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Pisilli: “La Roma è la mia vita. Bove mi ha aiutato molto, Dybala è una campione fantastico”

AS ROMA NEWS PISILLI – Niccolò Pisilli, centrocampista della Roma, ha rilasciato un’intervista a SportWeek parlando a tutto tondo della sua esperienza in giallorosso. Queste le sue dichiarazioni:
Niccolò, mai fatta un’intervista così, centrata su di te?
“No, è la prima…”.
E allora partiamo dalla Roma, argomento che conosci bene, visto che vieni qui da quando avevi 8 anni. Che cosa ricordi di quell’inizio?
“I tre provini a Trigoria, partitelle tra ragazzi selezionati. E l’emozione per la consegna del kit giallorosso. Non mi aspettavo nulla, ma ci tenevo tantissimo visto che sono sempre stato tifoso della Roma. Mia madre me l’ha comunicato nascondendomi la lettera della società sotto la tovaglia mentre eravamo a pranzo…”.
Dagli 8 ai 20 anni qui. Hai visto tante cose cambiare, tanta gente passare.
“È vero, è cambiato anche il centro sportivo, si è evoluto con nuovi campi, la scuola, la fisioterapia. Sono cose che possono fare la differenza, soprattutto nel settore giovanile. Ho lavorato con tanti allenatori diversi, importanti, come Marco Scisciola, che purtroppo non c’è più. In prima squadra sono arrivato che c’era Mourinho, uno che non ha bisogno di presentazioni. Poi De Rossi, che ha avuto il coraggio di buttarmi dentro contro la Juve, gli sarò sempre grato. C’è stato Juric, uomo di grande esperienza. E adesso mister Ranieri”.
Con lui qualcosa è cambiato.
“È riuscito a riportare calma e serenità, eravamo scossi dal periodo negativo che stavamo vivendo e che nessuno si sarebbe aspettato. Il mister con la sua carica, con la voglia che ci trasmette, ci ha aiutatia risollevarci. Come ha fatto? Forse il segreto è fare le cose in modo semplice”.
Ci racconti l’approccio con i compagni in prima squadra?
“Ero timido, sono così di mio, ero l’ultimo arrivato. Avevo un po’ paura a muovermi per non sembrare di troppo. Mi ha aiutato molto Edoardo Bove; non ci conoscevamo prima, ma veniva dal settore giovanile come me e mi dava consigli su cosa fare e come comportarmi, è stato fondamentale”.
Come hai vissuto la sua vicenda?
“Stavo guardando la partita, mi sono spaventato molto. Ho temuto per la sua vita. Se ci sentiamo? Ogni tanto, ma non lo tempesto di messaggi su visite mediche o altro. Al di là del regolamento, che ovviamente va rispettato, è un peccato per il calcio italiano perdere un giocatore come lui. Ci metteva passione, ci metteva tutto. Grande persona e grande calciatore”.
Adesso come va con i “grandi”?
“Meglio, sono entrato bene nel gruppo. Quando stiamo insieme ci divertiamo e anche questo è un piccolo segreto per far andare bene le cose. Sono tutti simpatici, Mancini fa molto ridere e mi trovo molto bene con Baldanzi”.
Dybala com’è?
“In campo, lo vedete tutti. Fuori è ancora meglio, è un campione che aiuta tutti e ha sempre una parola buona. Se ne potrebbe fregare, invece è un esempio in tutto quello che fa”.
Oggi esiste ancora possibilità di rimanere con lo stesso club per tutta la vita?
“Penso di sì, ma le cose vanno meritate, la Roma va meritata. Spesso poi la scelta non è del giocatore, bisogna essere tutti d’accordo, bisogna dimostrare il proprio valore tutti i giorni sul campo. Se uno rende e vuole rimanere in un posto e la società è felice, certo che si può fare”.
Si vede anche in campo. Da tifoso come si affronta il derby?
“È qualcosa di incredibile, hai un’adrenalina clamorosa. Quest’anno l’ho giocato per la prima volta, la passione che ti trasmettono i tifosi è fuori dal comune. Sono unici, il loro appoggio è continuato con tutti gli allenatori, i giocatori, la loro lealtà verso la squadra è speciale, non la trovi altrove”.
Il tuo idolo da bambino?
“Se devo fare un nome, dico Claudio Marchisio, per le sue caratteristiche, gli inserimenti e i movimenti. Forse idolo è troppo, ma l’ho sempre apprezzato molto”.
Tra dieci anni come ti immagini?
“Spero felice, un giocatore migliore, con qualche trofeo magari. E soprattutto spero di restare una persona umile, buona, che si comporta bene con gli altri”.
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