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Perrotta: “Lo scudetto perso è una ferita che non si rimargina”
Simone Perrotta, grande ex centrocampista della Roma, è intervenuto su Instagram ai microfoni di Roma TV raccontando il periodo che sta vivendo e tornando indietro nel suo passato giallorosso. Queste le sue parole:
Questo è un periodo difficile e complesso. Come stai vivendo questo momento?
“E’ un momento complicato, di sbandamento anche a livello personale. Questa negazione della libertà ti porta a interrogarti su di te, sui tuoi rapporti familiari e ti porta a fare un viaggio nei sentimenti. Vedo un lato positivo, ossia la possibilità di ritrovarsi con la propria famiglia e ritrovare quel sentimento familiare che forse in molti scordiamo. Mi auguro che da questa situazione si possa uscire come persone migliori e che non ci porti alla diffidenza nei confronti dell’altro, anche perché a questo può portarti questo virus. Noi siamo un popolo di affetto, soprattutto noi meridionali. Mi auguro che in futuro tutto questo non venga meno”.
Come è la tua giornata, soprattutto perché in campo eri un tipo a mille all’ora…
“Stranamente guardo meno televisione. Ho riscoperto i giochi di società, sto partecipando a diversi corsi e, da responsabile Junior AIC, sto lavorando online. Mi sveglio tardi, ne sto approfittando per dormire un po’, spesso faccio fatica a prendere sonno anche per tutta questa incertezza dovuta al Coronavirus. Mi alleno con i miei figli, ho la fortuna di avere un giardino grande, e passiamo due ore insieme circa a divertirci”.
Su RomaTV sta passando quello storico Roma-Inter con gol di Luca Toni. Era un bel gruppo quello, fatto di atleti e di uomini…
“Non so se sia stato un bene vincere quella partita, vedendo come è andato il campionato. E’ una ferita che non si riesce a rimarginarsi. E’ stato un peccato non vincere quello scudetto. Eravamo una squadra di amici, ora è diverso. Il calcio è cambiato e fare paragoni è difficile. Sono cambiati i rapporti tra i calciatori, sono distratti dalle tecnologie. Prima nello spogliatoio era uno scherzo continuo, conoscevi ogni storia di un calciatore e spesso si risolvevano i problemi. Si aveva un rapporto di stima e di amicizia, ma non so se tutto questo oggi esiste. Eravamo un gruppo che rimane tutt’ora in contatto, ho compagni stranieri che sento ancora e con cui facciamo una cena ogni volta che vengono in Italia. E fondamentalmente non abbiamo vinto nulla. Abbiamo portato a casa qualche coppa, ma lo scudetto ci è mancato. E’ un gruppo legato da un grandissimo sentimento e non da una grande vittoria, come invece il gruppo del 2006”.
Un saluto ai tifosi romanisti
“Certamente. Abitando qui nella Capitale devo dire che la Roma è qualcosa di viscerale. Faccio fatico a vedere le partite, perché mi sento più tifoso che ex calciatore. Quando giochi pensi a fare il tuo lavoro, ma quando smetti diventi tifoso ed entri in quella mentalità. Capisci quello che la gente chiede e a posteriori mi sarebbe piaciuto entrare più in sintonia con i tifosi per mettere in campo di più. Faccio un saluto grande a tutti i tifosi e mi sento di dire a tutti di restare in casa. Dobbiamo dare il nostro apporto in questo momento difficile. E ovviamente sempre forza Roma”.
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