato difficile perché tutti volevano restare alla Roma. Da Daniele, poi Strootman, poi Nainggolan, Fazio, Manolas e Perotti: tutti volevano restare qui. Questo è molto più semplice per un direttore, grazie anche alla società. Florenzi? Non so quanto tempo, ma sicuramente è il mio obiettivo. Florenzi e la Roma devono continuare insieme per ancora tanti tanti anni.

Che idea si è fatto del calcio italiano? 
Io ho una buona impressione del calcio italiano ma parlo solo del lavoro sportivo. Visto da fuori ci si può fare un’idea sbagliata. Quando sono arrivato qui, posso parlare molto bene del lavoro dei club. Tutti gli allenatori del campionato sono italiani. Ho un’idea del calcio italiano molto positivo. Non parlate troppo male del calcio italiano, io da straniero penso che a livello di club le squadre italiane stiano facendo molto bene.

Il Metodo Monchi riguarda anche le giovanili.. Come si fa a mischiare prima squadra e giovani?
È difficile quando la prima squadra ha un crescita importante. Il mio lavoro è fare la differenza. Storicamente la Roma è una squadra che ha preso tanti giocatori dal settore giovanile. La Roma in questo ha già fatto un lavoro importante negli ultimi anni. Per me sarà più facile arrivare a questo obiettivo. La seconda squadra per me sarebbe fondamentale, avremmo la possibilità di far lavorare di più i giovani. Un esempio, Antonucci: sarebbe meglio farlo lavorare nella seconda squadra a Trigoria, che in un altro posto.

A livello manageriale c’è differenza tra Italia e Spagna?
Quando sono arrivato a Trigoria sono stato molto contento di quello che ho trovato. Il livello è ottimo. Io devo continuare la strada che gli altri hanno percorso prima di me. Ma anche gli altri club italiani stanno capendo questo lavoro importante per il futuro. I giocatori ogni volta costano di più, mentre i giovani in casa sono meno cari.

Lei come ha conquistato Pallotta? 
Non so se l’ho conquistato (ride, ndr). Ho un buon rapporto con tutti i dirigenti. Ho sempre creduto che i nemici non devono avere la divisa giallorossa, magari blu, bianconero, giallo… il mio rapporto con Jim è trasparente. Questo rapporto per me è importante ma forse è più importante quello con Baldissoni o Gandini perché ogni giorno stiamo insieme.

Se l’urna degli ottavi dovesse mettere contro Roma e Siviglia, come la prenderebbe? 
E’ una possibilità, risponderò se accadrà. Altrimenti divento matto (ride, ndr).

Si potrebbe iniziare a parlare di rinnovo per Di Francesco? Quanto sente sua questa Roma che per alcuni scherzi del destino ha solo un suo acquisto tra i titolari?
Noi siamo molto contenti di Eusebio. Abbiamo fatto una scelta importante, abbiamo fiducia in lui. Non c’è miglior contratto della fiducia. La cosa più importante è il rapporto che abbiamo con lui. Io sono della Roma, non è mia la Roma. La Roma aveva già grandi giocatori prima del mio arrivo. Sono fortunato di essere arrivato in una squadra che ha avuto uno dei migliori ds prima di me.



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