Sebino Nela, ex terzino della Roma che giocò la finale di Coppa Campioni del 1984, ha rilasciato un’intervista a Centro Suono Sport parlando della sfida contro il Liverpool di domani.
Qual è il rimprovero che vi siete fatti dopo quella finale?
Il rimprovero è solo la mancanza di esperienza internazionale. Finito il campionato siamo andati in ritiro a Cavalese. Abbiamo fatto 20 minuti di corsa continua, il giorno dopo 30 minuti di corsa continua e così via. Abbiamo sbagliato tutto, bisognava solo tenere la condizione.
Tra la fine del campionato e la finale è passato tanto?
Sì, due giorni liberi e poi siamo partiti. In tutto sono stati 13 giorni di preparazione in cui abbiamo sbagliato molto. Siamo arrivati all’Olimpico con i capelli dritti. Liedholm insieme ai suoi preparatori pensò che quello fosse il modo migliore di prepararsi alla finale, ma evidentemente sbagliarono. Poi io devo tutto a Liedholm, per carità.
Liverpool che avete affrontato voi era il Real Madrid dell’epoca?
Il Liverpool che abbiamo affrontato noi, forse, è stato il miglior Liverpool della storia. Non credo, però, che loro godessero della forza politica di cui godono oggi alcune squadre. La differenza tra il calcio di oggi e il calcio di ieri è una sola: oggi sono tutti abituati a giocare queste partite, una volta non era così. Oggi tutti giocano regolarmente, chi più chi meno, in Nazionale, una volta non era così.
Ritorno al 30 maggio 1984, durante il ritiro avete preso in considerazione l’ipotesi dei rigori?
Certo, ogni giorno battevamo calci di rigori. Il Liverpool andò in ritiro a Tel Aviv con mogli e fidanzate. Avranno bevuto ettolitri di birra, loro sono abituati così. Anche nel sottopassaggio prima di entrare in campo loro erano tranquilli, sereni: ridevano e scherzavano. Noi invece eravamo tirati da morire. Poi c’è stato il fischio d’inizio e devo dire che ce la siamo giocata. Dopodiché sono arrivati i rigori, e lì è nato il problema: i rigori visti da fuori sembrano facili, ma vi posso assicurare che non è così. Poi ci fu Falcao che non se la sentì di tirarlo perché stava male, probabilmente. Peccato, mi dispiace per lui, però è come se Totti in una finale di Champions dicesse ‘Non me la sento di tirarlo’.. Poi lui si è sempre giustificato e va bene così. Comunque vi faccio una confessione: vi dico che tra le due sconfitte che hanno segnato quegli anni, vi dico che noi abbiamo subito di più la sconfitta con il Lecce.
E perché?
Per il rispetto degli avversati, principalmente. Perdere con il Liverpool ci può stare, perdere con il Lecce no. Non so cosa sia successo con il Lecce, poteva essere qualsiasi cosa.
Le cose erano due: o erano stimolati da altre società, oppure, si autostimolavano?
Sì, sono anche d’accordo, pensa. Legalizziamolo lo stimolo allora. Però non posso più sentire la storia del ‘Ve la siete venduta’. Vi dico una cosa simpatica: qualche tempo fa presi per il collo un signore che, in un ristorante, aveva fatto una battuta di questo tipo. Ma come vi viene in mente una cosa del genere? Io non voglio esser presuntuoso, non sarò la persona migliore del mondo, ma nessuno si deve permettere di mettere in dubbio la mia professionalità.
Finisce il 30 maggio, Liverpool campione voi rientrare negli spogliatoi?
Dopo la partita non è successo assolutamente niente. Tutti zitti. Pensate che io mi sono dimenticato mio padre e mia madre allo stadio. Ho preso la macchina e me ne sono andato.
Le parole di Dino Viola post partita?
Io non ricordo niente del post partita, sinceramente. Ho perso proprio la memoria. Non ricordo nemmeno se sia entrato negli spogliatoi. Comunque ci sono dei momenti in cui non bisogna dire nulla, neanche una cosa carina. Dino Viola era un uomo intelligente e lo sapeva.
La partita questa volta è equilibrata?
Molto equilibrata, secondo me la Roma ha anche un vantaggio. La Roma mi sembra una squadra molto adatta a giocare la Champions. In più c’è la consapevolezza di poter fare la storia. La Roma è forte e può fare ancora di più, Di Francesco lo sa. Il Liverpool ha dei punti deboli: la difesa prima di tutto e, secondo punto, non sempre tengono alta la concentrazione. Loro concedono molto.
Under o Schick?
Non lo so, dipende da come la vuole interpretare Di Francesco. Non possiamo fare gli allenatori, dall’esterno tutto sembra facile, poi però bisogna andare a lavorare sul campo. Comunque se la vuoi giocare di più sotto l’aspetto tecnico, fai giocare Schick.
Con quale modulo giocheresti?
Credo che in questa gara, contro questo avversario, la parte più importante è il centrocampo. Contro questo tipo di avversari rischi parecchio se non hai un centrocampo da 8 in pagella. Io la giocherei a 4 dietro e giocherei molto corto.
Alisson è il portiere più forte che abbia avuto la Roma dal dopoguerra ad oggi?
Con tutto il rispetto per tutti, dico sì. Ed ha ancora ampi margini di miglioramento. Io ho avuto modo di giocare e di conoscere grandi portieri: Tancredi, Cervone e Peruzzi. Peruzzi incarnava proprio il ruolo del portiere, era un pazzo scatenato: a 15 anni passava in palestra ed alzava 100 kg con un braccio solo. Alisson però, mi sembra il più completo della storia.
Kenny Dalglish, ex giocatore del Liverpool, dice che la Roma non meritava la finale del 1984 e che Roma-Dundee fu un furto, cosa pensi di questa dichiarazione?
Per fortuna che la Roma non mi ha invitato ad andare al Liverpool, perché se avessi incontrato Dalglish in tribuna avrei rischiato di non poter entrare più in uno stadio. Poi non voglio insultare nessuno, ma se avesse visto tutte le nostre partite, il signor Dalglish, non si sarebbe permesso di dire una cosa del genere.
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