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Perotti, il padre: “Futuro? Magari si presentano i cinesi con 100 milioni…”

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Hugo Perotti, papà di Diego, è il protagonista di una lunga intervista a La Nacion dove risponde a 100 domande e tra queste parla anche di suo figlio in forza alla Roma.

Quali ragazzi ti hanno colpito appena visti?
Sicuramente, Nehuén Pérez, argentino, che è già in Europa. Lisandro Martínez, che fu venduto all’Ajax. Ma ci sono anche ragazzi che se ne vanno ed esplodono più tardi, come è successo a mio figlio Diego.

Diego ha lavorato con i giovanissimi del Boca, giusto?
Sì, ma era un ragazzo da aspettare ancora e ovviamente il Boca non poteva.

Ma nel Boca queste situazioni sono migliorate.
Il Boca, per natura, è un club che acquista. È molto difficile mettere i ragazzi delle giovanili se la stagione non è positiva. Bianchi ha fatto il possibile, ma come si inserisce poi un ragazzo quando la squadra non sta bene? E’ molto complicato.

Come ha continuato Diego dopo essere stato rilasciato da Boca?
È stato provato al Vélez e al San Lorenzo, ma erano già completo, quindi è tornato a giocare a basket nel club di quartiere. L’anno seguente andò da solo a Morón. Viveva con sua madre, eravamo separati.

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Come è riuscito ad arrivare al Siviglia?
 Monchi, il direttore sportivo di Siviglia, lo vide e lo portò via. Diego è andato nella squadra B del Siviglia, ma dopo 5 mesi si stava già allenando con quella principale. Non poteva giocare perché non aveva un passaporto della comunità europea e non c’era posto come straniero, ma non appena fu liberato lo slot, il club non acquistò nessuno e lo affidò a Diego.

Il figlio ha superato il padre?
Diego alza la testa, sa giocare a calcio. Ha più esperienza, un sacco di lavoro tattico, tira con entrambi i piedi, mentre io non riuscivo a fare nulla con quello giusto [ride, ndr]. Diego è un buon rigorista, trova la porta anche da distanza media, un giocatore completo e intelligente. E anche un combattente. Il mio era un altro calcio, diverso.

Ti ha battuto o no?
Dipende da come la vedi, bisognerebbe che qualcuno dall’esterno giudicasse. Direi di sì, che mi ha superato, ma attenzione, non è facile rimanere 6 o 7 anni nella prima squadra del Boca,  ne essere campione d’America con questa squadra. Io ci sono riuscito. Non so come confrontare le competizioni.

Come valuta la sua breve parentesi nel Boca?
Diego è andato al Boca per un capriccio personale. Era in conflitto con il Siviglia, il Genoa lo avrebbe acquistato e ha approfittato dei 6 mesi rimasti del trasferimento per darsi il piacere di giocare nel club per cui tifa. È stato molto sfortunato perché ha subito due infortuni, uno al polpaccio e l’altro alla caviglia, riuscendo a malapena a giocare due partite. Peccato.

Pensi che avrà un’altra possibilità col Boca?
Dio lo dirà, non dipende solo da lui, qui ci sono sempre due parti. Sarà necessario vedere se in quel momento il Boca ha bisogno di un giocatore nella sua posizione e qual è la situazione di Diego, in quali condizioni si trova e se le sue richieste economiche sono logiche. Questo è comunque parlare di un’ipotesi e non ha senso creare aspettative. Probabile che quando voglia tornare nel giro, il Boca abbia già la migliore fascia sinistra del paese e non abbia bisogno di lui. Oppure quando Diego pensa di tornare, ma si presentano i cinesi e gli offrono 100 milioni di dollari, è impossibile saperlo. Dio dirà, speriamo che possa accadere.

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Vai spesso in Italia a parlare di calcio?
Da quando ho avuto l’intervento chirurgico nell’ottobre 2018 non posso viaggiare, ma prima andavo sempre almeno una volta all’anno.

FOTO: Credits by Shutterstock.com

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