Renato Sanches

AS ROMA NEWS RENATO SANCHES – Renato Sanches, centrocampista della Roma, si racconta in un’intervista ai microfoni di Dazn durante il format “1vs1”. Queste le sue dichiarazioni:

La prima volta all’Olimpico?
“È andata benissimo perché ho visto che lo stadio è davvero pieno, c’è un ambiente molto bello. Per ogni giocatore è sempre importante sentire l’appoggio dei tifosi. Penso che con una tifoseria del genere venga molto più semplice volere ogni vittoria e dare tutto per la squadra”.

“Abbiamo diversi tipi di giocatori con caratteristiche diverse, credo sia importante avere una squadra che abbia tanta varietà a centrocampo, abbiamo giocatori con molta qualità e sono convinto che questo sia davvero un bene affinché il mister abbia diverse scelte tattiche. È sempre più facile quando hai un allenatore portoghese, è la nostra lingua, è più semplice capire quello che lui vuole e quello che mi chiede come giocatore. Sentire l’appoggio dell’allenatore e parlare la stessa lingua è sempre molto importante perché percepisci le cose in un modo differente ed entra molto più velocemente nella testa del giocatore”, ha continuato.

Gli mostrano uno scatto mentre esulta con la maglia del Portogallo: “Era la finale degli Europei del 2016. Per me, come per tutti i portoghesi, è stato un momento molto speciale, io avevo 18 anni. È stato un anno molto speciale per me: ho vinto il campionato portoghese e l’Europeo, è stato un anno perfetto per me ed è andato tutto benissimo, grazie a Dio”.

Pensi che sia arrivato troppo presto nella tua carriera il fatto di aver vinto un titolo europeo a 18 anni?
“No, credo che dovesse capitare in quel momento e così è stato. Credo che non possiamo scegliere il nostro momento, come quando arrivano momenti meno belli della vita e possiamo solo affrontarli. Credo che in tutti i momenti felici della nostra vita non possiamo metterci a pensare troppo, dobbiamo solo ringraziare, goderceli, essere riconoscenti allo stesso tempo. Non possiamo mai sapere cosa succederà il giorno dopo. Quindi credo che fu un momento molto speciale per me e tutto è successo al momento giusto, ecco doveva succedere ed è successo”.

Qui a Roma ritrovi un po’ di Portogallo con Pinto, Mourinho e Rui Patricio. Cos’è il calcio per voi portoghesi?
“L’Italia assomiglia al Portogallo in questo senso: c’è molta adrenalina, molta carica, si vive molto il calcio. Credo che abbiamo qualcosa in comune perché anche in Portogallo si vive molto il calcio, siamo molto appassionati. Ritrovare qui persone portoghesi che mi possono spiegare com’è il club è davvero una bella fortuna, perché ti permette di integrarti prima ed imparare molto più velocemente”.

Anche qui c’è un derby che accende la capitale, cosa ti aspetti da quelle due partite?
“Un derby è sempre un derby. Lazio e Roma giocano entrambe nello stesso stadio. In Portogallo siamo abituati a dire che giochi per vincerlo e credo che tutti vogliamo vincere, soprattutto in quelle partite perché sono le partite della città e quando rappresentiamo la nostra città dobbiamo sempre vincere”.

Raccontaci della tua cultura.
“Mia mamma è nata a Capo Verde, mio padre a Sao Tomé e Principe ma quando era molto giovane si è spostato a Capo Verde e ha incontrato mia madre. Non ero mai stato a Capo Verde prima dello scorso anno”.

Senti che hai radici che ti legano a Capo Verde?
“Sono portoghese, ma è chiaro che ho una parte importante di me che è africana, perché lo è la mia cultura, il cibo, la musica. Tutto questo l’ho preso dalla mia famiglia ed è chiaro che per me è un orgoglio avere origini africane”.

Sei stato accostato a Seedorf, in quale caratteristica ti rivedi?
“Credo che dal punto di vista fisico possiamo avere qualcosa in comune, la conduzione palla, i passaggi. Seedorf è un giocatore che ho ammirato molto. So che devo ancora migliorare molto e imparare per arrivare al suo livello. Lui è stato un giocatore straordinario per me, l’ho ammirato molto, non l’ho visto tante volte dal vivo perché ero ancora molto molto piccolo, ma è un giocatore che ho amato molto e che ho studiato parecchio su Youtube”.

Hai vinto tanto in carriera, cosa ti hanno insegnato questi trofei?
“Vincere titoli è qualcosa che ogni giocatore ricerca sempre, perché quando finisci la tua carriera e rivedi quello che hai vinto e che sei riuscito a conquistare pensi che sia valsa la pena di fare tutti gli sforzi che hai fatto. Ma credo che indipendentemente dai risultati la cosa più importante sia imparare. Potersi confrontare con culture e paesi diversi, incontrare persone diverse mentre giochi a calcio e vinci dei trofei, ti permette di imparare molto e vedere la vita in un modo diverso perché il calcio passa davvero velocemente e allo stesso tempo quando sei lì che ti alleni e giochi sembra non passare mai, ma realmente la carriera passa in fretta e non puoi essere certo del futuro. E la cosa più bella è vincere e godere al meglio ogni momento perché non si hanno mai certezze sul domani e la cosa più importante è sempre avere brave persone al nostro fianco tra colleghi e allenatori. Alla fine della nostra carriera questo è quello che conterà: le persone che hai conosciuto, gli amici che ti sei fatto, i titoli che hai vinto, insieme a questo ovviamente vincere resta fondamentale”. 

La prima cosa che hai voluto vedere di Roma?
“Lo Stadio Olimpico”.

Il tuo idolo da bambino?
“Ronaldinho”.

Cosa volevi fare da grande?
“Quando ero piccolo? Volevo fare il calciatore”.

Il giocatore che ti piace di più nella Roma?
“Aouar”.

Il primo pensiero quando ti svegli al mattino?
“Oggi c’è allenamento”.

L’obiettivo personale di questa stagione?
“Fare una buona stagione e aiutare la squadra a conquistare titoli, sono i nostri obiettivi”.

La tua migliore qualità?
“Dare tutto”.

Come descriveresti il Renato Sanches che vedremo in questa stagione?
“Ho 26 anni e sono già passato in diverse squadre. È un momento di maturità per me, un momento in cui avere un po’ di stabilità. Non cambiare troppe volte squadra è importante e sono felice di aver giocato in tutte le squadre dove sono stato perché ho fatto davvero molta esperienza. Ho già vinto diversi titoli in Germania, Francia, Portogallo, sono sempre situazioni dove vai ed impari, ma credo di essere arrivato ad un punto della carriera in cui sono più maturo per avere un po’ più di stabilità e per poter far vedere il mio calcio”.

Come esulterai al tuo primo gol con la Roma?
“Aspettiamo il weekend…”.



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