AS ROMA NEWS MOURINHO – Due ore di lezione, tutte in inglese, in cui ha illustrato agli studenti della Facoltà di Scienze Motorie dell’Università di Lisbona i segreti del suo mestiere. Altri dettagli sulla lezione condotta da José Mourinho lo scorso 3 giugno per il corso di ‘High Performance Football Coaching”
“Costruire una vera organizzazione collettiva per una coppa europea”, il titolo della lezione condotta dallo Special One, alla quale gli unici cronisti ammessi erano quelli del quotidiano portoghese ‘Tribuna Expresso”, che ha riportato un lungo resoconto della lezione di Mourinho.
“Un ciclo di lavoro di una settimana, per i club di livello medio-alto, è pura teoria, non esiste”, ha esordito Mourinho ha raccontato come ha preparato la semifinale d’andata di Conference League contro il Leicester. Prima di spiegare come si è avvicinato alla sfida con gli inglesi, Mourinho sottolinea che “l’esperienza” accumulata nelle squadre che giocano partite europee fino alle fasi avanzate porta la capacità di ” separare l’accessorio dall’essenziale” , perché “non possiamo prepararci. o controllare tutto. Se c’è un accumulo di stress, in testa e non solo nelle gambe, è importante essere selettivi riguardo il lavoro da fare. Le semifinali o le finali non sono un momento speciale in termini di preparazione, l’allenatore non può andare a una finale con la pretesa di essere il migliore in campo. C’è abbastanza pressione, non puoi dare ai giocatori pressione extra e costringerli a fare cose a cui non sono abituati, devi lasciare che facciano quello che si sentono di fare” .
Dover giocare tre partite a settimana è “più difficile per tutti”, non solo per i giocatori ma anche per allenatore e staff. Mourinho si affida al lavoro dei suoi quattro analisti. Questi dividono il lavoro tra di loro, creando “tre livelli di analisi” dell’avversario: quello degli analisti, quella dell’allenatore e infine quella dei giocatori, ai quali viene mostrato solo una sintesi. “Non è necessario fare due ore di sala video”, sostiene Mourinho.
Passa a mostrare in pratica situazioni di gioco ricostruite dai suoi match analyst, illustrando esempi pratici. In primis un gol del Leicester contro il Tottenham, frutto di un’azione in cui c’è stata molta passività da parte dei londinesi. E per sottolineare il tipo di pressione che la Roma vuole esercitare, Mourinho utilizza l’esempio del PSV di Roger Schmidt. E nei video ai giocatori olandesi PSV sono affiancate le iniziali dei giocatori della Roma – ad esempio accanto a Zahavi c’è ”ABR”, che si riferisce a Tammy Abraham e accanto a Sangaré c’è “PEL”, ad indicare Pellegrini -, per mostrare così posizioni e comportamenti da ripetete in campo. Si passa ad un gol subito in Inter-Roma “Senza che i giocatori se ne accorgessero, in pochi minuti abbiamo parlato di cosa avevamo sbagliato nella partita precedente, abbiamo mostrato cosa sta facendo l’avversario e come possiamo colpirli”, spiega lo Special One
Il compito degli analisti secondo Mourinho è anche quello di “trovare piccoli dettagli che fanno la differenza” , che possono trasformarsi in vantaggi per i giocatori. Si cita l’esempio di Schmeichel. Gli analisti di Mourinho hanno notato che quando il portiere si spostava di tre metri dalla palla, avrebbe giocato una rimessa lunga, mentre se fosse stato più vicino avrebbe giocato corto.
Un particolare che Mourinho evidenzia del suo staff, composto “tante persone”, è anche la prevenzione dagli infortuni, ambito in cui la Roma “ha investito molto” . Mourinho chiede che “ogni membro del team sia molto bravo in qualcosa” , anche il “tecnologo” che deve assicurarsi che anche a Bodø, “alle latitudini estreme del mondo e con temperature gelide, l’iPad funzioni” .
“L’importante è che i giocatori abbiano capito cosa devono fare”, prosegue Mou, in riferimento soprattutto “agli ultimi momenti della stagione” . Interrogato da uno studente sul suo modulo preferito, Mourinho ha riflettuto per un po’ prima di rispondere: “Quando sei in un club che non ha limiti di budget e puoi comprare chi vuoi, puoi mantenere uno stesso schema perché hai i migliori giocatori e la migliore panchina, che ti permette di giocare sempre con la stessa qualità e gli stessi principi. Se non sei in un club del genere, secondo me è impossibile fare ragionamenti del genere. Devi adattarti ogni giorno. Nel nostro caso, quando un giorno si cambiano quattro o cinque giocatori fondamentali, cambia tutto”. Mourinho fa l’esempio ancora della gara con il Leicester, citando sia Zaniolo che Zalewski: “a seconda delle nostre caratteristiche, il piano partita si adatta” .
Altro esempio mostrato su Zaniolo, in particolare un ripiegamento difensivo del numero 22 con il Leicester: “Come si può convincere un attaccante a fare quel tipo di sforzo?. No si lavora con i calciatori, ma con uomini che giocano a calcio. Quindi l’empatia è fondamentale. Siamo in un periodo del calcio in cui tutti cercano di trovare la “ricetta perfetta”, alcuni pensano che il segreto sia l’innovazione tattica o fare qualcosa di nuovo negli allenamenti”. Al riguardo Mou ricorda che quando era alla guida dell’Inter, “uno dei migliori attaccanti del mondo (Samuel Eto’o) giocava da terzino contro il Barcellona: questo succede solo grazie all’empatia”. Il portoghese riconosce che in alcune sue esperienze “questo non è successo, ma senza empatia non c’è felicità, soprattutto quando non abbiamo giocatori incredibili. Il rapporto umano è, e sarà sempre, fondamentale. Se sei in un club normale, non essere ossessionato dalla tattica e dalla metodologia, ma si lavora sull’empatia” . Altro esempio a sostegno della sua tesi: il Real Madrid che vince l’ultima Champions. “Quello che è successo non è stata fortuna, ma è merito dell’empatia” con Carlo Ancelotti, un allenatore che i suoi giocatori “amano e rispettano”, in primis perché quando “hanno fatto cazzate, l’allenatore è sempre stato dalla loro parte” .
Dopo aver approfondito altre questioni relative alla tattica, Mourinho conclude la lezione: “Quando si invecchia, si dà più importanza al processo, a quello che si è passato prima e a quello che è successo dopo. All’inizio ero più egoista, ora penso più alla felicità degli altri”, facendo riferimento alla Conference League conquistata con la Roma. “Come allenatore, mi sento più umano. A volte le persone pensano che essere più umani sia un male nel calcio, ma non lo è. Si gestiscono gli errori in modo diverso”, ha detto.
Alla domanda di uno degli studenti, che gli chiede come ci si mostra ‘duri’ nei confronti dei giocatori, Mourinho divide le “conversazioni tatticamente difficili da conversazioni personalmente difficili. Quando si è duri sugli aspetti tattici, se ne può discutere davanti a tutti. A livello personale meglio farlo in privato”. Sempre tenendo presente l’importanza di “conoscere bene il profilo dei giocatori che hai a disposizione”, Mou sottolinea il ruolo della “verità” nella relazione, con una regola fondamentale: “non fare promesse che non potrai mantenere”.
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