Josè Mourinho

AS ROMA NEWS TORINO MOURINHO – Josè Mourinho, allenatore della Roma, ha rilasciato alcune dichiarazioni dopo il pareggio interno per 1-1 contro il Torino. Queste le sue parole:

MOURINHO A DAZN

Cosa è successo sull’espulsione? 
“L’espulsione è giusta, le mie parole all’arbitro meritano il cartellino rosso. Ho parlato con lui dopo la partita e mi sono scusato per le mie parole, però del gioco e del suo gioco come arbitro non voglio parlare. Ho avuto l’umiltà di scusarmi con lui delle parole, che ripeto meritavano l’espulsione, ma della sua performance nella partita, della sua ipotetica influenza nello sviluppo della partita, lascio parlare voi”.

Cosa non le è piaciuto dell’arbitro?
“Non ne voglio parlare, è un’analisi che faccio con me. La partita è finita, quella che possiamo vincere è la prossima e non questa. Non mi piace parlare pubblicamente di situazioni tecniche dell’arbitro. Le mie parole a lui meritavano il rosso e mi sono scusato, ma non commento la sua partita”.

Parliamo della partita…
“Di quale partita? Ci sono due partite. Una fino al 70′ e una dopo il 70′. Fino al 70′ i tifosi della Roma volevano andare a casa, fischiavano, erano dispiaciuti, non giocavamo bene e non creavamo. In venti minuti abbiamo creato più di quanto creato negli altri settanta, si può dire anche più di quanto fatto nelle ultime quattro o cinque partite. Perché? È facile. Siamo una squadra con un determinato tipo di qualità e limitazioni, e quando un giocatore come Dybala non gioca è molto diverso per noi. Quanti punti punti avremmo fatto in più con Dybala nelle ultime sei partite? Sono sei partite senza di lui e due senza lui e Pellegrini insieme. La difficoltà che si vede  con le altre squadre è che loro hanno 20 giocatori meravigliosi, di qualità e creativi, noi abbiamo quello che abbiamo e la luce è lì. Abbiamo perso la luce e la qualità è diversa. Si può dire anche che alcuni giocatori hanno un livello bassissimo e la squadra ha bisogno di tutti. Questo periodo è per noi di riposo, poi ci prepareremo con un ritiro. A livello individuale però è anche il momento per alcuni di fare una riflessione, di fare autocritica e io farò lo stesso con me. Con tutti questi problemi, sono una squadra unita, con grande spirito anche nel fare quello che abbiamo fatto oggi. È difficile, perché fai due pali, sbagli un rigore al 92′ e di solito lì la partita è morta. Invece siamo andati fino alla fine e se ci fossero stati altri due minuti magari avremmo ottenuto anche di più. Io ho chiamato questi venti minuti ‘della speranza’, di avere Paulo e Pellegrini tutti insieme, e anche di un Tahirovic che da qualche settimana è quasi lì. Io sapevo che non mi avrebbe lasciato ‘male’, questo è anche il lavoro del club. Non ci sono milioni e milioni da spendere ma siamo uniti e lavoriamo insieme, complimenti a Tahirovic perché ha debuttato bene”.

Manca la mentalità alla Roma?
“La mentalità la fanno i giocatori, la maggioranza dei giocatori che può dominare la costruzione di questa mentalità. Si parla tanto di cultura di club, di tifoseria, di città, ma secondo me no. Per me tutto quello che si costruisce è con la mentalità dei giocatori, esattamente questo”.

Era Belotti il rigorista designato? 
“Non era lui”.

Chi era?
“Non lo dico. È il tipo di situazioni che dicevamo anche con l’errore di Ibanez nel derby. Si può sbagliare, per me il problema non è sbagliare ma quando puoi dare più di quello che dai e invece non lo dai. Questa fragilità mentale, emozionale, psicologica, che a volte è una fragilità intrinseca, altre volte magari il calcio non è la cosa fondamentale nella tua vita… Queste sono cose che io non ‘mangio’ e se le ‘mangio’ mi sento indigesto. Belotti ha avuto di prendere il rigore e sbagliare, almeno ha avuto il coraggio di farlo”.

MOURINHO IN CONFERENZA STAMPA

Questa partita ci conferma che la Roma è Dybala dipendente, è preoccupato?
“In questo momento in cui è recuperato non sono preoccupato, ma ho la speranza che possa tornare bene per il secondo periodo del campionato. Gli ultimi 20 minuti sono 20 minuti non di sorpresa, ma di speranza perché Tahirovic sarà un grande giocatore: fin quando sarò qui non smetterò mai di dare possibilità di svilupparlo perché è un lavoro di cui la Roma come società ha bisogno, è un giocatore in più che con il tempo andrà a mangiare qualcuno di quelli che hanno più stabilità in questo momento. È un giocatore di più qualità. È ovvia la situazione di Dybala: con lui per 20′ abbiamo avuto più emozione nello stadio, più palle gol e tutto di più. Sono 6 partite di fila in campionato senza di lui, è tanto in questa squadra. E poi due partite senza lui e Pellegrini, è assurdo per noi. Per questo esco con speranza e contento con l’atteggiamento dei giocatori negli ultimi minuti: quando prendi un palo, parata, poi rigore sbagliato, la squadra muore invece la squadra è andata fino alla fine per cercare di cambiare un risultato. Abbiamo i nostri limiti ma sono positivo per la speranza vista nel finale”.

Dov’è finita la Roma che senza Dybala ha vinto un trofeo l’anno scorso? Il resto della Roma perché ha tutte queste difficoltà?
“È difficile per me rispondere. Ho la risposta per te, se mi dai la tua parola che resta tra di te, te lo dico fuori. Non puoi farlo? Allora non te lo dico. Pensa bene all’anno scorso e a quest’anno se ti sembra tutto uguale o manca qualcosa di fondamentale”.

Mkhitaryan?
“E qualcuno che è qui ma non è lo stesso”.

C’è un problema di recuperare Abraham dal punto di vista psicologico?
“Magari sono old fashioned però penso che quando diventi un giocatore professionista in un universo di milioni di milioni di bambini che lo volevano essere, non hai bisogno dell’appoggio di nessuno, non hai bisogno di una fonte esterna per motivarti. Cos’è questo? L’allenatore, lo psicologo…ma cosa, devi dare tutto in campo ogni giorno, in ogni allenamento, in ogni partita. Gioca bene, male, sbaglia o non sbaglia. Con un giocatore che con me sbaglia, l’unica cosa che posso dire che è scarso, però sbaglia. Ma una cosa è sbagliare e un’altra è l’atteggiamento. La tua domanda riflette un po’ il mondo di gioco. Ma quale appoggio psicologico, corri amico, vai lì per il duello individuale, crea dei problemi a Buongiorno…amico, sono milioni e milioni di bambini che vogliono arrivare e arrivano in pochi, sono privilegiati. La fonte esterna è il plus, ma non sei tu allenatore, psicologo o direttore che cambia la mentalità di un giocatore. Sei un uomo. Volpato oggi non ha giocato bene, di chi è la colpa? È mia perché non è un giocatore che può giocare contro una squadra contro il Torino perché è una squadra che gioca a uomo, aggressiva e tosta. La colpa è mia che non ha giocato bene. L’ho cambiato per migliorare la squadra e per proteggerlo, è parte della sua formazione. Ma ci sono altri giocatori che devono avere un livello alto non dico di performance, ma parlo di atteggiamento: non hai bisogno di motivazioni per andare alla fine del mese a prendere lo stipendio, lì vai. Dobbiamo tutti dare di più”.

Karsdorp? La decisione di non portarlo all’Olimpico oggi?
“La decisione è mia, solo mia ovviamente e non devo spiegare tutte le decisioni che prendo. Lui sa perché, i compagni sanno perché e non devo dire a voi perché”.



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