Il primo tempo dell’ultima partita di Francesco Totti con la maglia della Roma è appena finito, e i tifosi del Roma Club riempiono inaciditi la strada. “E’ un giorno triste”, dici Luigi Carinci, un 65enne seduto in prima fila a Testaccio, il quartiere che è la casa spirituale della squadra, e si copre gli occhi ogni volta che lo schermo mostra Totti a scaldarsi o bere acqua seduto in panchina. “Roma è un casino. Gli autobus non passano, non raccolgono la spazzatura e le forze dell’ordine non fanno niente. Ora Totti se ne va. Era l’ultima cosa di cui avevamo bisogno”.
L’ultima partita di Totti, dopo un quarto di secolo nella Roma, che lo ha reso il più celebrato e amato giocatore nella storia del club, è stato un colpo durissimo ad una città ancora in ginocchio e finita in una buca piena di spazzatura. L’ultimo decennio non è stato molto gentile con Roma. La spazzatura riempie le piazze. I parchi sembrano dei campi di grano in Iowa. L’economia arranca, c’è un’emorragia di posti di lavoro, e il nome del sindaco è diventato un esempio nazionale per i disastri urbani.
Ma almeno c’è stato Totti. Il Bimbo de oro. Il Fenomeno. Il Capitano. La Leggenda. Il più grande giocatore che abbia mai vestito la maglia della Roma, e che è cresciuto non lontano dal Colosseo, come il più sfegatato dei tifosi. Non ha mai voluto lasciare Roma – né la squadra né la città – non importa quanto grande fosse l’offerta economica o il club che gliel’ha fatta. I tifosi, inclusi i rivali della Lazio, lo chiamano “Il simbolo di Roma”, “L’emblema di Roma”, “Roma”. Indossa la sua romanità sulla sua lingua, con un accento e un vocabolario popolare che gli avversari prendono i giro, ma che i romani amano. Ha abbracciato il suo ruolo di ambasciatore per la gente comune della città in televisione e nel suo libro delle barzellette.
A 40 anni compiuti e logorato, con la moglie e i tre bambini, Totti ha è stato ridimensionato questa stagione: ha giocato quasi sempre come sostituto. La dirigenza ha deciso che il suo tempo è arrivato. Il detentore di tantissimi record non è stato contento di questa scelta, e ha fatto sì, con un aspro post su Facebook, che la gente sapesse che è stato costretto. Comunque, nonostante tutto, ha trattato la situazione con dolcezza e umanità. I giornali hanno scritto che potrebbe decidere di continuare in un club in America o Asia, ma mai in Italia.
“L’abbiamo ucciso”, dice Lorenzo Ciliberti, un ragazzo di 23 anni che indossa la maglia numero 10 di Totti mentre beve una birra a Piazza Vittorio, adesso popolata da senzatetto e vagabondi, che usano le palme come bagno. La maglia di Totti era ovunque quel pomeriggio alla partita, come quando i tifosi hanno lasciato croste di pizza e bottiglie di birra rotte per andare in pellegrinaggio allo storico murale del 2001, di Totti che punta il dito al cielo. Hanno marciato lungo il Circo Massimo, adesso parzialmente tagliato come un volto mezzo rasato.
Dopo la partita, Totti ha fatto un giro di campo accompagnato dalla moglie e dai figli, incluso Cristian di 11 anni, che molti sperano possano rifare la strada di suo padre. Quando poi Totti ha letto la lettera (“E’ difficile spegnere la luce, ora ho paura”) le facce delle migliaia di tifosi si contorcevano in un pianto angoscioso. Al Roma club, il signor Rosi ha iniziato a versare vino bianco da una bottiglia con sopra l’etichetta dell’AS Roma. “Mi sento malissimo, malissimo” dice, mentre dietro ha una piccola targa con scritto ‘Totti è il Re di Roma’. “Ora ci renderemo conto che se n’è andato”. Ma non è tutto, un paio d’ore dopo Totti e la famiglia sono andati a La Villetta, uno dei loro ristoranti preferiti. Li hanno trovato altra gente pronta a dare un mare di baci e affetto, e che hanno raccontato di aver passato il match in lacrime. E mentre alcuni barboni hanno sistemato i loro letti sul marciapiede di fronte al vecchio ritrovo di Totti, un manipolo di tifosi prova a sbriciare dalle finestre. Come nella partita, Totti aveva ancora i pantaloncini ma aveva cambiato la sua maglia da gioco con una polo rossa.
(New York Times)
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