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Osvaldo: “A Roma stavano per uccidermi. Ho chiesto aiuto a Totti e De Rossi”
Un passato alla Roma, la carriera musicale terminata per poter tornare a calpestare l’erba del rettangolo da gioco, ora con la maglia del Banfield.
Daniel Pablo Osvaldo torna a parlare di sé, della sua esperienza nella capitale e dei pazzi retroscena caratteristici del personaggio: “Una volta ero in un bar di Roma e mi stavano quasi uccidendo. Poi chiesi a Totti e De Rossi di accompagnarmi a sistemare le cose, non sono uno stupido“.
Intervistato da TNT Sports, il centravanti parla anche dell’esclusione dal mondiale 2014 e del rapporto con Prandelli: “Avevo fatto sei o sette gol nelle qualificazioni, ero il titolare e avevo la maglia numero 10, ma mi lasciò fuori (dai Mondiali 2014, ndr) perché i giornali gli dicevano che io ero argentino e andava convocato qualcun altro. Spero stia passando male la quarantena. Quando mi chiamò per andare al Galatasaray gli dissi che non avrei accettato neanche per 50 milioni. La cosa brutta è stata che ho scoperto di non essere convocato dai giornali, non mi ha neanche chiamato. Ci sono rimasto malissimo, sono finito a piangere, volevo morire perché meritavo di andare in Brasile”.
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