AS ROMA NEWS PELLEGRINI MOURINHO – Lorenzo Pellegrini, capitano della Roma, ha parlato a Dazn di José Mourinho. Il numero 7 giallorosso ha spiegato la passione e la voglia di vincere che il suo allenatore trasmette alla squadra. Queste le sue dichiarazioni:
Quale è il tuo primo ricordo della Roma?
“Non posso non pensare alla famiglia e a mio papà. Al di là delle partite che mi portò a vedere allo Stadio Olimpico, che alla fine non furono neanche tante perché dopo finì con la vittoria dello Scudetto. Era molto impegnativo portarmi allo stadio, avevo 5 anni. La prima cosa che mi viene in mente è sicuramente mio papà, vive la partita come se fosse allo stadio nonostante fosse a casa”.
Con il Parma ti portò?
“No, ma era bello anche solo stare a casa. Mi ricordo i festeggiamenti in città, bandiere della Roma per quattro mesi. L’entusiasmo e la passione della gente si vive ogni giorno, ogni istante. Quando si passeggia per strada ti salutano, qua è così. Per me non si vive da nessun’altra parte”.
Il primo gol in Serie A…
“L’emozione fu grandissima, anche perché non fu facile trasferirmi, ma fu una mia decisione. Quell’anno c’era Rudi Garcia e con lui ho un bellissimo rapporto, è un allenatore top e lo stimo infinitamente”.
Lui è quello che ti fece esordire a Cesena…
“Sì. Non essere più il ragazzo della Primavera mi ha fatto tanto bene, tanto che i primi mesi al Sassuolo non giocai mai, saltai le prime 10. C’erano degli aspetti in cui dovevo migliorare per poter giocare a certi livelli. Contro il Cagliari in Coppa Italia giocai 90 minuti, la domenica subito dopo accadde la stessa cosa e mi sentii benissimo. Mio padre ha la maglia del primo gol”.
Sul passaggio dalla Primavera alla Serie A…
“Mi vengono attribuite un sacco di cose, ma non si dice mai che sono un lavoratore, non lascio niente al caso. Entro a Trigoria e so che devo lavorare sia per me sia per dare l’esempio agli altri. Sono anche molto esigente verso gli altri. Lì ero alle prime armi, avevo fatto 6/7 mesi fisso in prima squadra, ma ero principalmente della Primavera. Quando fai il salto in Serie A ti cambia il mondo, ma quando hai 18 anni e hai la possibilità di condividere lo spogliatoio con gente di 33/34 anni ti viene naturale chiederti di più”.
Su Totti…
“Con lui ho sempre parlato molto liberamente, per me lui è Francesco, non è una cosa che si può spiegare. Conoscere Totti è stato importantissimo per me, mi è stato sempre affianco e mi ha aiutato. Lui è una persona eccezionale e con un grande cuore. Credo che le promesse a cui lui si riferisse non siano fare 100 gol all’anno o vincere un milione di trofei, ma avere la responsabilità di meritarsi quello che si ha”.
Nella mentalità di Pellegrini Mourinho che posto occupa?
“Occupa il primo posto. Per me è stato fondamentale, mi ha insegnato delle cose che non avrei mai pensato. La cosa che mi piace di più è che a lui non gli basta mai. Se non vince il prossimo trofeo sta male. Se non vince domenica sta male. Ti fa esprimere al cento per cento e ti fa percepire la passione di una persona che ha vinto tutto e ha ancora voglia di vincere una partita. Abbiamo vissuto solo una finale con lui e non si parlava di altro che vincere”.
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